Donald Trump ha vinto a valanga. Vicenda che ricorda quanto successo in Liguria, dove il Partito democratico & co. erano accreditati di vittoria certa, e poi di un’incerta corsa alla pari. Quando i media parlano di corsa sul filo di lana, le elezioni non saranno mai sul filo di lana: i nostri media spesso fanno politica per conto di qualcuno (se persino la scienza è stata comprata, quanto più lo è la stampa?). Quanto ai democratici, hanno perso per una serie di cause. Ne citerò qualcuna: sono antipatici perché si suppongono superiori e infallibili (cito Luca Ricolfi); sono ideologici (cito Karl Marx); non hanno strumenti per gestire i problemi, essendo legati a schemi sociali decaduti quanto l’Ancien régime. Cito la “lotta di classe” con categorie sociali che oggi non esistono più come i “proletari” o i “contadini”, dato che gli operai di oggi votano a destra, e i contadini sono imprenditori coi fiocchi, e non solo negli Stati Uniti delle wheat and corn belt.
L’ex ministro Giulio Tremonti – odiatissimo dai Cupido sempre amorosi del Pd, che lo dipingevano come un imbecille, mentre è intelligente – ha ricordato che gli Stati Uniti sono e rimarranno leader mondiali anche con Donald Trump, perché se hanno di fronte una Cina sviluppata in alta tecnologia e nell’economia manifatturiera, hanno un vantaggio incolmabile: la libertà, che significa possibilità di creare non solo Intelligenza artificiale ma anche aziende e oggetti utili e concreti, evitando magari di finire con un chip nel cranio di ognuno (sembra che antropologi “progressisti” come Noah Harari viaggino su quelle onde transumaniste. Vedremo se è proprio così: mi sto documentando leggendo la sua ultima opera, Nexus).
All’alba del secondo mandato presidenziale di un Trump che certo non va considerato un redentore dei mali dell’umanità, Tremonti, commentando la vittoria repubblicana ha ricordato che anche l’Europa ha un problema di Libertà, per quanto limitato alla sua burocrazia: “Ci sono 392 chilometri di regole europee” (stendendo i fogli su una strada). Quindi: “Medice, cura te ipsum!”. La conferma di Trump era già evidente martedì sera con la chiusura decisamente positiva di Wall Street. La posizione degli investitori rappresenta un altro calcio alle pretese di superiorità genetica dei partiti democratici mondiali, pretese incredibili, visto che i fondi di investimento e i cittadini che mettono il loro denaro in Borsa, votano in base a criteri economici rigorosamente pragmatici. Criteri che evidentemente i Dem non rappresentano più a New Orleans come a Monza.
Non si dovrebbe pensare che Trump sarà un guerrafondaio: è vero che è persona impulsiva e quindi da tenere a freno, ma gli Stati Uniti hanno istituzioni democratiche, e se Trump dichiarerà guerra allo Stato Vaticano ci sarà chi lo fermerà. Possiamo giudicare noi gli Yankees, dopo aver scatenato due guerre mondiali, la Shoah e l’Holodomor ucraino, e dittature nazionalsocialiste e comuniste che persistono ancora dalla Corea del Nord alla Russia nazional-putinista e al Venezuela? Odiano gli Stati Uniti i nazistoidi europei, lo fanno i figliastri di Stalin, Togliatti e Lenin, lo fanno i gesuiti ossessionati dalla massoneria, ma non dai “massoni” di sinistra, che sono i più.
L’Ucraina potrà trovare un’intesa con la Russia? Non possiamo dirlo attualmente. L’importante è evitare di cadere nel complottismo. Giorni fa mi è venuto in mente un complotto di cui non ma avuto una eco: Stati Uniti e Russia sarebbero segretamente d’accordo, con l’obiettivo di tornare a dividersi l’Europa come prima della caduta del muro di Berlino. L’invasione dell’Ucraina sarebbe il primo passo di questo incubo. Ancora non è uscito Marco Travaglio o un peone del New York Times a raccontare questa balla. Ma viviamo un’epoca di ciofeche spacciate per oro colato, e tutto è possibile. Di sicuro, il confronto delle democrazie sarà con la Cina più che con la Russia. Inoltre Trump – dopo gli importanti Accordi di Abramo – può mettere un freno alla guerra a macchia di leopardo mediorientale (Iran, con guerra civile strisciante; Turchia con guerra (in)civile coi curdi; Siria con un regime immondo padroneggiato da Iran e Russia; Israele con Hamas e Hezbollah; gli Houthi nel Mar Rosso a bloccare il canale di Suez, Libia ed Egitto eterne pentole a pressione).
Se poi Trump fallirà negli obiettivi di trattare una pace credibile, rilanciare l’economia americana e pacificare le strade dalle youth gang e dalla criminalità, allora la palla tornerà allo strumento sostanziale della libertà: sparirà dalla politica statunitense e mondiale, ma prima non avrà fatto sfracelli, come paventano le ochette del Campidoglio apocalittiche, ma bene integrate col capitalismo loro nemico dichiarato (vedi il megabusiness dell’auto elettrica). Non dobbiamo quindi né rallegrarci per la sconfitta di Kamala Harris né immaginarci un Trump redentore dell’umanità. Se la vittoria di Trump non farà dormire Elly Schlein o Antonio Tajani o il vicario di Cristo (ma Cristo non ha vicari), c’è sempre l’epoché dello Scetticismo greco e di Edmund Husserl, uno stato mentale così ripreso a Napoli:
Chi ha dato ha dato ha dato,
Chi ha avuto ha avuto ha avuto…
Scurdammoce ‘o passato,
Simm ’e Napule, paisà.
Aggiornato il 07 novembre 2024 alle ore 10:06