I siriani stanno scappando. L’improvvisa escalation del conflitto nel nord-ovest della Siria tra i ribelli jihadisti e l’esercito di Bashar al-Assad ha causato la fuga di quasi 50mila civili in una manciata di giorni. Questi sono i numeri pubblicati ieri dall’ufficio delle Nazioni unite per gli affari umanitari (Ocha), che hanno evidenziato come la situazione sia in rapida evoluzione. “Al 30 novembre, più di 48.500 persone erano sfollate, un forte aumento rispetto alle 14mila registrate il 28 novembre”, ha specificato l’Ente, il cui responsabile, Tom Fletcher, ha espresso sul suo profilo X preoccupazione per la situazione di “decine di migliaia di persone” in procinto di fuggire. “I siriani hanno sopportato il conflitto per quasi 14 anni. Meritano un orizzonte politico che garantisca un futuro di pace, non altri spargimenti di sangue”, ha aggiunto il portavoce di António Guterres, Stephane Dujarric.
Secondo le ultime cronache di guerra, i ribelli sarebbero alle porte della città di Hama, nel centro della Siria, in un tentativo di conquista. Per l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, le battaglie in corso da ieri alle periferie nord, nord-est e nord-ovest della città stanno mostrando una risolutezza da parte delle milizie anti-governative nell’entrare nel centro abitato. Nel mentre, le difese dell’esercito di Assad starebbero gradualmente collassando, insieme agli aiuti russi. Secondo le fonti sul terreno, l’avanzata su Hama prosegue con scontri intensi sulla collina Zein al Abidin, nella parte nord della città. Nelle ultime ore è caduta in mano agli insorti la caserma della 25ª divisione cingolati dell’esercito regolare siriano, alla periferia nord di Hama.
SCAMBIO DI ACCUSE AL PALAZZO DI VETRO
In un botta e risposta all’ombra del palazzo di vetro, gli Stati Uniti hanno ribadito per l’ennesima volta che non hanno nulla a che fare con l’avanzata dei jihadisti anti-governativi. “Il continuo rifiuto del regime di Assad di impegnarsi nel processo politico e la sua dipendenza da Russia e Iran hanno creato le condizioni che si stanno verificando ora in Siria, tra cui il crollo delle linee del regime nella parte nord-occidentale del Paese”, ha esordito il vice ambasciatore americano alle Nazioni unite, Robert Wood. “Allo stesso tempo, la recente offensiva dei ribelli, con cui gli Stati Uniti non hanno avuto nulla a che fare, è guidata dal gruppo Hayat tahrir al-Sham (Hds), un’organizzazione terroristica designata da Usa e Onu”, ha aggiunto l’attuale presidente dell’Organizzazione, che ha concluso: “Ovviamente abbiamo delle preoccupazioni su questo gruppo. Continueremo a difendere e proteggere completamente il nostro personale e le posizioni militari statunitensi, che rimangono essenziali”, ha chiosato Wood. La precisazione di Washington è avvenuta dopo uno scambio di accuse tra Usa e Russia sulla situazione siriana, dove entrambi i Paesi si sono accusati vicendevolmente di sostenere i terroristi dello Stato islamico.
E Mosca ne ha approfittato per accusare Kiev di appoggiare i terroristi. Vasilij Nebenzja, l’ambasciatore della Russia all’Onu, ha accusato l’Ucraina di sostenere militarmente i combattenti del gruppo islamico Hayat tahrir al-Sham, gli stessi che hanno causato l’escalation nel conflitto siriano. “Vogliamo attirare l’attenzione in particolare sulle tracce identificabili che riconducono alla principale direzione dell’intelligence ucraina nell’organizzazione delle ostilità e nella fornitura di armi ai combattenti nel nord-ovest della Siria”, ha detto Nebenzia al Consiglio di sicurezza. Quelli che marciano verso Assad sono contro Russia e Iran, ma non per questo vanno ascritti tra i “buoni”.
Aggiornato il 04 dicembre 2024 alle ore 14:44