La nazione può aspettare fino al 20 gennaio? Joe Biden ha altri 42 giorni per ricoprire la carica di presidente degli Stati Uniti. Ma chiunque abbia seguito gli eventi a Parigi nel fine settimana scorso avrà pensato che il presidente eletto Donald Trump ha già assunto l’incarico. Il presidente eletto si è recato in Francia per celebrare la riapertura della Cattedrale di Notre-Dame, ma la visita si è trasformata in un incontro diplomatico di alto livello tra leader europei (il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, tra gli altri) e il prossimo presidente degli Stati Uniti. Con la guerra in Ucraina in una fase critica, per non parlare del Medio Oriente che continua il suo crollo, l’evento ha assunto un’enorme importanza, con Trump nelle vesti di leader de facto del mondo libero e Biden, il presidente effettivo per le successive sei settimane, a casa, a riposarsi.
Trump sta rapidamente assemblando la sua squadra di governo. Dopo diverse settimane di lavoro per lo più silenzioso, negli ultimi giorni ha parlato più pubblicamente di cosa farà quando s’insedierà il 20 gennaio. I responsabili politici a Washington e nel mondo si stanno preparando per quel momento. Biden sembra sempre più irrilevante. “Biden è di fatto sparito dai radar”, riporta Politico. “All’interno del Partito Democratico, a Capitol Hill, e persino in seno alla sua stessa amministrazione, sembra che abbia lasciato lo Studio Ovale settimane fa”.
Ma Joe Biden è pur sempre il presidente degli Stati Uniti, e Trump non si è ancora insediato. Se dovesse presentarsi un’emergenza o una crisi, Biden, anche nelle sue condizioni di debolezza, dovrà affrontarla. In questo momento, sembra che gran parte dell’amministrazione Biden stia dedicando una considerevole quantità di tempo a cercare di rendere le proprie politiche “a prova di Trump”, ossia a legare le mani al presidente eletto rendendogli difficile cambiare le cose. Non è un lavoro particolarmente produttivo.
Certo, la maggior parte dei Repubblicani e molti indipendenti, e perfino alcuni Democratici, preferirebbero che la cerimonia d’insediamento avvenisse prima del 20 gennaio. Ma la data di insediamento è sancita dalla Costituzione, nel 20° emendamento. Tale emendamento fu ratificato nel 1933 per sostituire la precedente data dell’Inauguration Day del 4 marzo, che era stata la data fissata pressoché dalla fondazione della nazione, ma lasciava un lungo periodo di transizione tra l’elezione presidenziale della prima settimana di novembre e l’insediamento nella prima settimana di marzo. Nel 1932, durante la crisi della Grande Depressione, il Congresso propose l’emendamento per il cambio di data. All’inizio del 1933 venne ratificato da un numero sufficiente di Stati per diventare parte della Costituzione ed entrare in vigore dopo le elezioni presidenziali del 1936.
Quindi, il 20 gennaio è l’Inauguration Day e tale data non può essere cambiata senza modificare la Costituzione. Tale soluzione ha funzionato relativamente bene per 90 anni, anche se in questo particolare momento non sembra essere così eccellente. Il Congresso dovrebbe accarezzare l’idea di cambiare la data della cerimonia che sancisce l’inizio ufficiale del mandato del nuovo Presidente degli Stati Uniti?
Tale questione è stata sollevata più volte nelle ultime presidenze. Nelle elezioni del 2008, l’economia era in grave difficoltà e un esausto presidente George W. Bush stava arrancando verso la fine del suo secondo mandato. Ci sono stati Democratici che biasimavano il lasso di tempo necessario per l’insediamento del neoeletto Presidente Barack Obama. Dopo le elezioni del 2020, alcuni volevano che Trump lasciasse la Casa Bianca il prima possibile. D’altra parte, hanno assunto la carica presidenti che ovviamente avrebbero avuto bisogno di più tempo per chiarirsi le idee ed essere pronti, come dopo il lungo riconteggio dei voti in Florida, nelle elezioni presidenziali del 2000.
Ora, ci troviamo in una situazione ovviamente insolita che, con un po’ di fortuna, difficilmente si ripeterà presto. Innanzitutto, Biden, a 82 anni, non è più mentalmente e fisicamente in grado di fare il presidente a tempo pieno. In secondo luogo, Trump è già stato presidente e sta conducendo una transizione molto più agevole rispetto alla prima volta, nel 2016-2017. In altre parole, Biden è pronto ad andarsene e Trump è pronto a sostituirlo. Le circostanze sono favorevoli a una transizione più breve. Ma non sarà sempre così. Senza una grave crisi, come quella del 1932-1933, sembra improbabile che ci sia abbastanza volontà politica per apportare un cambiamento. E il 20 gennaio ci sarà.
(*) Tratto da Washington Examiner
(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada
Aggiornato il 11 dicembre 2024 alle ore 10:13