La caduta del regime di Bashar al-Assad sta facendo tremare le ormai scarse certezze dell’autoreferenziale regime degli Ayatollah. Il Governo iraniano per ora si limita a affermare che il futuro della Siria non è chiaro. Per risposta, l’attuale ministro degli Esteri di Damasco, abbigliato all’occidentale, Asaad Hassan al-Shaibani, avverte che l’Iran non deve tentare di destabilizzare la Siria e rispettare la volontà del popolo siriano, nonché la sovranità e la sicurezza del Paese. Il confronto tra i governati siriani e iraniani è particolarmente divisivo, in quanto la Siria, ex “tessera” strategica della mezzaluna sciita, guidata dall’Iran, rappresentava, anche se confessione in minoranza, la vicinanza indissolubile tra Damasco e Teheran. Ricordo che oltre il 70 per cento dei musulmani siriani sono sunniti, contro il 13-14 per cento di sciiti, prevalentemente della corrente alawita a cui apparteneva al-Assad.
Tuttavia il ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi, anche con lo scopo di non dare per scontato l’attuale Governo siriano, ha fatto sapere con una comunicazione ufficiale, che è prematuro dare per stabile la situazione attuale in Siria, in quanto molti sviluppi possono prevedersi per il prossimo futuro, e che potrebbero influenzare prospettive attualmente già incerte. In sostanza Araghchi non da un riconoscimento allo stato dei fatti, e questo ha già creato un forte attrito tra i due rappresentanti delle rispettive diplomazie. Così il ministro degli Esteri iraniano, a fine settimana scorsa, ha ribadito la sua opinione sulla “questione” siriana tramite una intervista pubblicata sul suo canale Telegram, affermando di non vedere troppe vittorie in Siria, il tutto infarcito da un sarcasmo spiccato.
Araghchi, dopo la caduta di Bashar al-Assad, si è ritagliato il ruolo di confronto con la diplomazia siriana, esprimendo la volontà di mantenere relazioni bilaterali, pur segnalando che questo dipende soprattutto dalla posizione che il nuovo Governo siriano prenderà nei confronti di Israele. Così come era prevedibile sullo scenario, anche diplomatico, tra i due Paesi emergono i rapporti, più o meno ufficiali, che Damasco potrà tessere con Tel Aviv-Gerusalemme. Comunque la Guida suprema, l’Ayatollah Ali Khamenei, adottando un linguaggio più tagliente, ha disegnato quanto avvenuto in Siria come una mossa strategica ordita dagli Stati Uniti e da Israele, con il supporto della Turchia. Khamenei ha infatti avvertito che in Siria i giovani non sono al sicuro: scuole, università, le loro abitazioni e la loro vita sono a rischio. La Guida suprema ha anche affermato che gli Stati Uniti hanno l’obbiettivo di dominare i Paesi favorendo regimi con cui possono lavorare tra rivolte e caos. Affermazione che denota anche una certa lucidità, ma utilizzata strumentalmente.
Le distanze tra Iran e Siria sono solo divisioni tra sciiti e sunniti o toccano anche la questione degli enormi debiti? Di sicuro l’Iran ha investito decine di miliardi di dollari in Siria, soprattutto durante l’ultimo decennio caratterizzato dalla guerra civile, per mantenere in sella il regime di al-Assad. In questo contesto anche la Russia ha fatto abbondantemente la sua parte. Ma ora che l’Asse della resistenza a guida Teheran ha perso il suo partner più strategico, via di rifornimento di armi per gli sciiti libanesi Hezbollah, sono cambiate drasticamente le prospettive di cooperazione e di recupero dei debiti contratti da Damasco verso Teheran. La Guida suprema ha comunicato che l’Iran stava ripagando quanto il padre di Bashar, Hafez al-Assad, aveva fatto per l’Iran negli anni Ottanta, quando supportò l’Iran nella guerra contro l’Iraq (1980-1988), tagliando uno strategico oleodotto iracheno. Ma l’Iran ha poi supportato la Siria combattendo contro l’Isis che aveva occupato il nord del Paese. Inoltre Teheran ha investito molto per mantenere le sue milizie in Siria, oltre a fornire petrolio greggio al Governo di al-Assad, fino al suo ultimo giorno al potere. Infatti l’esportazione di petrolio è sospesa, e l’ultima petroliera ha fatto retromarcia tornando in Iran il giorno del rovesciamento di al Assad.
In questo clima di “resoconti economici”, alcuni giorni fa Esmail Baghaei, portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, ha affermato alla stampa che la notizia che la Siria deve all’Iran 50 miliardi di dollari è eccessiva, ma sicuramente tutti i debiti contratti da Damasco verso Teheran saranno trasferiti ai nuovi governati del Paese in base al principio della “incorporazione” statale. Ma tra debiti e crediti la situazione è fluida. Intanto il nuovo capo Ahmed al-Sharaa, meglio noto come Abu Mohammed al-Julani, con i suoi “ex jihadisti” sta incontrando chiunque: alti rappresentanti internazionali, tra cui i quelli degli Stati Uniti, dell’Unione europea, della Turchia, dei Paesi arabi, e molte ambasciate sono state riaperte. I vari gruppi ribelli si sono uniti sotto un’unica forza, e il famoso Murhaf Abu Qasra, comandante islamista, è stato nominato ministro della Difesa. Tuttavia, le Sdf, Forze democratiche siriane, a guida curda, sostenute dagli Stati Uniti, e respinte dalle milizie filo turche da alcune aree nordorientali della Siria, non sono rientrate nell’accordo.
Ma le vendette continuano: molti componenti delle forze di al-Assad sono ricercati dal nuovo regime siriano. Ahmed al-Sharaa ha dichiarato che coloro che sono stati artefici di omicidi e torture non saranno risparmiati. Così i fedelissimi di al-Assad che non sono riusciti a scantonare dal Paese vengono catturati ed eliminati, ma il fattore che ritengo più grave è che le persecuzioni si stanno esercitando sul gruppo alawita a cui apparteneva l’ex Presidente.
Insomma, tra reali debiti che l’attuale Governo siriano non pensa lontanamente di saldare all’Iran, sciiti perseguitati, soprattutto se alawiti, “Asse della resistenza” spezzato, “mezzaluna sciita”, tramontata, quello che appare è che il Governo degli Ayatollah naviga in acque agitate come non mai, e molte azioni sembrano più vocate a confondere le difficoltà, che dettate da operazioni strategiche di politica internazionale.
Aggiornato il 07 gennaio 2025 alle ore 17:43