Il regime khomeinista, al potere in Iran dal 1979, ha trovato subito il suo nemico tra le forze democratiche e progressiste nella società iraniana. Tra queste ha individuato I Mojahedin del popolo, il suo nemico principale, la sua antitesi e la sua negazione. Se l’ideologia khomeinista nasceva da una visione reazionaria e clericale dell’Islam, i Mojahedin del popolo si ispiravano ai principi egualitari dell’Islam e alla democrazia. La giustizia sociale e l’uguaglianza, la pratica delle pari opportunità tra donne e uomini e la laicità dello Stato, principi cardine del pensiero politico dei Mojahedin del popolo, mandavano su tutte le furie il regime e i suoi picchiatori. Nella fase di transizione al totalitarismo khomeinista, febbraio 1979 – giugno 1981, il neonato regime teocratico ha progressivamente eleminato ogni spazio e possibilità di fare politica, sia ai singoli che ai gruppi organizzati. In questo periodo i Mojahedin del popolo, nonostante le violenze e le aggressioni subite, con morti e senza mai rispondere alle provocazioni, erano cresciuti molto nel consenso popolare, in particolare tra i giovani e le donne.
Il pomeriggio del 20 giugno 1981, sfruttando l’ultima goccia di libertà, i Mojahedin del popolo avevano portato oltre 500mila persone a manifestare a Teheran contro la politica liberticida della Repubblica islamica. Quel giorno i pasdaran di Khomeini spararono sugli inermi manifestanti uccidendone a decine. Dalla sera di quella storica giornata e dopo un rastrellamento onnivoro, il regime iraniano all’alba di ogni giorno nel carcere di Evin fucilava centinaia tra membri e simpatizzanti dei Mojahedin del popolo. Decine di minorenni furono fucilati con il pugno chiuso, senza dar il loro nome ai boia del regime. Da allora i Mojahedin hanno organizzato una resistenza contro un violento e disumano regime, uscito dalla caverna della storia. Il 20 luglio ad un mese dai massacri, riunite le forze democratiche presenti in Iran, hanno costituito il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana. Usciti dall’Iran, nel giugno del 1987, hanno formato nel territorio iracheno, al confine con l’Iran, l’Esercito di liberazione nazionale per distruggere la macchina mortale della guerra del regime di Teheran, mantenendo la loro assoluta indipendenza. La Resistenza Iraniana e il suo gruppo principale, i Mojahedin del popolo, hanno dovuto reagire alla dittatura khomeinista che usava la violenza ed il terrore verso la popolazione e lo sterminio gli oppositori, perpetrati nel tempo sino ai nostri giorni, perseguendo la strategia del rovesciamento del regime. In questa lotta per la libertà dell’Iran, la Resistenza Iraniana ha pagato un altissimo costo di vite umane, oltre 120mila martiri. Il regime religioso di Teheran ha fatto di tutto e usato tutti i mezzi per distruggere e sradicare il Movimento della resistenza, ma non ci è riuscito.
Non è riuscito innanzitutto perché la Resistenza Iraniana ha radici profonde nella lotta secolare per la libertà e la democrazia in Iran. Perché i Mojahedin del popolo sono una forza democratica e popolare che si appoggia al suo popolo e si nutre unicamente dalle sue risorse. Non a caso il regime di Teheran e i suoi mercenari qua e là battono sul chiodo “i Mojahedin del popolo non sono democratici e sono detestati dalla gente”. I Mojahedin del popolo hanno appoggio saldo e radicato tra la popolazione in Iran. Dall’altra parte non si capisce per quale motivo gli iraniani devono detestare una forza che si batte da 60 anni contro la dittatura e finora non è mai stata al potere, neanche un giorno. Non si capisce perché gli iraniani, donne e uomini oppressi violentemente tutti i giorni da un regime misogino, debbano odiare i Mojahedin del popolo che lottano contro l’oppressore e sono guidati da decenni da donne.
