Quando a inizio conflitto si invitata a essere cauti e riflessivi, valutando le vere ragioni per cui stava per scoppiare la guerra tra Ucraina e Russia (vedi ciò che nel 2020 affermava il giornalista internazionale Giulietto Chiesa), l’ondata propagandistica dei media, asserviti al potere di una certa politica sempre più politicante e in completa sudditanza di certi interessi statunitensi (peraltro, a scapito di quelli nostrani), ha prevalso sul buon senso e di conseguenza sulle logiche di realpolitik.
Pertanto, come volevasi dimostrare, ci ritroviamo in una situazione alquanto stagnante in cui l’Unione Europea e quindi anche l’Italia hanno erogato diversi milioni di euro per finanziare militarmente l’Ucraina, senza ottenere alcun risultato, tanto meno la pace, ma impoverendo le proprie finanze distratte dai bisogni e dalle necessità dei cittadini europei.
Oltre al fatto che, grazie alle varie restrizioni applicate alla Russia, i primi a essere penalizzati sono stati proprio gli imprenditori italiani, i quali hanno perso entrature economiche rilevanti, grazie alla perdita della clientela russa.
Intanto, il tour europeo di Volodymyr Zelensky, purtroppo, non ha portato i risultati sperati. Le tappe significative in Croazia, Regno Unito, Francia, Italia, Vaticano e Germania hanno evidenziato la solidità del supporto politico, ma anche i limiti concreti delle promesse di aiuto. La richiesta di missili a lungo raggio e l’aspirazione a un ingresso rapido nella Nato sono rimaste senza risposta positiva.
In Ucraina il consenso nei confronti di Zelensky è in calo, sia per la sua incapacità (come affermava lo stesso Silvio Berlusconi) sia per la sua miopia politica che ha causato e sta ancora causando diversi morti ucraini, mentre la necessità di un governo di unità nazionale è sempre più sentita. L’analisi della situazione sul campo mostra che, nonostante alcune vittorie iniziali, il conflitto si sta trasformando in un logoramento che colpisce le forze ucraine. La militarizzazione della società sta aumentando, ma c’è anche un crescente desiderio di allontanarsi dal fronte.
La prospettiva di una “pace giusta” sembra sempre più irrealistica, dato che la Russia esclude qualsiasi trattativa. Il contesto internazionale, con gli Usa impegnati su altri fronti e l’Ue in fase di riorganizzazione, complica ulteriormente la situazione. L’Ucraina, dunque, si trova in un cul-de-sac, dove le speranze di vittoria si scontrano con una realtà di difficoltà e divisioni interne.
Al postutto, chi dei nostri politici continua ad affermare che non finanziare l’arsenale dell’Ucraina significa essere vigliacchi e non capire che così si permette l’invasione dell’Europa da parte di Putin, dimostra di essere privo di intelligenza oppure, molto più probabilmente, in mala fede.
Infatti, costoro per biechi e pusillanimi opportunismi individuali, come ad esempio essere accreditati all’interno dell’establishment internazionale, stanno svendendo i propri cittadini e i loro interessi per un tornaconto politico prettamente personale, anche al costo da un lato di sacrificare diverse vite dei cittadini ucraini, che ahimè da questa suicida guerra stanno ricavando solamente distruzione e morte, e dall’altro lato si rischia di coinvolgere tutta l’Unione europea, se non tutto il mondo, in una potenziale terza guerra mondiale.
Aggiornato il 14 ottobre 2024 alle ore 13:56