La tradizione palestinese di celebrare la morte degli ebrei

I palestinesi hanno l’abitudine di festeggiare in strada ogni volta che Israele viene attaccato o che un ebreo viene assassinato dai terroristi.

Gli ultimi festeggiamenti palestinesi hanno avuto luogo lo scorso 1° ottobre, quando l’Iran ha lanciato centinaia di missili balistici verso Israele. Le celebrazioni si sono svolte nonostante alcuni missili siano caduti in aree palestinesi in Cisgiordania e l’unica persona uccisa sia stata, paradossalmente, un palestinese di Gerico.

In un villaggio della Cisgiordania, i palestinesi hanno eretto un monumento utilizzando l’estremità della parte posteriore di un missile iraniano per celebrare l’attacco iraniano contro Israele.

Altri festeggiamenti hanno avuto luogo in Cisgiordania, nella Striscia di Gaza e in molti Paesi quando l’Iran ha lanciato il suo primo attacco con missili e droni contro Israele nell’aprile scorso. Secondo un report del quotidiano iraniano Tehran Times: “È stata una notte insonne anche a Ramallah e in altre città della Cisgiordania occupata, dove folle esultanti di palestinesi si sono radunate nelle strade indicando il cielo tra le scie visibili dei missili iraniani, in un clima di festa fino alle prime ore di domenica mattina”.

I maggiori festeggiamenti si sono svolti un anno fa, il 7 ottobre 2023, quando migliaia di terroristi di Hamas sostenuti dall’Iran e di palestinesi “comuni” hanno invaso Israele dalla Striscia di Gaza e hanno assassinato 1.200 israeliani. Durante l’attacco, migliaia di israeliani sono stati stuprati, torturati e bruciati vivi, e più di 240 sono stati rapiti e portati nella Striscia di Gaza. Un anno dopo, 101 ostaggi israeliani sono ancora nelle mani dei terroristi di Hamas.

Un video della rete televisiva Al-Jazeera, di proprietà del Qatar, intitolato “I palestinesi esultano per l’operazione Alluvione di al-Aqsa” (nome dato da Hamas all’attacco del 7 ottobre) mostrava scene di euforia collettiva nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania.

Il canale tv libanese Al-Mayadeen, affiliata all’Iran, ha trasmesso un servizio sulle celebrazioni palestinesi in Cisgiordania, dove a Nablus sono stati distribuiti dolciumi e a Jenin sono stati sparati colpi di pistola “in segno di giubilo”. Nel video, si vede una bambina che brandisce un fucile e una pistola.

L’attivista palestinese Omar Assaf ha elogiato l’attacco di Hamas dicendo: “La resistenza ha dimostrato oggi, ancora una volta, che l’unica opzione sostenuta dal popolo è quella della resistenza e dello scontro, e ha dimostrato, ancora una volta, che questa occupazione è più debole di una ragnatela, come ha affermato [il leader di Hezbollah] Hassan Nasrallah”.

Nel 2004, migliaia di palestinesi si riversarono nelle strade della Striscia di Gaza per celebrare un duplice attentato suicida nel sud di Israele, in cui rimasero uccise 16 persone. Circa 20 mila palestinesi esultanti lanciarono dolci in aria, intonando slogan a sostegno di Hamas, che si attribuì il merito dell’attacco terroristico.

Anche i palestinesi sono felici di vedere gli americani presi di mira dai terroristi. Mentre Israele dichiarò una “giornata di lutto nazionale” in segno di solidarietà con gli Stati Uniti dopo gli attacchi dell’11 settembre, i palestinesi festeggiarono distribuendo dolciumi, sparando in aria al grido di Allahu Akbar (Allah è il più grande).

Da allora l’Autorità Palestinese (Ap) ha celebrato gli attacchi dell’11 settembre con vignette che esaltavano il leader di al-Qaeda Osama bin Laden o che dileggiavano e attaccavano gli Stati Uniti.

Gli organi di informazione ufficiali dell’Ap hanno compiuto uno sforzo concertato per colpire gli Stati Uniti, spargendo sale nelle loro ferite più aperte e dipingendo l’America come malvagia e i palestinesi, gli arabi e i musulmani come vittime.

In una vignetta palestinese, Bin Laden è raffigurato mentre fa il gesto di vittoria con le due dita della mano raffiguranti le Torri Gemelle fumanti con accanto un aereo in procinto di schiantarsi contro di esse.

In un’altra vignetta, l’Autorità Palestinese schernisce gli Stati Uniti raffigurando lo Zio Sam che fugge “dall’11 settembre”, in preda al panico.

