In Albania, il premier Edi Rama ha annunciato, lo scorso settembre, di garantire all’ordine musulmano Bektashi, che ha il suo principale centro a Tirana, uno Stato sovrano. Non credo di aver visto questa notizia in giro. Eppure, potrebbe essere fondamentale per il futuro del pianeta. Uno Stato sovrano sufi può portare l’intero Islam a dover tenere conto dei valori di tolleranza, misericordia e rispetto per la vita umana che darebbero un impulso significativo verso il riconoscimento delle libertà individuali per tutta la comunità umana musulmana.
La decisione ha certamente un risvolto politico interno e limitato, considerato che lì un decimo della popolazione albanese segue i precetti e i consigli dell’ordine Bektashi. Eppure, la decisione ha un carattere universale. È di fatto il primo atto politico di aperto sostegno istituzionale ad un ordine sufi che potrebbe trovarsi in una situazione simile a quella del Vaticano. Certo, nell’Islam non esiste un clero come nella religione cattolica, né gli imam sono perfettamente sovrapponibili per ruolo ai pastori protestanti, ma l’esistenza di uno Stato indipendente sufi potrebbe essere un faro per i credenti musulmani di tutto il pianeta.
I sufi sono una minoranza nel mondo musulmano. Però hanno un’autorità morale molto importante su tutte le diverse articolazioni islamiche, a cominciare dalla grande bipartizione sunnita e sciita. La loro predicazione si basa sui principi di tolleranza e coesistenza pacifica. Fanno anche della frugalità una delle loro caratteristiche. Ovviamente, a causa dei princìpi che sostengono e la vita che raccomandano, hanno subito anche attacchi forsennati dalle altre versioni di altre ‘fedi’ musulmane, specie quelle più combattive e violente.
Per lunghi periodi, in varie regioni del pianeta, alcuni ordini sufi sono stati costretti a un ‘ritiro’ dal mondo. In qualche caso gruppi anche consistenti sono diventati vere e proprie sette segrete, avvicinabili alla nostra massoneria, per sopravvivere. Anche in Turchia, culla del pensiero e delle pratiche sufi. Eppure, nonostante le contrarietà, l’autorevolezza del pensiero sufi resta enorme. L’iniziativa di Edi Rama potrebbe avere quindi un grande valore strategico.
La filosofia sufi partecipa in modo pervasivo nell’Islam. Influenza tanto gli sciiti che i sunniti, in modo profondo. La loro tendenza mistica, ascetica è incompatibile con il potere esercitato da califfi, senza tradizione, o, peggio, dagli ayatollah. Questi sono solo la versione contemporanea dei dispotismi asiatici tradizionali, più interessati a gestire il potere del terrore che ad allevare anime libere. Il loro scopo è la rapina, non la fede. Un esempio? Nella prospettiva musulmana, l’imitazione del credente deve essere ispirata ai migliori esempi umani. Tra questi, uno dei principali, forse il più importante, è quell’Issa, figlio di Mariam che noi ben conosciamo come Gesù. O quell’Abramo, padre di Isacco, capace di sacrificare il proprio figlio alla divinità. È nell’insegnamento che la divinità offre a Ibrahim che si pone la fine del sacrificio umano come rituale religioso, per sostituirlo con quello del montone (festa del Id al Adha). E infatti le esecuzioni dei cosiddetti estremisti islamici sono basate sul principio che chi rifiuta l’insegnamento offerto dai vari talebani o ayatollah non è umano e pertanto può e deve essere ucciso. Versione assurda che sostituisce la volontà degli uomini a quella del loro dio.
Torniamo a Edi Rama. Cosa può implicare la "donazione" di una sovranità statuale a un ordine sufi? Innanzi tutto, a far conoscere l’Islam non nella sua componente violenta ma nella sua versione esoterica e conciliante. L’aspetto democratico cooperativo e universale della umma, l’assemblea dei credenti musulmani che somiglia tanto alla nostra ecclesia. La mancanza di certezze nel mondo sufi, e pertanto la tolleranza religiosa, perché solo Allah o Dio è. Poiché solo la divinità è, l’uomo non può arrogarsi il diritto di cessare una vita voluta dal Padre di tutte le cose. Il formalismo religioso che è alla base del terrorismo di certe correnti dittatoriali dell’Islam, le condanne a morte con procedure sbrigative e l’uso di ‘giudici’ dipendenti dai capi politici, sono i nemici di questa visione esoterica e mistica insieme.
In soldoni: il premier Rama potrebbe realizzare la prima azione concreta per combattere il fondamentalismo islamico. Proprio perché nel mondo islamico non esistono interpretazioni definitive. La tradizione religiosa islamica e la stessa rivelazione maomettana non si basano nemmeno sugli atti del Profeta. Lui stesso ammette di essere un peccatore, come tutti gli uomini, perché toccato dal "dito di Satana". E lo stesso Maometto afferma che il cuore del messaggio che Dio gli affida è il ritorno a Gesù, figlio di Maria, per ribadire i principi della religione del Padre di tutti. In sostanza, il ritorno alla Misericordia.
Uno stato affidato ad un ordine Sufi può immaginare di riportare l’Islam fuori dalle secche della violenza medioevale? Non possiamo saperlo. Ma se parliamo di valori universali quali tolleranza, democrazia, istituzioni tripartite che rappresentano il volere delle donne e degli uomini di oggi, in tutto il mondo, vale la pena provare. Il fatto che l’iniziativa arrivi da un piccolo Paese con grandi ambizioni spiega che non serve essere superpotenze per guidare il mondo. Piccoli trascurabili atti pacifici ottengono risultati migliori e più efficaci della volontà distruttrice di ospedali e centrali elettriche o dazi che provocano danni a tutti, soprattutto a chi li innalza. Con le dovute differenze, sia chiaro. La distruzione è criminale, il dazio è solo cretino. Ecco perché per l’economia di queste righe la piccola Albania guida di gran lunga la graduatoria dei grandi del mondo, gli Usa si attestano dietro di qualche posizione, soprattutto a seguito delle attuali incertezze. Nella feccia del mondo possiamo mettere la Russia di Vladimir Putin che gioisce per la distruzione sistematica di ospedali, scuole, centrali elettriche, civili inermi. Oppure, sempre in questo fango putrescente, possiamo mettere i capi delle pseudoteocrazie che giustificano torture, uccisioni e persino le violenze sessuali a bambine di appena otto anni, come spiegò a chiare lettere l’attuale capo iraniano.
Contro questo schifo, viva la piccola ma lungimirante Albania. Su questo tema, sul tetto dei grandi del mondo.
Aggiornato il 13 dicembre 2024 alle ore 12:32