Pogrom ad Amsterdam, con la scusa di una partita di calcio

In Olanda ancora una volta, dopo l’omicidio del regista Theo van Gogh (2004), e dopo le vicende pesantissime di Ayaan Hirsi Ali (leggere la voce a lei dedicata su Wikipedia), questa notte si è scatenato un pogrom contro gli israeliani tifosi della squadra di calcio Maccabi di Tel Aviv.

L’agguato squadrista era organizzato, e infatti il sindaco di Amsterdam aveva vietato che una manifestazione pro-Palestina, organizzata da immigrati, si svolgesse vicino allo stadio. Tuttavia, la polizia olandese non è stata in grado di bloccare l’agguato, come se non sapesse nulla di ciò che sarebbe successo.
Viene in mente che Anna Frank fu consegnata alle SS dalla polizia olandese: senza collaborazionisti l’Europa avrebbe avuto un volto migliore alla fine della Seconda Guerra mondiale.

Singolare che in Italia la stampa descriva i fatti come “scontri” tra tifosi. È un falso: l’assalto, condotto da gruppi organizzati mascherati e con la bandiera palestinese, è stato ampio e rapido. Hanno fatto inginocchiare gli israeliani, obbligandoli a dire “Viva la Palestina”, riporta Fiamma Nirenstein su Radio Radicale.

Più che l’entità del pogrom (dieci feriti) preoccupa il fatto che nell’Europa della Shoah, degli eredi (nel comportamento) del Gran Mufti di Gerusalemme, alleato di Hitler e Mussolini, possano utilizzare gli stessi metodi e la violenza della Notte dei Cristalli del 1938. Non a Gaza ma in Europa.

È come se la “sovranità” della democrazia fosse stata di nuovo violata, e su una questione (violenza su persone colpite perché “ebree”) fondamentale per l’umanesimo europeo.

La questione palestinese − che è certo sul tappeto − non può assolutamente giustificare questo tipo di violenza che è la conferma di una cultura diffusa anche in altri contesti che colpisce non un governo, ma tutto un popolo a prescindere da tutto (“i russi”, “gli americani”, “i marocchini”, e una volta anche “gli italiani”).

Dopo i fatti di Amsterdam dovrebbe crescere la perplessità di molti politici e opinion leader sul mantra inutile dell’accelerazione del "Due popoli, due Stati", predicato da diverse parti politiche per lavarsi la coscienza al modo di Ponzio Pilato. In questo contesto, dopo il 7 Ottobre 2023, “creare” uno Stato palestinese rischia di diventare un acceleratore della crisi e non una soluzione. Sarebbe l’occasione di guerre enormemente più sanguinose di quelle che si sono viste finora attorno e dentro a Israele. Premesso che certo non tutti i palestinesi sono Hamas o Hezbollah, sarebbe come se nel 1943, gli Stati Uniti avessero smesso di combattere contro il nazifascismo, e si fossero messi a riarmare Hitler. Prima di dare via libera a un esercito palestinese, non converrebbe forse che in Palestina, prima di una libertà che sarebbe fasulla perché governata da nazistoidi e ayatollah, si radicasse un minimo di idea di democrazia e pacificazione?
Ci vuole tanto a capirlo, Tajani, Fratoianni and company?

Aggiornato il 08 novembre 2024 alle ore 12:40