Dopo il massacro e le atrocità commesse dai palestinesi il 7 ottobre, un alto funzionario palestinese ha ribadito l’accusa secondo cui gli Stati Uniti erano a conoscenza degli attacchi dell’11 settembre, ma hanno deliberatamente ignorato i segnali d’allarme: “Loro (Israele, ndr) sapevano di questo attacco (quello del 7 ottobre, ndr) e sono rimasti in silenzio perché volevano che accadesse quanto accaduto, proprio come fece la loro maestra (l’America, ndr) negli attacchi dell’11 settembre 2001”. Adnan Al-Damiri, membro del Consiglio rivoluzionario di Fatah, Facebook, 20 dicembre 2023.

È difficile dimenticare come i palestinesi festeggiarono quando il dittatore iracheno Saddam Hussein lanciò missili Scud contro Israele più di 30 anni fa.

Ecco cosa scrisse il Washington Post in merito ai festeggiamenti di allora: “Mentre i missili iracheni cadevano sulla pianura costiera di Israele, venerdì e sabato, i residenti palestinesi si sono ammassati in stanze sigillate con nastro adesivo e panni imbevuti di candeggina, nel caso in cui le testate contenessero agenti chimici letali. Nonostante ciò, quando hanno sentito il tonfo delle esplosioni, hanno applaudito il presidente iracheno Saddam Hussein. ‘Eravamo felici. Un po’ spaventati, forse, ma soprattutto felici’, ha detto May, un negoziante, durante una pausa di due ore, avvenuta oggi durante il coprifuoco militare imposto dalle forze di occupazione israeliane. E ha aggiunto Amer, un 15enne che si trovava lì vicino: ‘È meraviglioso che i missili abbiano colpito Tel Aviv...’ Due giornalisti occidentali in cerca di opinioni sono stati rapidamente circondati da palestinesi in una strada del centro. Pareva che tutti quelli che passavano volessero esprimere ammirazione per Saddam. La maggior parte sembrava piena di emozione. ‘Saddam sta vincendo, certo che sta vincendo’, ha detto Sammy, 27 anni, un dipendente di un campo profughi delle Nazioni Unite. ‘Perché? Perché sta ancora combattendo. Lo sta facendo contro 28 Paesi, eppure dopo due giorni ha lanciato 11 missili su Tel Aviv, con precisione. Questa è una vittoria’”.

È difficile, se non impossibile, trovare un alto funzionario palestinese disposto a criticare la propria gente per aver celebrato gli attacchi terroristici. È anche difficile, se non impossibile, trovare un alto funzionario palestinese disposto a condannare le atrocità e i massacri del 7 ottobre contro gli israeliani. I leader palestinesi hanno una buona ragione per non parlare: hanno paura di essere uccisi dalla loro stessa popolazione.

Il mese scorso, il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas, in un discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha ignorato l’attacco di Hamas e ha invece accusato Israele di aver commesso “massacri”, “crimini” e “genocidio” contro i palestinesi della Striscia di Gaza. Inutile dire che Abbas ha anche ignorato il fatto che un gran numero di palestinesi ha espresso sostegno all’attacco del 7 ottobre condotto da Hamas e sono scesi in piazza per celebrare il brutale omicidio di massa di donne, bambini e anziani israeliani.

I leader palestinesi che non hanno il coraggio, o non sono disposti, a denunciare il terrorismo non saranno mai in grado di chiedere al loro popolo di riconoscere il diritto di Israele di esistere, e tanto meno di fare pace con esso. I palestinesi che celebrano l’uccisione dei loro vicini non sono pronti per uno Stato, che sarà senza dubbio usato come trampolino di lancio per massacrare altri ebrei e per cercare di distruggere lo Stato ebraico.

Non c’è scusa per celebrare il massacro. Una società che celebra un massacro non sarà mai un partner di pace. La vera pace arriverà solo quando i leader palestinesi daranno più valore alla vita del loro popolo che alla celebrazione dell’uccisione degli ebrei.

(*) Tratto dal Gatestone Institute

(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada

(***) Nella foto: Arabi palestinesi festeggiano l’attacco missilistico iraniano contro Israele e posano esultanti, facendo il gesto delle dita a "V", che sta per vittoria, con un pezzo di un missile iraniano abbattuto che hanno spostato nella piazza della città di Dura (vicino a Hebron), il 1° ottobre 2024 (foto di Hazem Bader/AFP via Getty Images).

Aggiornato il 18 ottobre 2024 alle ore 11:32