Il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, ha portato la questione del velo all’attenzione del Supremo consiglio per la sicurezza nazionale, di fatto bloccando con il proprio veto la legge che prevedeva l’inasprimento delle sanzioni per le donne che non rispettano il rigido codice di abbigliamento nella Repubblica Islamica. Ieri il sito Iran International ha riferito del rinvio ufficiale.
Secondo quanto riporta il giornale Hamashahri, Ali Rabiei, un consigliere del presidente, ha motivato questa decisione parlando delle conseguenze che la normativa potrebbe avere sulla società. Il presidente Pezeshkian vorrebbe attuare delle “limature” alla normativa, per questo il governo sottoporrà un testo con tutti gli emendamenti del caso da sottoporre al Parlamento.
Nelle stesse ore, è stata rilasciata la cantante iraniana Parastoo Ahmadi, arrestata sabato scorso a seguito di una esibizione in video con il suo trio musicale dove appariva senza hijab, con un lungo abito nero scollato. Il suo è stato l’ennesimo gesto di protesta contro il regime, ma anche un atto di amore nei confronti del suo Paese nonché un’azione eroica per tutti coloro che si battono per i diritti umani. E proprio di questo eroismo hanno evidente paura gli autocrati iraniani: sono infatti più di due anni, dalla morte di Mahsa Amini, che il popolo iraniano protesta e manifesta anche a costo della vita. E a nulla sono valse le azioni sempre più repressive del governo: le persone continuano a combattere e a morire per un qualcosa che forse noi, occidentali fortunati, diamo un po’ troppo per scontato. Il diritto di ogni essere umano a vivere con dignità. Perché sopravvivere non basta. A nessuno. E gli iraniani stanno ampiamente dimostrando di voler vivere. E le proteste non si fermeranno fino a che non avranno raggiunto questo nobile scopo.
Sarà forse questo che il consigliere Rabiei intendeva quando ha parlato di conseguenze sulla società?
Aggiornato il 16 dicembre 2024 alle ore 16:48