Il mondo secondo Trump: Sempre più Maga

Donald Trump, dunque: il Mago di Oz del regno ideologico di Maga, Make America Great Again. E che cosa ci sarebbe davvero nel cilindro di questo maestro di illusionismo, così come lo definiscono i suoi detrattori progressisti e wokeist? A quanto pare, Trump promette cose piacevolissime per l’America dei ricchi e degli have-not, il che metterebbe assieme il diavolo e l’acqua santa. In primo luogo, e con assoluta certezza, verrebbe giù l’intera impalcatura occidentale del mondo multilaterale plasmato a nostra foggia e misura sul diritto internazionale, ma sgraditissimo e odiato da più di due terzi della popolazione mondiale, che fa capo ai Brics e alla nebulosa del Global south. Tuttavia, è bene dire fin da ora che Vladimir Putin non ne uscirà vincitore per il futuro, una volta che la guerra in Ucraina abbia trovato una sua composizione, dato che dovrà rinunciare ai giganteschi sussidi statali, oggi garantiti alla sua industria pesante, dovendo per di più riscattarsi dalla sua attuale condizione di ancillarità nei confronti della Cina.

Poiché il potere teme il vuoto, il ritiro americano dalla scena globale favorirà l’emergenza delle medie potenze, come Brasile e Indonesia, che ne approfitteranno per forgiare il nuovo mondo in base alle loro convenienze. Fin da ora, tuttavia, è possibile ipotizzare il tramonto di alcuni istituti internazionali come la Cop29 sul clima, dato che Trump è intenzionato a uscire di nuovo dagli Accordi di Parigi, come faranno dopo di lui altri Paesi, non sentendosi più parimenti impegnati a rispettare la soglia del rialzo massimo della temperatura globale a 1,5 gradi, facendo così decadere anche l’accordo, in corso di definizione, sul funzionamento del mercato dei carbon-credit.

Ma davvero Trump è a tutti gli effetti da considerare un autocrate, avendo fatto l’en-plein elettorale dei pieni poteri, come lamentano i più fedeli sacerdoti del wokeism mainstream? Di certo, indipendentemente dal presidente eletto, da tempo si assiste al logoramento e allo sfaldamento progressivo dell’ordine mondiale all’Occidentale, incentrato sulla Carta dell’Onu e sui diritti umani, in cui a prevalere sono sempre più i regimi autocratici rispetto alle democrazie al tramonto. A temere di più le conseguenze del Trump II sono gli alleati asiatici degli Usa e, soprattutto, quelli europei che, per quasi 80 anni, hanno fatto affidamento sull’ombrello militare americano. Tanto più che il tycoon ha avanzato varie volte dubbi sull’obbligo di un intervento Usa a sostegno degli alleati, in base all’articolo 5 del Trattato Nato. Facendo orecchie da mercante, Josep Borrell, responsabile Ue per la politica estera, insiste nella posizione anacronistica di sempre a chiedere il rafforzamento del sistema multilaterale, facendolo diventare “più inclusivo”! E tutto ciò, malgrado che Trump abbia sempre sostenuto che per lui conta molto più l’americanismo, rispetto al globalismo.

L’esuberanza di The Donald, nel vantare le sue capacità di mediazione per mettere termine ai conflitti principali, ucraino e israeliano, saprà anche affrontare le ultime sgradevolissime novità sul coinvolgimento di truppe nordcoreane nel Kursk russo? Rimangono in merito notevoli margini di dubbio su di una fine concordata dei due conflitti, dovendo mettere attorno allo stesso tavolo Usa, Russia, Europa e Cina. E come affrontare la questione iraniana nell’attuale conflitto in Libano e Gaza?

Alcune sortite di Trump nella sua vincente campagna elettorale rimarranno nel novero della pura fantasia, come la promessa di espellere 10 milioni di stranieri illegali, o di mettere fine in sole 24 ore alla guerra in Ucraina. O, ancora, di lasciare la Russia fare quel che vuole di quei profittatori di europei che non pagano il contributo del 2 per cento del loro Pil alla Nato. L’unica cosa veramente sicura è la politica tariffaria, in base al programma Maga e all’Agenda 47, che rappresenterà il vero centro di gravitazione della futura politica estera americana. Del resto, non sorprende che l’analisi trumpiana dei malanni interni dell’America sia interamente riconducibile alle defaillance della politica estera statunitense. E in questo la sua ristretta cerchia di collaboratori è pienamente d’accordo, visto che anche J.D. Vance sostiene che “a partire dall’Afghanistan e dall’Iraq, passando per la crisi finanziaria del 2008, per finire alle frontiere aperte e ai salari che non crescono, tutto ciò è colpa di chi ha governato (da sinistra) questo Paese, di fallimento in fallimento”. E a fallire, soprattutto, è stata una certa idea del mondo in cui si sono ignorati gli interessi vitali degli Stati Uniti.

Secondo gli analisti internazionali più accreditati, le possibili scelte di Trump in politica estera gli verranno suggerite dai suoi consiglieri più fidati, che si suddividono in tre categorie di pensiero: i restrainer, che vorrebbero il minor coinvolgimento possibile degli Usa nelle questioni internazionali; i prioritari, favorevoli a lasciare al suo destino l’Ucraina per concentrarsi esclusivamente sul confronto con la Cina; i primatisti, infine, che intendono esaltare il ruolo dell’America come potenza egemonica nel mondo, dato che cedere lo scettro al gruppo delle economie emergenti dei Brics potrebbe rivelarsi un errore fatale. Ma anche per Trump, il mondo del 2024 si rivela profondamente diverso da quello del 2016, all’epoca del suo primo mandato, dato che Russia e Iran sono oggi coinvolte in due guerre regionali, che potrebbero preludere a un conflitto molto più allargato.

E non sarà facile per gli Usa, in questo quadro drammatico, ripristinare i principi di deterrenza in un mondo diventato pericolosamente instabile. Se l’idea di Trump per pacificare l’Ucraina è la stessa del suo vice, J.D. Vance, allora possiamo aspettarci che al tavolo Russia-Usa-Europa vinca su tutto il fronte Vladimir Putin, tenendosi i territori già conquistati e ricevendo la garanzia per la sua sicurezza che il resto dell’Ucraina indipendente non aderisca né alla Nato, né all’Unione. È questo che anche noi vogliamo per Kiev?

Aggiornato il 18 novembre 2024 alle ore 11:50