Tra poco più di dieci giorni ci sarà l’inaugurazione della nuova presidenza Usa. Grandi attese in ogni angolo del pianeta per vedere se il messaggio veicolato in campagna elettorale si tradurrà in realtà. La promessa, dietro al motto Make America Great Again, che ha spinto gli americani − sfiniti da aumento prezzi e emorragia di risorse, per sostenere guerre in mezzo mondo − a confidare nella Trumponomics e a scegliere Trump nelle urne, porta anche il risvolto geopolitico di contenere le ambizioni unipolari degli Usa che avevano caratterizzato le precedenti presidenze dem. Presidenze guerresche, a cominciare da quella del Peace Nobel laureate, Obama (premio immeritatamente anticipato) seguita da quella, altrettanto bellicosa, del diversamente lucido e, verosimilmente telecomandato, Biden, che hanno tragicamente svelato al mondo la debolezza dell’alleanza atlantica e l’irrilevanza geopolitica degli alleati del vecchio continente.
Trump ha sempre compreso il rischio dell’ imperial overstretch, ossia del fallimento a cui un impero va, invariabilmente, incontro quando si estende ben oltre le proprie capacità economiche. Trump (/Musk) non intende con questo rinunciare alla leadership americana ma dosare la presenza Usa sui quadranti internazionali, rinunciando a dissanguarsi in conflitti sostenuti per puri motivi ideologici. Fine quindi alle guerre per esportare democrazia e libertà. Il cui esito, purtroppo, ha sempre dimostrato che, attraverso esse, non si potevano conseguire né l’una né l’altra. La presidenza Trump sarà anche un benefico shock per la socialdemocrazia europea, finalmente costretta a un reality check sulla portata delle proprie ambizioni geopolitiche e delle aspirazioni di guida morale in campo sociale ed ambientale. In previsione del nuovo corso trumpiano, leader alleati, Media e mogul, si stanno rapidamente allineando o scomparendo dalla scena pubblica. Soprattutto quei liberal che avevano da tempo perso la vocale finale, come Trudeau, per inseguire un mondo inclusivo, egualitario e, stoltamente green. Il reset button che Obama non era riuscito a premere, questa volta lo spingerà Trump.
Aggiornato il 08 gennaio 2025 alle ore 10:42