Non è forse proprio la prassi democratica dei Mojahedin del popolo e la leadership delle donne che mina le fondamenta del regime reazionario al potere in Iran e che lo spinge a demonizzarli? Quando diciamo che il regime usa tutti i mezzi, vuol dire tutti i mezzi. Dalle missioni oltre confine dei suoi uomini e donne nei mass media in lingua farsi e non solo, perfino nel progressista New York Times, o nei think tank e fino a impregnarsi nel Pentagono e nel Dipartimento di Stato. Il regime iraniano ha speso miliardi e teso ogni ricatto affinché l’Amministrazione di Bill Clinton inserisse, nel 1997, i Mojahedin del popolo nella lista dei gruppi terroristici, senza alcuna base giuridica. Cosa che è riuscito a fare anche con l’Unione europea. Naturalmente i Mojahedin del popolo hanno dimostrato nei tribunali statunitensi ed europei l’infondatezza delle accuse contro di loro e la giustizia e la verità sono state affermate con il loro depennamento dalla lista. Sono numerose le azioni terroristiche del regime di Teheran contro i Mojahedin all’estero. Eppure questo Movimento è vivo più che mai. Recentemente ha ottenuto l’appoggio della maggioranza dei parlamenti di 36 Paesi, la firma di circa 4mila parlamentari, tra cui la maggioranza della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica italiana. È proprio con l’obiettivo di annientare fisicamente il Movimento della resistenza che il regime iraniano ha messo in campo il progetto di demonizzarlo, soprattutto all’estero.
Recentemente l’agenzia di stampa ufficiale del regime iraniano, Irna, ha dato la notizia di un incontro a Modena con l’Associazione Habilian. Questa Associazione si è dato il compito di propagare la narrativa del regime contro i Mojahedin del Popolo. L’incontro del 12 ottobre è stato convocato da una ex consigliera comunale di Modena, indipendente e pacifista. Nell’incontro la dittatura teocratica iraniana è stata indicata come la vittima del terrorismo, demonizzando chi la contrasta. Una brutale dittatura che nella rivolta del 2022, scoppiata per l’assassinio di Mahsa da parte della polizia morale, ha ucciso spietatamente oltre 750 ragazze e ragazzi solo perché avevano dichiarato la loro contrarietà al regime. Una violenta dittatura che, dall’insediamento nel mese di agosto di quest’anno del suo nuovo presidente della Repubblica “moderato” Pezeshkian, ha impiccato 320 persone.
Ma cos’è questa Associazione Habilian che dipinge il disumano regime come la vittima?
Habilian, fondata in Iran nel 2005, è legata al Ministero dell’Intelligence e della Sicurezza (Mois) del regime iraniano, ed è capeggiata da Mohammad Javad Hashemi-nejad, figlio di un mullà di alto rango del regime. Funge da strumento di propaganda unicamente contro i Mojahedin del popolo, soprattutto per sbiadire e cancellare i crimini del regime. Uno degli obiettivi principali dell’Associazione è rimuovere il massacro di 30mila prigionieri politici, effettuato nel 1988 in poche settimane nelle carceri del regime. Recentemente, nel mese di luglio di quest’anno, il Relatore Speciale dell’Onu sulla Situazione dei Diritti umani in Iran, Javaid Rahman, ha classificato questo massacro come crimine contro l’umanità.
L’Associazione Habilian, attraverso i suoi attivisti anche all’estero, cerca di intorbidire la situazione laddove il regime è in difficoltà. Ad esempio mentre la Corte d’Appello svedese confermava la condanna all’ergastolo di un funzionario carcerario iraniano, Hamid Nouri, per il suo ruolo diretto nel massacro dei 30mila prigionieri politici dell’88, l’Associazione Habilian organizzava una mostra fotografica a Stoccolma contro la Resistenza Iraniana.
Sebbene il regime iraniano sia in trappola per la guerra del Medio Oriente, costituisce comunque e ancora di più una seria minaccia per la Regione, per l’Europa e per tutto il mondo. Perché il disumano regime è in guerra con il suo popolo. La poliedrica strategia del regime iraniano, oltre a destabilizzare la Regione, è una minaccia per la sicurezza europea e mira a colpire gli oppositori politici anche all’estero, sfruttando anche la criminalità organizzata. Il regime iraniano ha sempre mostrato un palese disprezzo per le leggi internazionali. Ora sta ai leader europei affrontare le azioni destabilizzanti del regime iraniano per attenzionarle come una minaccia. Del resto già gli armamenti forniti alla Russia colpiscono il cuore dell’Europa in Ucraina. Per l’Europa è tempo di agire! Il 22 ottobre al Parlamento europeo a Strasburgo si parlerà di “Terrorismo di Stato sponsorizzato dalla Repubblica islamica dell’Iran alla luce dei recenti attentati in Europa”, ma parlarne non basta più.
Un passo concreto è l’inserimento del Corpo dei pasdaran nella lista dei gruppi terroristici e riconoscere il Movimento della resistenza iraniana come interlocutore ed avviare una cooperazione. Su questa strada il ruolo dei mass media è fondamentale. È fondamentale abbandonare il mainstream e dare più voce a chi si batte per la democrazia in Iran avendo idee e progetti per realizzarla.
Aggiornato il 23 ottobre 2024 alle ore 09:36