La festa di Capodanno a New Orleans si è trasformata in una tragedia di proporzioni immani. Shamsud-Din Jabbar, 42 anni, ex militare americano e dipendente della Deloitte, ha scatenato il terrore nel cuore pulsante del quartiere francese, lanciandosi con un pick-up contro una folla in festa prima di scendere dal veicolo e sparare all’impazzata. Il bilancio è drammatico: 15 morti e oltre 30 feriti, alcuni in gravi condizioni.
Erano le 3.15 del mattino quando Jabbar ha compiuto il suo attacco nel Vieux Carré, una zona storica famosa per la sua vivacità e il suo fascino coloniale. La scena descritta dalle autorità è agghiacciante. “Era determinato a seminare morte e distruzione,” ha spiegato Anne Kirkpatrick, capo della polizia di New Orleans. Jabbar, definito senza mezzi termini un “terrorista”, è stato abbattuto dopo un conflitto a fuoco con gli agenti, che ha lasciato feriti anche due poliziotti. Un passato da militare, un periodo di servizio in Afghanistan e una carriera apparentemente stabile non lasciano presagire una deriva di questo tipo. Eppure, gli anni successivi al suo congedo dall’esercito sembrano aver segnato il punto di svolta.
Il fratello, Abdur Jabbar, lo ha descritto come “un tesoro” da giovane, ma ha ammesso che la sua conversione all’Islam si era trasformata in una radicalizzazione evidente. Un amico d’infanzia, che lo aveva rivisto nel 2017, lo ricordava come “ossessionato” da una visione estrema della fede. L’Fbi ha rivelato che nel pick-up usato per l’attacco sono stati trovati una bandiera dell’Isis e due ordigni artigianali, pronti a esplodere. Jabbar aveva anche pubblicato video sui social in cui giurava fedeltà al gruppo terroristico, lasciando intendere la sua intenzione di colpire. New Orleans è famosa per la sua anima vibrante e la sua musica jazz, per le strade affollate di turisti e residenti. Il quartiere francese, in particolare, è un luogo che non dorme mai, e a Capodanno si trasforma in un caleidoscopio di luci e suoni. Colpire lì non è stato casuale: è stato un attacco al cuore simbolico della città. Tra le vittime, ci sono persone di diverse nazionalità, inclusi turisti venuti a celebrare l’anno nuovo. Per la comunità locale, il dolore è immenso.
Il Bureau sta seguendo anche un’altra pista inquietante: poche ore prima, un Cybertruck Tesla è esploso nei pressi di un hotel Trump a Las Vegas, causando un morto e dieci feriti. Entrambi i veicoli coinvolti negli attacchi – il pick-up di Jabbar e il Cybertruck – erano stati noleggiati tramite la stessa app di ride-sharing, Turo. “Stiamo collaborando pienamente con le autorità”, ha dichiarato un portavoce dell’applicazione, sottolineando che nessuno dei due clienti risultava avere precedenti penali. Le autorità non escludono una connessione tra i due eventi, ma al momento non ci sono prove definitive.
Il presidente Joe Biden ha parlato di “atto spregevole”, ribadendo che il Paese non si piegherà al terrorismo. “Non permetteremo che la paura definisca chi siamo come Nazione”, ha detto in un discorso dalla Casa Bianca. Dall’altro lato, Donald Trump, presidente eletto, ha scelto toni ben diversi, usando l’attacco per rilanciare i suoi piani per lo stop all’immigrazione clandestina. “Questi criminali sono peggiori dei nostri”, ha scritto sul suo social Truth. Le autorità continuano a lavorare senza sosta per capire se Jabbar avesse complici e per prevenire ulteriori attacchi. La città, intanto, cerca di rialzarsi, ma la ferita lasciata da questa notte di terrore sarà difficile da rimarginare.
Aggiornato il 03 gennaio 2025 alle ore 09:41