Nazioni Unite al terrorismo

Il sostegno materiale: avrebbero dato 1,3 miliardi di dollari in contanti ad Hamas, presumibilmente per le armi. La corruzione e il pregiudizio hanno ridotto l’Onu ad essere irrilevante

Le accuse secondo cui le Nazioni Unite avrebbero finanziato l’infrastruttura terroristica di Hamas trasferendo all’organizzazione 1,3 miliardi di dollari, parte dei quali sono stati impiegati per finanziare l’acquisto di armi utilizzate negli attacchi del 7 ottobre dello scorso anno, non faranno che rafforzare l’opinione secondo cui l’Onu non è più adatta a svolgere il ruolo per il quale era stata originariamente concepita.

Una causa intentata presso la Corte federale degli Stati Uniti dalle vittime degli attacchi di Hamas del 7 ottobre muove pesanti accuse all’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei Rifugiati palestinesi (Unrwa), accusandola di essere coinvolta nell’organizzazione di un’operazione di riciclaggio di denaro su larga scala da cui ha tratto vantaggio l’organizzazione terroristica.

La tesi è che ingenti quantità di aiuti umanitari destinati agli abitanti di Gaza sarebbero stati dirottati verso Hamas.

Secondo Gavriel Mairone, l’avvocato che rappresenta i querelanti, queste sconcertanti accuse dimostrano che, per più di un decennio, la rete di distribuzione degli aiuti dell’Unrwa è stata coinvolta in frodi e corruzione diffuse. L’azione legale sostiene che questo schema non solo ha arricchito Hamas, ma ha anche finanziato il terrorismo, svolgendo un ruolo fondamentale negli attacchi del 7 ottobre.

Intervenendo a un evento organizzato dal Jerusalem Press Club all’inizio di quest'anno, Mairone ha spiegato come speciali furgoni blindati abbiano trasportato milioni di dollari in contanti a Gaza.

Alcuni dei pagamenti in contanti effettuati ai trafficanti di armi risalgono a prima del 2018. Dopo questa data, il Qatar ha iniziato a trasferire 10 milioni di dollari al mese in contanti e l’Unrwa ha aggiunto altri 20 milioni di dollari, costituendo due terzi del flusso di denaro.

Un elemento chiave della causa patrocinata da Gavriel Mairone è che, mentre l’Autorità Palestinese paga i suoi dipendenti di Gaza tramite bonifici bancari, i pagamenti ad Hamas sono stati effettuati in contanti, il che solleva interrogativi sul perché fossero necessari sistemi di pagamento diversi.

“Dunque, la domanda è perché in questa sede si utilizza il denaro contante (dollari, ndr) e in tutte le altre sedi si usa la valuta locale?”, ha chiesto Mairone.

La causa intentata dalle vittime degli attacchi del 7 ottobre aumenterà ulteriormente la pressione a cui è sottoposta l’Onu in merito alla sua risposta agli attacchi e alle accuse di pregiudizio anti-israeliano.

Come minimo, le accuse mosse nei confronti dell’Unrwa evidenziano l’urgente necessità di una vigilanza e di meccanismi efficaci per prevenire l’uso improprio dei fondi umanitari, salvaguardando così l’integrità delle operazioni di aiuto e il benessere delle popolazioni vulnerabili.

La posizione dell’Onu come arbitro indipendente negli affari mondiali ha già raggiunto il minimo storico a causa della sua associazione con Hamas e della palese politica anti-israeliana adottata dopo gli attacchi del 7 ottobre dello scorso anno, quando i terroristi di Hamas uccisero 1.200 persone, prendendone in ostaggio altre 251.

La prima prova schiacciante della complicità delle Nazioni Unite nella peggiore atrocità terroristica commessa nella storia di Israele è emersa dopo che l’esercito israeliano aveva segnalato che 450 dipendenti dell’Unrwa erano “agenti militari di Hamas e di altri gruppi armati” e aveva condiviso queste informazioni con l’Onu.

“Più di 450 dipendenti dell’Unrwa sono agenti militari di gruppi terroristici a Gaza. Questa non è una mera coincidenza. È sistematico. Non si può affermare che ‘non lo sapevamo’”, ha dichiarato il portavoce dell’Idf Daniel Hagari.

La rivelazione del coinvolgimento di dipendenti delle Nazioni Unite nella pianificazione del barbaro assalto ha spinto molti governi occidentali, tra cui Stati Uniti e Regno Unito, a congelare le loro donazioni, sebbene alcune di queste restrizioni siano state successivamente allentate da alcuni leader occidentali in seguito alle pressioni degli attivisti di estrema Sinistra filo-palestinesi.

