Lo Stato di grazia e la res nova in sei punti

1) In Siria vi sono già 500 morti, 90 dei quali sono dei civili. Aspetto che i giornali benpensanti inizino la conta dei morti genocidati dalle truppe turco-jihad-sunnite in funzione anticurda e anti alawita.

2) Joe Biden ha concesso la grazia al figlio. Non dico altro, se non una cosa banale quanto evidente che farà incaxxare i malpensanti: “Se lo avesse fatto Donald Trump, gli Usa, la Spagna, il Vaticano e l’Italia sarebbero già precipitati in una guerra (in)civile”.

3) Il problema di Stellantis non è l’ex Ceo Carlos Tavarez. Nel mondo ci sono sempre quelli che “Barabba libero e Cristo sulla croce!”. Per non parlare di quelli che “il pesce puzza sempre dal capo”, mentre invece quella che puzza per prima è – semmai – la coda, ovvero il codazzo pazzo di politica, sindacati, incultura politico-sindacale, incapacità oggettiva dei dirigenti e così via, con un mix per niente facile da districare.

4) In Francia l’estremista di sinistra Jean Luc Mélenchon e i lepenisti voteranno insieme contro il governo di Michel Barnier, escogitato dal presidente Emmanuel Macron in stile Escher o ponte di Messina, dopo Elezioni politiche quantistiche e paradossali. La palla tornerà a elettori che ormai sono indecisi a tutto e fuori di cocuzza quasi ovunque, come i loro capi del villaggio.

5) La res nova degli anni Venti non è Elon Musk e non sono le bici elettriche, e nemmeno il cinquestellismo che si diffonde ovunque mentre già declina in Italia. La res nova dei ruggenti Venti è il matrimonio tra destre e sinistre estreme in tutto il mondo. Cominciò tutto con Lenin e Iosif Stalin, poi proseguì con Adolf Hitler e Benito Mussolini e col patto Hitler-Stalin, poi toccò al colonnello dei parà del Venezuela Hugo Chávez, e più tardi fu il turno di Vladimir Putin prima e del Governo Giuseppe Conte-Matteo Salvini dopo. Infine è toccato ai globo-cortei dei giovani Wasp euroamericani del “viva Hamas e gloria eterna a Hezbollah!”, dove l’odio anti Usa e Israele e gli amori proPal si sono saldati, a sinistra come a destra.

Adesso toccherà ai gemelli diversi Mélenchon e Le Pen, prima di vedere all’opera il forse ambidestro Trump, non a caso da anni tollerato se non amato dall’estrema sinistra e dall’estrema destra. Noi che stiamo alla finestra, pallidi ma decisi, ripeteremo il nostro mantra: “L’albero si giudica dai frutti”.

6) Se tu chiami la “guerra” “pace”, non per questo le armi cesseranno di sparare. Il segretario generale della Nato Mark Rutte pone l’accento sulla necessità di riarmare l’Europa ai confini dell’Oriente putinifero. Rutte in sintesi cita il detto latino “si vis pacem, para bellum”, che probabilmente è più efficace delle litanie vaticano-ispaniche, che producono eclatanti catastrofi come si quieres guerra, habla de paz. Eppure nella Bibbia appare chiarissimo che l’uomo ha per destino la guerra perpetua, e che solo in un regno di Dio – dove tutti avranno fatto un tuffo nel Giordano della sapienza, della giustizia e della coscienza – ci potrà essere la “pace perpetua” di cui scrisse ingenuamente Immanuel Kant in un saggio del 1795, smentito in un battito di ciglio dalle guerre napoleoniche prima, dal 1848 poi, e così via combattendo. Rutte ha fatto anche un’altra citazione, ribadendo che l’idea meloniana del Piano Mattei è munita di senso.

Il punto è che, dopo le malefatte ambidestre dei presidenti francesi François Mitterrand, Jacques Chirac e Nicolas Sarkozy nell’Africa nordoccidentale, l’odio per la Francia è cresciuto portando i flebili governi africani, posti di fronte alla sfida jihadista, nelle braccia dell’hard power di Russia e Cina (lo stesso sta succedendo nell’America del Sud). Mark Rutte ha ribadito: “Non possiamo permetterci una situazione in cui – e qui cito il primo ministro italiano – i cinesi e i russi siano attivi in Africa e altre regioni, mentre l’Occidente rimane inattivo”.

Aggiornato il 04 dicembre 2024 alle ore 10:31