Atomi e vecchi merletti. Buongiorno, Hiroshima!

Le vecchiette gentili dei veleni imbastiscono vecchi merletti, mentre i giovani pazzi giocano con gli atomi, giustamente immemori dei corpi vetrificati di Hiroshima, in cui gli esseri viventi si tramutarono in ombre. Sembra un romanzo strappalacrime e invece è un dossier top secret aperto alla pagina “Evviva la Bomba!” sui tavoli di lavoro dei potenti della Terra. Il gioco alla Stranamore di “Fine di Mondo” l’ha iniziato pochi giorni fa Vladimir Putin, nato agli inizi degli anni Cinquanta, quando le ceneri di Nagasaki erano ancora calde. Ora, secondo questo stratega venuto dal freddo, agli Himars Usa a lunga gittata e di grande precisione, forniti in numero molto limitato a Kiev dagli americani, è giusto e sacrosanto che Mosca per tutta risposta abbassi la soglia dell’utilizzo delle armi nucleari come armi di ritorsione, ai fini della difesa “del sacro suolo della Madrepatria russa”. Ovvero, da oggi si possono colpire con armi nucleari strategiche/tattiche tutti quei Paesi che, pur non nuclearizzati (quindi, né Usa, né Inghilterra, né Francia, sennò poi quelli ne tirano il doppio al neo Zar), abbiano contribuito ad aggredire la Russia all’interno dei suoi confini. Avvertimento esplicito, quindi, per Stati Baltici, Polonia e, soprattutto, Ucraina. Ma, in quest’ultimo caso, vista la grande vicinanza di Kiev ai confini russi, l’Armata Rossa dovrà prestare molta attenzione ai venti capricciosi, che potrebbero riportare nella sua casa ex sovietica il fall-out radioattivo. Non ci vuole Cagliostro per profetizzare che, con ogni probabilità, anche stavolta si tratterà di ragli al vento di un potente reso impotente dalla sua inferiorità tecnologica.

Perché, a questo punto, è chiaro come Putin non si trovi a proprio agio, non avendo né lui, né i suoi alleati (Iran, Nord Corea e Cina, anche se Xi Jinping potrebbe fingersi il grande sordo, in questo caso specifico) uno straccio di super-jamming o batterie avanzate antimissile, in grado di tirare giù o deviare dalla loro traiettoria questi imprendibili Himars.

Poi, però, sull’autorizzazione all’utilizzo di questi ultimi c’è tutto un balletto in corso di opinionisti, per cui il loro impiego sarebbe il canto del cigno dell’uscente Presidente Joe Biden che, d’intesa con l’imprevedibile suo successore Donald Trump, intenderebbe parlare alla corda saggia di Putin per un accordo di tregua che metta fine al più assurdo conflitto del XXI secolo. Alla peggio (pensa Sleepy Joe), il ring mondiale è bello e attrezzato per un match di pugilato mondiale all’ultimo sangue e senza arbitro, in cui sono destinate a confrontarsi e a darsele di santa ragione due teste calde di Presidenti, a capo dei due più grandi Paesi del mondo, sempre nel caso che non riescano a mettersi prima d’accordo. Indovinate, in questo caso, chi vincerà? Avete indovinato: a vincere saranno i più grandi, mostruosi apparati di produzione di armi del secolo. Tutti gli altri perderanno di sicuro, compresi i Paesi in via di sviluppo e i cuori bianchi dei membri della Ue. Compreso il caracollante Xi Jinping, che cammina (giustamente) sempre un po’ piegato a sinistra, visto che proprio il Partito comunista maoista lo ha ingiustamente maltrattato ai tempi della sua gioventù.

Ci sarebbe molto di meglio da fare nel mondo, ma prima bisogna spicciare il tavolo dalle carte ingombranti delle due mappe geografiche del post Guerra Fredda, come l’Ucraina e la Palestina. I saggi dicono che ci sia bisogno di una Nuova Yalta, dando soddisfazione all’Ego putiniano, in modo da riportare la Grande Russia in primo piano nel gioco globale.

In questo caso, si noti bene, non solo muore la pax americana post-1945, ma con essa si dissolve il sogno della democrazia mondiale, in quanto tale tipo di nuova/vecchia deterrenza sarà ancora basato sugli arsenali atomici e sulle armi.

Addio welfare comodo e abbondante all’europea, dato che la Ue dovrà vedersela da sola sul Vecchio Continente con l’Orso siberiano, una volta che Trump si sia definitivamente concentrato sulla guerra commerciale contro la Cina e abbia schierato tutta la sua forza nel Pacifico, per contrastare le mire imperialiste di Xi Jinping.

Anche se c’è da giurare che The Donald non manderà a combattere un solo marine per Taiwan. Gli basterà neutralizzare con un paio di salve missilistiche i super laboratori informatici di Taipei per produrre i microchip più avanzati del mondo, in modo che la Cina invasore non possa annetterseli, divenendo così la prima superpotenza tecnologica mondiale.

A proposito, però, dell’uso degli Himars: ma perché wokeist e similari legano le mani a Zelensky che, aggredito proditoriamente a casa sua, non può ricambiare il suo nemico giurato con la stessa cortesia, a norma del Diritto Internazionale (super-mito woke), a ciò impedito paradossalmente dal mainstream politicamente corretto?

Se gli Usa fossero stati aggrediti con identica forza e misura da un nemico irriducibile, non è forse vero che Washington avrebbe fatto letteralmente terra bruciata del territorio russo, a forza di napalm e fosforo, senza risparmio di marines e tralasciando inutili contabilità sulle vittime collaterali civili?

In fondo, la miniguerra del mussulmano Osama Bin Laden, che osò radere al suolo le Torri Gemelle e fare “soltanto” tremila vittime americane, non è costata ben due guerre di invasione in Afghanistan e Iraq, da parte di Usa + Nato, che hanno fatto milioni di vittime tra morti e feriti, militari e civili?

E tutto ciò è accaduto storicamente senza che i benpensanti facessero un plissé, visto che si trattava di vendicare l’orgoglio occidentale ferito a morte! Perché nessuno fa le dovute proporzioni tra la reazione degli Usa degli inizi del XXI secolo per i tremila morti dell’11 Settembre 2001, e quella di Israele oggi per le 1200 vittime del feroce pogrom di Hamas del 7 Ottobre 2023? Guardando a come si sta comportando il Vecchio Continente, non c’è malinconicamente che da augurargli “Bonne Nuit, Europe!”.

Aggiornato il 22 novembre 2024 alle ore 13:30