Fino alla fine del 2023, Mosca ha usato il Gruppo Wagner di Yevgeny Prigozhin per ottenere influenza politica e vantaggi economici in tutta l’Africa. In seguito all’eliminazione di Prigozhin, nell’agosto 2023, e alle crescenti preoccupazioni legate al continuare ad impiegare tali unità da parte del Cremlino, il Governo russo ha deciso di sostituire questi gruppi militari privati in Africa con l’Africa Corps, direttamente subordinato al Ministero della Difesa russo. Mentre la maggior parte del personale di quella nuova unità è ancora costituita da ex wagneriani, tale soluzione non ha sortito il successo sperato. Le ragioni di questo fallimento sono relativamente semplici da individuare. Le forze russe stanno subendo numerose perdite e i comandanti russi sul posto stanno cercando di colmare le lacune con separatisti e militanti africani. Tuttavia, questa scelta, costata al Governo russo in termini di perdita di influenza, non è compensabile – da parte di Mosca – con la sola leva economica o attraverso il lavoro di propaganda svolto dalla Chiesa ortodossa russa.
Un recente studio, condotto dal portale di notizie indipendente Verstka e dal centro analitico Nordsint, evidenzia le numerose difficoltà riscontrate tra i ranghi di Africa Corps. Innanzitutto, la scarsa capacità di assicurare nuovi reclutamenti, che ha costretto Mosca a fare affidamento su ex reclutatori del gruppo Wagner per coscrivere uomini russi. Inoltre, lo studio ha rilevato l’insoddisfazione che regna sovrana tra i soldati di Africa Corps. Questo comporta che i comandanti di Africa Corps ora affrontano seri problemi sia con la coesione dell’unità sia con la lealtà dei suoi componenti. Non sorprende che gli ex wagneriani che ora lavorano come reclutatori per l’Africa Corps di Mosca lodino l’unità a potenziali reclute, ma coloro che si sono arruolati sembrano essere tutt’altro che felici di prestare servizio in quell’unità.
Le parole di un componente di questa unità rendono bene le condizioni in cui lui e i suoi commilitoni vivono. Ha affermato come non augurerebbe al suo peggior nemico l’incubo che sta vivendo. “I comandanti fanno promesse che non mantengono”, dice questo soldato di Africa Corps. Non è possibile ottenere licenze ed ai soldati non è permesso tornare a casa fino a quando il contratto non è scaduto. Nella sua esperienza, il soldato aggiunge: “Le bugie sono ovunque, dalle scadenze ai compensi”. Avverte coloro che dovessero pensare di arruolarsi che i reclutatori e i comandanti “continueranno a nutrirti di bugie su quanto sia una scelta positiva. Non cadere in questa trappola. Io l’ho fatto, e ora, non posso fare nulla per sfuggire”. I comandanti russi, i propagandisti e gli alti funzionari negano tutto questo e indicano i successi di Mosca in Africa. Queste vittorie, tuttavia, sono il risultato del sostegno ai leader autoritari contro le loro stesse popolazioni e dello sviluppo economico a beneficio delle élite locali.
L’ultimo successo di Mosca, in ordine di tempo, è una dichiarazione di sostegno alla Russia da parte del Governo di São Tomé e Príncipe, una piccola nazione al largo delle coste occidentali dell’Africa nell’Atlantico con una popolazione di 220mila. Mosca, ovviamente, esalta il sostegno che ottiene da parte di Paesi piccoli come São Tomé e Príncipe, il che la dice lunga sulla inconsistenza di risultati di rilievo della Russia nel Continente. Tuttavia, è indubbio che nonostante i problemi riscontrati in Africa Corps, la Russia abbia fatto alcuni progressi in Africa nell’ambito della campagna anti-occidentale. Questa settimana, in un incontro del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov con i suoi omologhi africani, svolto a Mosca, Lavrov ha letto un messaggio dal presidente russo Vladimir Putin. In sintesi, il Cremlino offre ai Paesi africani il proprio “sostegno totale” nei loro sforzi congiunti per liberarsi dall’influenza e dal controllo occidentali. Le agenzie di stampa internazionali hanno riportato questo come prova del fatto che la Russia stia facendo passi in avanti per estromettere l’Europa e gli Stati Uniti dall’Africa.
Il sostegno tra questi Paesi africani, tuttavia, è sia superficiale che contingente, e quasi certamente svanirà rapidamente se Mosca non potrà fornire la sua forma più importante di assistenza, ovvero gli aiuti alla sicurezza ai governi coinvolti. Questo potrebbe accadere relativamente presto se le forze russe dovessero continuare ad essere impantanate in Ucraina. Al contrario, se Mosca dovesse riuscire a mettere un Governo fantoccio a Kyiv o ad ottenere un congelamento del conflitto, che alcuni anche in occidente sembrano sponsorizzare, ciò consentirebbe a Mosca di spostare il personale militare dall’Ucraina all’Africa. Questo significherebbe che l’Africa andrebbe a sostituire l’Ucraina nel ruolo di cabina di pilotaggio nel conflitto contro l’Occidente. Una possibilità tutt’altro che remota su cui pochi si sono concentrati a casa nostra.
I russi, viceversa, sono ben consapevoli di questa possibilità. L’analista russo Vladimir Pastukhov, che ora insegna a Londra, sostiene che “una tregua temporanea in Ucraina cambierà il vettore offensivo generale della politica estera russa”. Un simile accordo consentirebbe a Mosca di concentrarsi su due regioni in cui le relazioni di potere rimangono in evoluzione e in cui la presenza di enormi risorse naturali darà a coloro che le controllano un’influenza sproporzionata sugli accordi politici per il resto di questo secolo: l’Africa e l’Artico. Gli attuali sforzi dell’Occidente per porre rapidamente fine alla guerra in Ucraina potrebbero portare a un conflitto ancora più grande e fatale in Africa. Un Africa Corps rivitalizzato potrebbe portare alla Russia più vittorie e all’Occidente più sconfitte di quante se ne siano registrate finora in Ucraina.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza
Aggiornato il 15 novembre 2024 alle ore 11:28