Presidenziali in Romania, sbaragliati i sondaggi

Un esito imprevisto. Il primo turno delle Elezioni presidenziali in Romania ha mandato in frantumi ogni previsione, smentendo sondaggi e analisi della vigilia. lin Georgescu, il candidato indipendente che strizza l’occhio agli agricoltori, ha conquistato il primo posto con il 22,95 per cento dei voti. Una vera sorpresa, per non dire uno schiaffo ai pronostici, che lo davano come figura marginale nella corsa al ballottaggio. Ma non è tutto: il premier socialdemocratico Marcel Ciolacu, considerato il grande favorito e accreditato di un tranquillo passaggio al secondo turno, è stato superato per una manciata di voti da Elena Lasconi, leader del centrodestra moderato di Unione salvate la Romania (Usr). La politica classe 1972, ex giornalista e sindaco di Câmpulung, ha ottenuto il 19,17 per cento, staccando di pochissimo Ciolacu, fermo al 19,15 per cento.

Fino a poche ore dal voto, i sondaggi dipingevano uno scenario completamente diverso. Il leader dei progressisti era dato al 25 per cento e si prevedeva un confronto diretto con George Simion, l’esponente dell’Alleanza per l’unione dei romeni (Aur) – prima ancora era un populista anti-sistema – la quarta forza politica del Paese. Invece, Simion ha chiuso quarto con il 13,8 per cento, lontano dai fasti immaginati. I numeri finali hanno mostrato come l’elettorato abbia deciso di ignorare gli schemi tradizionali, premiando figure nuove e polarizzanti come Georgescu. Sconosciuto ai più fino a qualche mese fa, l’esperto di scienze agricole si è presentato come l’anti-sistema per eccellenza. Con posizioni nette, talvolta filo-russe (è una figura apprezzata dalle parti del Cremlino) ha saputo catalizzare il malcontento di ampie fasce della popolazione. Il suo trionfo è stato reso possibile soprattutto dal voto dei romeni allestero, che hanno spostato gli equilibri in suo favore.

La sfida dell’8 dicembre si preannuncia tutta da decifrare. Georgescu, forte dell’appoggio di un elettorato conservatore e deluso, punta a consolidare il sostegno della destra di Aur e dei settori tradizionalisti come quello degli allevatori e degli agricoltori. Lasconi, invece, rappresenta una possibile alternativa moderata, capace di raccogliere i voti centristi e progressisti. Il grande sconfitto, almeno per ora, è Ciolacu. Nonostante le previsioni, il premier dovrà fare i conti con una sonora sconfitta politica. Ora, è probabile che il fronte europeista e socialdemocratico si sgretoli ulteriormente, lasciando campo libero a un’alleanza tra le forze conservatrici e quelle per le politiche agricole.

Un risultato che nessuno avrebbe potuto prevedere. Questo è il fil rouge delle aperture dei principali quotidiani romeni, riassumendo il clima di sorpresa e smarrimento – tra le fila della sinistra – che pervade il Paese. A una settimana dalle Elezioni parlamentari del 1° dicembre, la Romania si trova a fare i conti con un panorama politico inedito e con un futuro più incerto che mai. Il ballottaggio non sarà solo uno scontro tra due candidati, ma il banco di prova per capire in che direzione vuole andare Bucarest, stretta tra la guerra tra Russia e Ucraina, l’adesione al progetto europeo e lo scontento dei cittadini.

Aggiornato il 25 novembre 2024 alle ore 17:21