Hossein Ronaghi è un attivista iraniano che si batte da anni per denunciare la situazione di repressione nel proprio Paese. Nonostante i rischi enormi, i numerosi arresti subiti, con tanto di torture annesse, Hossein considera la questione dei diritti umani talmente prioritaria da spingerlo a cucirsi le labbra in segno di protesta. La foto è stata postata sulla piattaforma X.
Un’immagine cruda, potente, significativa, che è uno schiaffo in faccia a tutti coloro che si riempiono la bocca di belle parole e poi non fanno nulla.
Perché in Iran, non si può parlare, non si può dissentire. E quindi si può solo agire sperando di risvegliare la coscienza di noi dormienti inconsapevoli.
Hossein è l’ultimo della lista iniziata più di 2 anni fa con Mahsa Amini. Pochi giorni fa, è stato il turno di Kianoosh Sanjari che si è tolto la vita pur di far capire al resto del mondo quale sia davvero la situazione di disperazione ed isolamento che le persone vivono in Iran a causa dell’oppressione perpetuata dal regime. E non solo nei confronti delle donne.
Kianoosh, dopo che le autorità avevano negato il rilascio di 4 prigionieri, mercoledì aveva scritto su X: “La mia vita finirà dopo questo tweet”. Erano le 19,20 ed aveva aggiunto: “Spero che un giorno gli iraniani si sveglino e sconfiggano la schiavitù. Nessuno dovrebbe essere imprigionato per aver espresso le proprie opinioni. La protesta è un diritto di ogni cittadino iraniano”.
Hossein ieri aveva pubblicato un video dove affermava: “Non accettare il silenzio, l’ingiustizia, non lascerò che mi domini la paura di questi tiranni e non lascerò l’Iran”.
Oggi, ha aggiunto: “Forse questo potrà far riflettere”, rivolgendo un appello: “Non pensate di essere al sicuro piegando la testa e preoccupandovi solo della vostra vita”.
Questi gesti hanno subito attirato le attenzioni delle organizzazioni per i diritti umani, tra cui Amnesty International e Human Rights Watch, diplomatici e attivisti internazionali a livello globale che hanno condannato il trattamento riservato ai dissidenti in Iran e hanno chiesto un intervento per fermare la repressione.
Ma a livello governativo, i Paesi occidentali continuano a limitarsi a fare dichiarazioni senza, però, mettere in campo scelte politiche concrete.
Aggiornato il 18 novembre 2024 alle ore 16:39