Putin sfrutta le divisioni e la distrazione degli Usa

Il presidente russo Vladimir Putin si sta muovendo su diversi fronti contemporaneamente, sia militari che politici, per approfittare del fatto che gli Stati Uniti sono distratti e divisi in vista delle elezioni presidenziali della prossima settimana. La rischiosa mossa di Putin di portare migliaia di soldati nordcoreani in Russia per combattere contro l’Ucraina e l’attivismo di Mosca per ottenere con ogni mezzo la vittoria elettorale delle forze politiche pro-Cremlino in Georgia e Moldova, arrivano mentre Washington non è né in grado di dare autonomamente risposte appropriate né tantomeno radunare i propri alleati in un modo adeguato per la sfida in atto.

L’abbandono americano non poteva arrivare in un momento più pericoloso. Gli aggressori autocratici stanno agendo con comunità di intenti, in particolare attraverso una cooperazione nel settore dell’industria difesa senza precedenti, cogliendo questa come una rara possibilità di rimodellare l'ordine internazionale a loro vantaggio, con l’amministrazione di Joe Biden che perde forza e i due candidati presidenziali statunitensi concentrati più sulla sconfitta reciproca che focalizzati su qualsivoglia nemico esterno. “I funzionari della sicurezza occidentale hanno messo in guardia per mesi dalla crescente cooperazione tra un asse di avversari, composto da Russia, Corea del Nord, Iran e Cina”, scrive l'editorialista Gideon Rachman sul Financial Times. “Il sostegno della Corea del Nord alla Russia è la prova più drammatica di quell’asse in azione”. Eppure è stato anche il più ignorato fino ad ora.

Rachman mette in guardia l’Occidente sulla sua errata tendenza, a livello internazionale, di liquidare la Corea del Nord come una boutade. “Una terra di abiti inadeguati e di brutti tagli di capelli che ha più probabilità di lanciare un meme comico che un’arma nucleare”. In realtà, la Corea del Nord è parte attiva della crescente minaccia russa. Pyongyang sta mettendo in campo capacità informatiche offensive avanzate, ha consegnato milioni di proiettili e dozzine di missili balistici alla Russia, ed ora sta fornendo migliaia dei propri uomini in armi. “Come Putin, Kim Jong-un sembra essere convinto che gli Stati Uniti siano in declino a lungo termine”, scrive Rachman, aggiungendo: “Potrebbe percepire un’opportunità storica di prevalere sui suoi nemici, come parte di un più ampio riallineamento globale”, al pari del leader cinese Xi Jinping che li ha definiti: “grandi cambiamenti invisibili in un secolo”.

Il nuovo segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha confermato questa settimana che le unità militari nordcoreane sono state dispiegate nella regione russa di Kursk per una potenziale battaglia con le truppe ucraine, che hanno conquistato quella porzione di territorio russo. I funzionari del Pentagono stimano che ben 10mila soldati nordcoreani siano stati inviati in Russia per l’addestramento militare, tra cui le forze speciali d'élite del Paese. La Russia, oltre che intensificare il proprio sforzo militare contro l’Ucraina, ha dispiegato contemporaneamente campagne di disinformazione, operazioni di influenza e denaro in Moldova e Georgia, lavorando per respingere le maggioranze filo-occidentali in entrambi i Paesi, allo scopo di contrastare l’eventuale integrazione nell’Unione europea (Ue) e in altre istituzioni occidentali.

In Moldova, un referendum pro-Ue ha vinto di molto, sancendo l’obiettivo di modificare la Costituzione del Paese per aderire all’Ue, nonostante una vasta campagna di influenza russa. Detto questo, la presidente in carica, Maia Sandu, non avendo superato la soglia del 50 per cento al primo turno, deve ancora affrontare l’ulteriore scoglio del ballottaggio di domenica 3 novembre, in cui corre contro il candidato pro-Cremlino. In Georgia, il partito Sogno Georgiano, alleato di Mosca, si è proclamato vincitore. Sebbene tale esito sia contestato da tutte le forze di opposizione e dagli osservatori internazionali che hanno potuto verificare una serie di brogli ed azioni intimidatorie volte a condizionare l’esito del voto. Lo scorso fine settimana contro le proteste di piazza e le diffuse accuse di frode la polizia in tenuta antisommossa ha usato gli idranti e attuato numerosi fermi. Lunedì, decine di migliaia di georgiani hanno protestato al di fuori del Parlamento nazionale, molti hanno sventolato bandiere dell’Ue e della Georgia, rispondendo all’appello del presidente filo-occidentale Salome Zourabichvili di annullare il risultato “totalmente falsificato”. “Non riconosco queste elezioni”, Ha detto Zourabichvili. “Riconoscerle equivarrebbe a legittimare l’acquisizione della Georgia da parte della Russia”. Descrivendo le prove documentate di brogli elettorali, corruzione e manipolazione degli elettori, ha aggiunto: “Non possiamo rinunciare al nostro futuro europeo per il bene delle generazioni future”.

Brian Whitmore, professore associato presso il McDowell Center for Global Studies dell’Università del Texas-Arlington e senior fellow presso l’Eurasia center dell’Atlantic council a Washington DC, vede tre potenziali scenari. Whitmore ipotizza possa realizzarsi una rivoluzione pacifica pro-democrazia simile alla Rivoluzione delle rose del 2003 in Georgia, che portò alla fine del mandato di un presidente, Eduard Shevardnadze, affine politicamente all’era sovietica. In alternativa, ritiene possibile una violenta repressione dell’opposizione democratica con l’assistenza segreta russa. In ultimo, non esclude un intervento diretto della Russia. “Più di due decenni dopo che la società civile georgiana è diventata maggiorenne nella rivoluzione delle rose”, scrive Whitmore, “il Paese è diretto verso un altro round decisivo. Le elezioni dello scorso fine settimana sono state solo la campana di apertura”.

La scorsa settimana, nel corso di una conferenza stampa trasmessa in televisione, il caporedattore della Bbc per la Russia, Steve Rosenberg, ha chiesto a Putin informazioni su “giustizia, stabilità e sicurezza” in Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Rosenberg ha anche incalzato il presidente russo per chiedergli se, a suo avviso, le sue azioni negli ultimi due anni e mezzo avessero aumentato o diminuito la sicurezza e la stabilità della Russia. Un Putin provocatorio si è lanciato in un aspro attacco contro le istituzioni occidentali. “Vogliamo cambiare questa situazione e la cambieremo”, ha detto.

Questo lascia gli Stati Uniti, l’Europa e i loro alleati con una scelta difficile, scrive Rachman: “Permettete alla Russia di sconfiggere l’Ucraina con l’assistenza della Corea del Nord – e poi contemplare il cambiamento del quadro di sicurezza in Europa e in Asia – o aumentare notevolmente il loro sostegno all’Ucraina e la loro volontà di correre rischi nell’affrontare un asse di avversari”. Per il momento, il pericolo maggiore è rappresentato dal timore per il rischio dimostrato dagli Stati Uniti e da alcuni Paesi europei di fronte alla crescente aggressione. La storia è in bilico.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza

Aggiornato il 31 ottobre 2024 alle ore 09:32