Pyongyang ha distrutto strade e ferrovie. I collegamenti tra la Corea del Nord e la Corea del Sud sono stati fatti saltare in aria dal regime di Kim Jong-un, e di conseguenza Seul ha annunciato di aver effettuato un “fuoco di risposta”. Dopo “un’operazione di bombardamento effettuata dalla Corea del Nord per bloccare le strade di collegamento”, le forze sudcoreane “hanno effettuato un fuoco di risposta nelle aree a sud della linea di demarcazione militare”, hanno riferito i capi di Stato maggiore congiunti, usando il nome ufficiale dell’operazione confine inter-coreano. Il Paese autoritario ha fatto esplodere “parte delle strade Gyeongui e Donghae a nord della linea di demarcazione militare intorno a mezzogiorno”, hanno aggiunto i vertici dell’esercito di Seul (Jcs), che hanno inoltre implementato le forze di sorveglianza nell’area. Non sono stati rilevati danni a strutture sudcoreane.
Sui canali dei militari di Seul si può visionare un video che ha ripreso il momento dell’esplosione su una strada vicino alla città di confine di Kaesong, catturato dalle telecamere di sorveglianza. Successivamente, camion e ruspe di Pyongyang sono state avvistati mentre rimuovevano i detriti dalla zona colpita. Un altro video ha mostrato il fumo emergere da una strada costiera vicino al confine orientale. Queste esplosioni – che riflettono un modus operandi collaudato dal regime di Kim, che utilizza la distruzione coreografica come messaggio politico – hanno concluso una settimana di alta tensione fra i due Paesi. Pyongyang si era impegnata a tagliare completamente le strade e le ferrovie che collegano le due coree dopo aver denunciato la violazione dello spazio aereo sulla capitale da parte di droni del sud, carichi di volantini di propaganda contro il leader nordcoreano. “Una provocazione politica e militare che potrebbe portare a un conflitto armato”. Così è stata definita l’azione di Seul dal regime del nord. Il supremo leader, ormai da mesi, sta rispondendo a queste azioni con l’invio di centinaia di palloni aerostatici pieni di rifiuti sulle città della Corea del Sud.
E la Federazione russa – uno dei primi Paesi a intervenire sulla questione – ha bacchettato Seul. La portavoce del Ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, ha chiesto al Sud di “smettere di aggravare la situazione nella penisola con la loro sconsiderata campagna provocatoria”, in seguito alle denunce di Pyongyang riguardo al lancio di materiale propagandistico verso la capitale. “Tali azioni da parte di Seul non possono essere considerate altro che una grave violazione della sovranità della Repubblica popolare di Corea”, ha aggiunto Zakharova in una dichiarazione pubblicata sul suo canale Telegram. Che continua: “Garantire la pace e la stabilità a lungo termine nella regione è possibile solo attraverso mezzi politici e diplomatici basati sul principio della sicurezza indivisibile”. Per il dicastero degli Esteri russo, “non esiste un percorso alternativo, a meno che l’aggressione militare non sia il vero obiettivo della Corea del Sud e del suo alleato senior, gli Stati Uniti”. Il Cremlino, ha concluso la portavoce, “continuerà a svolgere un ruolo costruttivo nella penisola coreana nell’interesse di prevenire sviluppi pericolosi e riportare la situazione in una direzione positiva”.
Aggiornato il 15 ottobre 2024 alle ore 15:43