Il “fronte Baltico” rappresenta una delle aree geografiche con maggiore potenziale di criticità nelle “ambizioni vitali” di Mosca legate alla guerra tra Russia e Ucraina. In questo ambito il 4 novembre la coalizione di governo dell’Estonia ha deciso di revocare il diritto di voto nelle prossime elezioni amministrative ai residenti russi e bielorussi. In questa delicata fase della guerra – che sarà probabilmente “ridisegnata” alla luce della vittoria di Donal Trump – che vede entrare direttamente nel conflitto, nella passività occidentale, la Corea del Nord, le necessità del governo dell’Estonia sono quelle di limitare l’influenza di Mosca e Minsk nel Paese, provando a elaborare una modifica costituzionale. Tale progetto di cambiamento della Costituzione, da farsi in brevissimo tempo, prevede che ai cittadini degli Stati aggressori e agli apolidi venga impedito di votare alle prossime elezioni municipali.
Molti partiti politici estoni dopo l’invasione russa dell’Ucraina, hanno proposto di escludere questi cittadini che vivono in Estonia, dal poter esprimere il voto nelle elezioni per il municipio di residenza, al fine di evitare interferenze elettorali. La Costituzione estone prevede il diritto di voto per i residenti permanenti stranieri i quali possono esprimere la loro preferenza politica solo nelle elezioni locali, quindi nel comune ove risiedono. Ma viste le congiunture internazionali e i tesi rapporti con i vicini russi e bielorussi, lunedì 4 novembre l’Esecutivo estone ha deciso di prendere provvedimenti in merito. Così Kristen Michal, primo ministro estone, ha ufficializzato tramite il canale televisivo pubblico Eesti Rahvusringhääling (Err) che il Governo sta esortando i propri gruppi parlamentari a modificare urgentemente la Costituzione in modo che i cittadini degli Stati aggressori non possano influenzare le percentuali di voto nelle elezioni locali.
L’Estonia è una ex repubblica sovietica che ha riconquistato l’indipendenza nel 1991; oggi conta circa un milione e 300mila abitanti, ed ha un’ampia minoranza di lingua russa. Qui, con permesso di soggiorno vivono più di 80mila cittadini russi. In realtà l’eredità dell’era sovietica non si è ancora dissolta, infatti ancora oggi una parte considerevole della popolazione dell’Estonia ma anche della Lettonia, continua a parlare russo. Dopo l’invasione russa dell'Ucraina, Tallinn e Riga hanno aumentato le misure per integrare questi russofoni e ridurre i rischi per la sicurezza de Paese.
Soprattutto nei centri più piccoli e lontani dalle principali città, sia in Estonia che in Lettonia si parla in russo; ciò è evidente nelle scuole marginali o di periferia, dove le lezioni si tengono in russo e le modalità didattiche degli insegnanti, soprattutto se ultracinquantenni, ancora fanno riferimento alle regole di insegnamento sovietiche. Inoltre tale situazione linguistica si verifica tra le famiglie tendenzialmente svantaggiate. In questi contesti è previsto che per accedere alle scuole superiori di primo grado è necessario affrontare l’esame di lingua estone che generalmente viene superato solo da una minoranza. Tuttavia la questione della lingua non è di facile soluzione, in quanto se da una parte nelle scuole si impone l’estone come lingua di comunicazione e se ne rende prioritario l’insegnamento, spesso insegnanti legati ancora alla tradizione didattica sovietica si rifiutino di adottare tali regole. E l’integrazione cercata dal governo estone si basa proprio sulla capacità di padroneggiare, da parte degli studenti, la lingua ufficiale del Paese; probabilmente in caso contrario diminuiranno le opportunità di diventare parte integrante della società estone.
Inoltre, a fine 2022 in Lettonia fu votata dal Parlamento la legge sull’immigrazione, che obbliga tutti i titolari di permesso di soggiorno permanente, con cittadinanza russa ottenuta dopo l’indipendenza, a richiedere nuovamente il permesso di soggiorno come se fossero appena entrati nel Paese. Dal 1991 data dell’indipendenza dei due Stati baltici, l’integrazione dei russi, lì residenti, non ha mai cessato di essere oggetto di dibattito. Un campo minato dove ogni coalizione di governo, a seconda dei rapporti con Mosca, ha sempre adottato prudenza e forti cautele, in quanto questione soggetta a eterne controversie che alimentano continue incomprensioni e diffidenze reciproche. Ma l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha cambiato la situazione, dissipando molti dubbi e diminuendo la tolleranza su questi immigrati.
Ora un ulteriore cambiamento si potrà avere con la nuova presidenza degli Stati Uniti, in quanto Donal Trump ha già assicurato una svolta nella guerra tra Russia e Ucraina. Probabilmente la tendenza alla diffidenza verso i russi residenti sia in Lettonia che Estonia sarà incrementata, in un quadro geografico dove l’ombra di Vladimir Putin potrebbe stagliarsi ancora più minacciosamente.
Aggiornato il 11 novembre 2024 alle ore 09:26