Siria-Iran: la “mezzaluna sciita” calante

L’epoca degli alawiti in Siria è, per ora, terminata. Bashar al-Assad, ultimo rappresentante alawita (in Siria gli alawiti sono circa il 12 per cento), ha strenuamente sostenuto il Paese sia nel quadro della “mezzaluna sciita” – Iran, Siria, Yemen (Houthi), Hezbollah (Libano) – che “nell’Asse della resistenza”, ovvero Iran, Siria, milizie sciite irachene e iraniane, Hamas (sunniti), Houthi ed Hezbollah. Con il passaggio del Paese da Stato ufficialmente sciita, ad articolato mondo sunnita, jihadista e con elementi salafiti, l’Iran si ritrova ora più isolato che mai sulla scena regionale e internazionale. Una congiuntura che si colloca in un contesto storico significativo che suggella probabilmente un cambiamento dei disequilibri del Medio Oriente.

Il 7 ottobre 2023, data dell’aggressione di Hamas a Israele, e le reazioni che sono seguite, hanno indebolito l’architettura dell’Asse della resistenza, costruita negli ultimi due decenni. Il programma dell’organizzazione prevedeva l’accerchiamento di Israele tramite gruppi armati riuniti sotto il coordinamento di Teheran. Oltre ad Hamas a Gaza, anche Iraq, Libano, Yemen e Siria, avrebbero dovuto “accerchiare” lo Stato israeliano con una forma di guerra di logoramento regionale. Ma il 7 ottobre questa pianificazione è saltata. Infatti Tel Aviv, oltre che devastare i cinici miliziani di Gaza, ha avviato un regolamento di conti contro l’intero “Asse” al fine di riparametrare anche la geografia regionale. Gli sciiti di Hezbollah costituivano l’arsenale missilistico dell’Iran nell’area, e rappresentavano anche politicamente la forza deterrente di Teheran nei confronti di Israele. E il sostegno ad Hamas, ritengo, che sia stato un grosso errore strategico. Infatti la reazione di Israele ha ridotto in cenere l’arsenale del Partito di Dio, e ora l’esercito di Tel Aviv ha completato l’opera distruggendo sia le sue scorte di armamenti che le strutture di Hezbollah in Siria. Quindi se Hezbollah costituiva il fulcro del sistema strategico di Teheran, la Siria era la base logistica fondamentale e rappresentava il corridoio verso il Libano, quindi verso Israele.

L’esercito israeliano in questi giorni ha annichilito sia l’arsenale militare siriano, che distrutto il canale dei rifornimenti di armi che Teheran, tramite la Sira, inviava ad Hezbollah. Inoltre il gruppo che attualmente si professa, paradossalmente, “moderatamente jihadista”, che ora pare governi una parte della Siria, probabilmente Damasco, è in realtà privo o quasi di una forza militare propria, in quanto oltre non avere un esercito regolare ed organizzato, non ha nemmeno quel minimo di armamenti, distrutti in questi giorni da Israele, per poter essere identificato come Forza Armata, ma al massimo come guerriglieri. Che la Mezza luna sciita stia vertiginosamente calando, lo dimostrano anche gli Houthi yemeniti che sembra stiano operando per staccarsi dal controllo di Teheran, allo stesso tempo anche le milizie sciite irachene pare stiano imboccando la stessa strada che li allontana dal governo degli Ayatollah.

In realtà il grande perdente dell’era post 7 ottobre è Ali Khamenei, guida suprema iraniana, che oltre al fallimento di una politica interna, ora vede tramontare l’unico sistema che teneva in vita l’obiettivo politico che era quello di estirpare dal Medio Oriente lo Stato ebraico. L’atteggiamento degli ayatollah è infatti paralizzato sugli eventi, e se ci sono delle deboli reazioni sono solo con atteggiamenti difensivi. L’ultimo esempio due giorni prima della fuga di Bashar al-Assad, 8 dicembre, quando il consigliere della guida suprema, Ali Larijani, per dimostrare il controllo della situazione, ha incontrato al-Assad a Damasco al fine di coordinare i mezzi per un ritorno alla stabilità del Paese. Due giorni dopo è crollato il sistema siriano di Assad, e alcune ore prima dell’arrivo dei jihadisti nella capitale siriana, le forze della Guardia rivoluzionaria iraniana si sono ritirate sbrigativamente da tutte le aree dove erano presenti, compresa Damasco. 

Ricordo che a metà 1982 le guardie rivoluzionarie iraniane ed i servizi segreti militari siriani strutturarono, segretamente, la creazione in Libano del Partito di Dio, Hezbollah. Operazione fatta anche per compensare il vuoto politico lasciato dall’Organizzazione per la liberazione della Palestina, Olp, cacciata dal Libano dopo l’invasione israeliana. I due regimi quello dell’Ayatollah Khomeini, a Teheran e quello di Hafiz al-Assad, a Damasco, si legarono in una alleanza strategica sotto la confessione comune sciita, contro l’Iraq di Saddam Hussein, sunnita, che dal 1980 aveva aperto una guerra, che durerà 8 anni, contro l’Iran post Scià. Ma Hafiz al-Assad era anche profondamente ostile verso il presidente iracheno, ufficialmente perché entrambi sostenevano la paternità ideologica del partito Baath, una forma di “socialismo arabo” che comunque rappresentava una laicità ed una tendenza alla parità dei diritti tra sessi.

Ma in pratica il regime alawita di al-Assad, si coprì della protezione dell’Iran anche per affrontare le proteste popolari esplose ad Hama, Siria centrale, a marzo del 1982, e represse in modo violento che causarono decine di migliaia di vittime. Quindi la creazione di Hezbollah, un partito libanese dotato, fino a poco tempo fa, di un esercito più organizzato e più forte di quello del Libano, ha permesso agli Assad di poter contare su questa milizia filo-iraniana, per ostentare potere e sicurezza nella regione e per poter avere ascendente in Libano.

Ma come spesso accade un tale sodalizio, così vantaggioso per 40 anni per entrambe le parti, si è girato contro di loro in modo spettacolare, come una zavorra che per ora ha affondato il Governo Assad, ma non è scontato che possa trascinare negli abissi anche quello degli Ayatollah, come anche gli Hezbollah. Riducendo la mezzaluna sciita a un semplice lumicino, per il piacere anche del mondo sunnita.

Aggiornato il 16 dicembre 2024 alle ore 17:19