Donald Trump, con buona pace della stragrande maggioranza degli “esperti” commentatori dei talk show, dei giornalisti schierati a sinistra, degli intellettuali radical chic, dei sondaggisti della domenica e anche degli altri giorni della settimana, degli esponenti dell’eco-socialismo, non ha vinto, ma ha stravinto non solo le elezioni presidenziali, confermandosi il candidato più votato anche in valore assoluto, ma ha conquistato la maggioranza al Senato, è avanti per quella alla Camera e ha eletto 8 governatori contro solo tre andati ai democratici. Donald Trump è riuscito a convincere la maggioranza degli elettori grazie a un mix di conservatorismo molto accentuato rappresentato dalle sue posizioni intransigenti sull’immigrazione clandestina, da quelle protezionistiche in campo industriale e da quelle sulla sicurezza in generale. Poi ci sono stati due temi che hanno dato un impulso ancora maggiore alla sua campagna elettorale. Il primo è la sua decisa intenzione di porre fine alla guerra in Ucraina e a quella che Israele conduce contro il terrorismo a Gaza e lungo i suoi confini.
Il secondo, e per certi versi ancora più emblematico del primo, è la sua battaglia antiabortista che ha visto trionfare l’italo-americano Greg Gianforte come governatore del Montana, lo stesso che in passato ha firmato una serie di proposte di legge che limitano l’accesso alla pratica abortiva, di Spencer James Cox nello Utah, di Kelly Armstrong nel Nord Dakota, del cattolico Mike Kehoe nel Missouri, di Mike Braun in Indiana, di Patrick Morrisey in West Virginia, tutti eletti alla guida dei rispettivi stati di appartenenza. E che dire dell’ampio successo per il senato di Ted Cruz in Texas, di Rick Scott in Florida e di John Barrasso nel Wyoming? Un caso o l’approvazione da parte dell’elettorato dei valori prolife?
La Fox News, l’unico media insieme ai bookmakers a scommettere sulla vittoria netta di Trump, ha pubblicato un sondaggio molto puntuale sul profilo degli elettori americani divisi tra i due competitor alle presidenziali e ne esce un profilo chiaro del tipo umano che ha votato il tycoon. Tra i cattolici, i protestanti, i mormoni e le altre confessioni di ispirazione cristiana Trump è assolutamente prevalente soprattutto tra quelli che sono praticanti assidui, lo è pure tra la fascia di età tra i 45 e i 65 anni di età e se la gioca tra i più giovani dai 18 ai 44, è il preferito dai bianchi, ha raddoppiato rispetto alla scorsa elezione i consensi tra gli afroamericani e raggiunge il 42 per cento tra i latinos. Risulta poi che c’è una forte componente di sostenitori di “The Donald” che non si dice repubblicana, ma apprezza il suo programma di rinascita degli Usa, che è liberista e per l’economia di mercato anche se in maniera contraddittoria vuole anche misure protezionistiche, che non accetta restrizioni al possesso di armi e pretende più sicurezza, che crede che lo Stato federale dovrebbe avere un ruolo meno attivo nelle crisi mondiali ma anche all’interno dei singoli Stati, che è contrario alla legalizzazione dell’uso ricreativo delle droghe, che vorrebbe chiudere la guerra in Ucraina subito ma continuare nel sostegno a Israele contro Hamas ed Hezbollah, che non crede nelle teorie sull’influenza delle attività umane sul cambiamento climatico.
Questo è il profilo del conservatore statunitense. Nelle scorse elezioni però questo elettorato non è stato sufficiente per vincere. Adesso accanto a questo profilo si è aggiunto quello “libertario” rappresentato da Elon Musk, che ha portato Trump alla vittoria, tanto che lo stesso neo eletto presidente lo ha definito la 51ª stella. Il patron di Tesla è il prototipo dell’uomo della frontiera, il continuatore di una tradizione sulla quale si è fondato il mito americano della terra della libertà senza confini ancora da colonizzare che abbiamo visto in tanti film western come nel Grande Paese di William Wyler, con Gregory Peck, o in quelli di John Ford con John Wayne esempio ne è Ombre rosse, e recentemente riproposto da Mel Gibson nelle sue opere cinematografiche, non a caso anche lui sostenitore di Trump. Film nei quali è rappresentato l’ideale americano della scoperta ma soprattutto della difesa individuale con ogni mezzo della propria libertà di vivere e lavorare alla ricerca della propria felicità come sancisce la Costituzione degli Stati Uniti. Questa epica, di cui ha dovuto dotarsi il popolo americano, visto che la precedente era legata alla madrepatria europea, è il mito unificante ed ispiratore dell’uomo d’Oltreoceano ed è lo stesso spirito che lo ha spinto a partecipare a due Guerre mondiali Oltreoceano e a conflitti in vari scenari.
Negli anni novanta subito dopo il crollo del muro di Berlino e dei regimi comunisti dell’Europa dell’est, questa idea di libertà gli Usa hanno pensato di poterla imporre al mondo, andando a cercare la nuova frontiera nell’esportazione della democrazia in paesi in cui era però presente già una millenaria tradizione antitetica a Parlamenti e Costituzioni. Oltre al fallimento di questo approccio hanno messo in discussione uno dei capisaldi dell’ordine liberale internazionale precisamente la parte essenziale degli accordi di Helsinki del 1975 cioè la non interferenza negli affari degli altri popoli in nome del diritto all’autodeterminazione, firmati da trentacinque stati, tra cui gli stessi Usa, l’Urss, il Canada e tutti gli stati europei tranne Albania ed Andorra. Fallito poi l’ultimo tentativo nell’era di Barack Obama delle primavere arabe che hanno creato solo il caos in nord Africa, non potendo andare oltre, gli Usa si sono chiusi in se stessi continuando al contempo a sognare una nuova frontiera che oggi è diventato l’universo e l’ipertecnologia del transumano. E chi meglio di Musk incarna questo mito? Nessuno.
La sua idea di conquistare Marte, a immaginare miniere su altri pianeti, superuomini immortali o ibernabili, capaci di auto potenziarsi anche con l’uso di droghe oltre che con microchip impiantati nel cranio, auto elettriche con pilota automatico come nei film con Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger, non è altro che quel mito che ritorna sotto altre forme e il winchester 1894 di John Wayne è stato sostituito da un drone a controllo satellitare, letale ed efficace quanto il primo ai suoi tempi. Trump lo ha capito e ne ha approfittato, pur sapendo che è una tigre che riuscirà a fatica a cavalcare e giammai a fermare. E i conservatori di tutte le latitudini dovranno prima o poi affrontare le contraddizioni di una sfida complessa come quella di conciliare le “magnifiche sorti e progressive” di Musk & company con le loro convinzioni sull’uomo e il suo sviluppo.
Aggiornato il 12 novembre 2024 alle ore 12:53