Un boato ha rotto il silenzio a Mosca. In un quartiere residenziale, nel sud-est della capitale russa, una bomba ha tolto la vita a due alti ufficiali russi. Le vittime sono Igor Kirillov, comandante delle Forze di difesa radionucleare, chimica e biologica, e il suo vice. Si è capito subito che non si è trattato di un incidente, e quindi il Comitato investigativo russo ha presto avviato un’indagine penale, mandato sul posto esperti per chiarire una dinamica che, al momento, ha più domande che risposte. Secondo i primi rilievi, l’esplosivo – nascosto dentro un monopattino elettrico – aveva una potenza pari a 300 grammi di tritolo. Le immagini circolate sui media russi mostrano l’ingresso dell’edificio devastato con i vetri in frantumi. La madre Russia è stata colpita al fianco sanguinante. A rivendicare l’attacco è stato il servizio di sicurezza ucraino (Sbu), che non ha lasciato spazio a interpretazioni: “L’eliminazione di Kirillov è parte di un’operazione speciale contro i vertici militari russi.” Una mossa che colpisce direttamente al cuore del potere militare del Cremlino e che pone ancora una volta l’intelligence di Kiev sotto i riflettori.
Kirillov, classe 1970, era un veterano rispettato negli ambienti militari russi. Nato a Kostroma e con un curriculum costruito tra la Germania sovietica e i vertici del distretto militare di Mosca, dal 2017 guidava le truppe Nbc, uno dei settori più delicati e strategici delle forze armate russe. Lo scorso ottobre era finito nel mirino delle sanzioni britanniche per il presunto uso di armi chimiche in Ucraina. L’attentato non è solo un evento drammatico per la popolazione (e il regime), ma anche un duro colpo all’immagine di Mosca come città inviolabile. Mai, dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina nel 2022, un ufficiale di grado così alto era stato ucciso nella capitale. E il tempismo non sembra casuale. Appena ieri Vladimir Putin aveva elogiato i progressi delle truppe russe in Ucraina, definendo il 2024 “un anno cruciale” per la strategia di Mosca. Ma mentre il Cremlino guarda ai successi sul campo, l’eco di questi attacchi mirati riporta alla mente una realtà ben diversa: l’Ucraina non si sta limitando a difendere i suoi territori, ma riesce a penetrare fin nel cuore della Russia.
L’esplosione che ha ucciso Kirillov è una doccia fredda per le forze armate del Cremlino, costrette a fronteggiare un nemico che colpisce dove fa più male. Un’ombra che la Russia non è riuscita a contrastare.
Aggiornato il 17 dicembre 2024 alle ore 14:37