Tra Mosca e Kiev passa Donald Trump

Secondo il Washington Post Donald Trump è stato al telefono con Vladimir Putin. Il quotidiano degli Stati Uniti ha scritto in esclusiva che il presidente eletto avrebbe chiesto al capo del Cremlino di non intensificare la guerra in Ucraina. Il colloquio telefonico, secondo il giornale Usa, è avvenuto giovedì scorso. Durante il vertice tra i due, il tycoon avrebbe manifestato a Putin l’interesse per discutere di “una rapida risoluzione della guerra in Ucraina” nelle successive conversazioni tra i due. Washington non ha né confermato né smentito la telefonata, tantomeno i contenuti della stessa. Ma il Cremlino ha affermato che il dialogo tra i due non sia mai avvenuto. Nonostante ciò, alcune fonti del Washington Post sono convinte che Trump e il presidente russo avrebbero discusso dell’obiettivo di stabilire la pace nel continente europeo. E infine, l’Esecutivo di Kiev sarebbe al corrente della telefonata, e ha deciso di non opporsi. I funzionari vicini a Volodymyr Zelensky sapevano da tempo che Trump avrebbe discusso una soluzione diplomatica del conflitto ucraino con Putin.

UN GIUDICE DI NEW YORK PER ANNULLARE LA CONDANNA DI TRUMP

Juan Merchan si esprimerà entro martedì. Il giudice di New York ha tra le mani la condanna penale contro Donald Trump, per via di un pagamento di denaro a un’attrice a luci rosse. L’arbitro potrebbe sia rinviare la sentenza (che dovrebbe avvenire, in teoria, il 26 novembre) oppure – vista la decisione della Corte suprema degli b sull’immunità presidenziale – annullare del tutto la condanna verso il tycoon. Secondo gli esperti legali Usa, è comunque improbabile che la sentenza venga impugnata prima dell’insediamento di The Donald alla Casa Bianca. Certo che una decisione favorevole di Merchan porterebbe Trump a iniziare la presidenza in gran parte libero dai guai giudiziari che lo avevano attanagliato in campagna elettorale.

I PRIMI GIORNI DEL TYCOON, TRA FRONTIERE E CLIMA

Tom Homan tornerà a capo dell’Agenzia Usa per il controllo delle frontiere e dell’immigrazione (Ice). Il presidente eletto è stato “lieto di annunciare che l’ex direttore dell’Ice e pilastro del controllo delle frontiere, Tom Homan, entrerà a far parte dell’amministrazione Trump dove sarà responsabile dei confini del nostro Paese”, ha scritto il tycoon sul suo social network Truth. Inoltre, la deputata del Grand old party Elise Stefanik sarà l’ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni unite. “Una combattente dell’America first incredibilmente forte, tenace e intelligente”, ha dichiarato Trump in un colloquio con il New York Post.

E intanto, The Donald ha promesso ai cittadini americani che una delle prime cose che farà appena insediato nello Studio ovale sarà di uscire dalla Cop29 sul clima. Trump intende far uscire gli usa dall’Accordo di Parigi firmando un ordine esecutivo nel suo primo giorno in carica. Addirittura, il presidente eletto degli Stati Uniti avrebbe già preparato il provvedimento e aspetta solamente la sua firma. Una mossa che gli Usa hanno confermato oggi, all’apertura della Cop29 di Baku.

I GOVERNATORI DEM DIVISI, TRA LOTTA E COLLABORAZIONE

Alcuni governatori e procuratori democratici si stanno unendo in una sorta di resistenza al secondo, imminente mandato di Donald Trump. Tra questi spicca Gavin Newsom, governatore della California, che pochi giorni dopo le elezioni ha riunito i suoi legislatori nel tentativo di proteggere l’agenda progressista. Il Partito democratico vorrebbe mettere a punto una vera e propria battaglia legale e politica contro il Grand old party (c’è chi nel Vecchio continente la chiamerebbe opposizione) visto che i Repubblicani già controllano il Senato e, quasi sicuramente, anche la Camera dei rappresentanti. E se non tutti i governatori si sono uniti alla ResistenzaWes Moore, Josh Shapiro, Gretchen Whitmer e Tim Walz si dicono pronti a lavorare, con sguardo vigile, insieme al nuovo Governo – tutti stanno iniziando la loro lenta ma inesorabile marcia verso le primarie Dem del 2028. C’è chi sceglie la lotta, chi l’impegno politico e chi ancora il compromesso, ma la verità è che tutti coloro che sono rimasti in silenzio quando la scelta è ricaduta su Kamala Harris, ora si preparano a darsi battaglia.

Aggiornato il 12 novembre 2024 alle ore 09:46