Il clamore suscitato dalla richiesta di riattivare l’erogazione di aiuti all’Unrwa ha spinto la Casa Bianca a confermare il mese scorso il suo sostegno alla ripresa dei finanziamenti all’agenzia delle Nazioni Unite, a condizione che vengano attuate misure di responsabilità adeguate.

Questo in seguito all’introduzione di una nuova legislazione da parte dei progressisti della Camera per riavviare le forniture di denaro all’Unrwa. Lo scorso anno, il Congresso Usa ha approvato una legge che impedisce all’agenzia di ricevere finanziamenti fino a marzo 2025.

Il consigliere per le comunicazioni sulla sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha confermato che gli Stati Uniti, in linea di principio, continuano a sostenere il ripristino dei fondi.

“Alla luce del fatto che la crisi a Gaza è ancora in corso e del ruolo essenziale che l’Unrwa svolge nella distribuzione di assistenza salvavita, continuiamo a sostenere il finanziamento dell’Unrwa, con le opportune salvaguardie, con misure di trasparenza e di responsabilità”, ha dichiarato Kirby.

Più di recente, la capacità di gruppi terroristici dichiarati fuorilegge come Hamas e Hezbollah di infiltrarsi nei ranghi dell’Onu è stata messa a nudo quando si è scoperto che un alto comandante di Hamas, ucciso in un attacco aereo israeliano in Libano il mese scorso, lavorava come insegnante delle Nazioni Unite.

Sono stati sollevati ulteriori dubbi sulla credibilità dell’Onu nel suo ruolo di entità indipendente in seguito agli attacchi del 7 ottobre, a causa del palese pregiudizio anti-israeliano dimostrato dall’ampia storia di ingiusta denigrazione di Israele da parte delle Nazioni Unite, nonché dai precedenti del segretario generale dell’Onu António Guterres.

Il dossier di “crimini delle Nazioni Unite contro l’umanità” e di demonizzazione di Israele è piuttosto corposo, ma si può dare un’occhiata quiquiqui, qui, quiqui. Le persistenti critiche rivolte a Israele da Guterres, ex primo ministro socialista del Portogallo, hanno spinto lo Stato ebraico a prendere la decisione senza precedenti di vietare al capo delle Nazioni Unite di visitare il Paese.

Nell’annunciare il divieto, il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha dichiarato Guterres persona non grata, definendolo “un segretario generale anti-Israele che sostiene i terroristi” per aver apparentemente giustificato il terrorismo quando ha affermato che l’attacco immotivato sferrato contro Israele il 7 ottobre 2023 “non è avvenuto nel vuoto”.

L’azione israeliana è senz’altro molto imbarazzante per un’organizzazione come l’Onu, che non è estranea alle polemiche.

Nel 2002, le Nazioni Unite furono coinvolte nello scandalo “sesso in cambio di cibo”. Un rapporto di 84 pagine ha confermato che l’Onu sapeva da 16 anni che gli operatori di oltre 40 organizzazioni in Africa consegnavano cibo ai bambini in cambio di sesso.

Un anno dopo, nel 2003, in seguito alla guerra in Iraq, Kofi Annan, allora Segretario generale delle Nazioni Unite, venne duramente criticato per il ruolo da lui svolto nel consentire al dittatore iracheno Saddam Hussein di gestire un’operazione di contrabbando di petrolio altamente redditizia per sostenere il suo regime al potere.

In seguito allo sconvolgente rapporto delle Nazioni Unite sullo scandalo della corruzione in Iraq, l’agenzia ha dichiarato che avrebbe avviato una riforma radicale per assicurarsi di essere immune da pratiche corrotte.

Il crescente scandalo sul coinvolgimento dell’organismo con Hamas, insieme al suo pregiudizio anti-israeliano, indica che non è stata avviata alcuna riforma e che l’intera organizzazione non è più adatta allo scopo.

L’ex consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti John Bolton fece notizia all’epoca dello scandalo iracheno affermando che, se fossero stati rimossi i primi dieci piani della sede centrale dell’organizzazione a New York, nessuno avrebbe notato la differenza.

Un’idea migliore, visti i recenti risultati pessimi ottenuti dall’organismo nella gestione del Medio Oriente, sarebbe quella di demolire l’intera infrastruttura di questo organismo corrotto e istituzionalmente fazioso.

(*) Tratto dal Gatestone Institute

(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada

Aggiornato il 17 ottobre 2024 alle ore 10:42