Prima che sia troppo tardi. Teheran è uno dei principali sponsor del terrorismo mondiale, che con le sue sovvenzioni a gruppi come Hezbollah “rappresenta una minaccia significativa alla stabilità globale”. Lo ha dichiarato l’account ufficiale dello Stato di Israele su X. “Il primo ottobre il regime iraniano ha lanciato circa 200 missili balistici contro Israele. Questo assalto non è stato semplicemente un attacco”, ha continuato il tweet, ma una dichiarazione di intenti. I miliziani sciiti hanno minacciato di intensificare gli attacchi contro lo Stato ebraico – in particolare contro la città di Haifa, polo strategico e industriale – se continuerà a bombardare il Libano. Il quotidiano Le Monde ha riportato un comunicato di Hezbollah, dove il movimento ha affermato che “Haifa e altri luoghi saranno presi di mira dai nostri razzi, così come Kiryat Shmona e Metoula”, due località nel nord di Israele, a sud del confine con il Libano.
Quindi, le Forze di difesa israeliane si preparano a un nuovo attacco mirato nel sud del Paese. L’esercito dello Stato ebraico ha informato la popolazione libanese di stare alla larga dai villaggi al confine con Israele, invitandola a “stare attenti” poiché le truppe continueranno “ad attaccare le posizioni di Hezbollah” nella regione. Lo ha scritto il portavoce in lingua araba dell’Idf, Avichay Adraee, su X. “Per la vostra sicurezza vi è vietato tornare alle vostre case fino a nuovo avviso. Chiunque si diriga a sud mette in pericolo la propria vita”, ha specificato il militare israeliano. È stata ordinata l’evacuazione di almeno 100 villaggi nell’area interessata. Nella notte, l’aeronautica israeliana è tornata a colpire anche dei sobborghi di Beirut, considerati dall’intelligence una roccaforte di Hezbollah, con massicci bombardamenti. Attacchi che hanno interessato anche l’area di Beqaa, a circa 30 chilometri a sud della capitale.
E Benjamin Netanyahu deve fare i conti con alcuni soldati, che chiedono a gran voce un accordo per riportare a casa gli ostaggi. “Continuare la guerra a Gaza non solo ritarda il ritorno degli ostaggi, ma mette anche in pericolo le loro vite” si legge nella lettera indirizzata al primo ministro e al ministro della difesa Yoav Gallant, firmata da 130 militari dell’Idf. “molti sono stati uccisi dai bombardamenti dell’Idf, molti di più di quelli che sono stati salvati nelle operazioni militari”, ha denunciato la nota. “Se il governo non cambia immediatamente rotta e non si adopera per raggiungere un accordo per riportare a casa gli ostaggi, non saremo in grado di continuare a prestare servizio. Per alcuni di noi la linea rossa è già stata superata, per altri si avvicina rapidamente il giorno in cui, con il cuore spezzato, smetteremo di presentarci in servizio”, ha chiosato la lettera.
GIORNALISTI TEDESCHI ARRESTATI DALL’INTELLIGENCE DEL LIBANO
I professionisti del quotidiano Bild sono stati arrestati e interrogati. Il giorno dopo l’assassinio del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, il corrispondente Paul Ronzheimer e il suo team sono stati prelevati dal loro albergo, bendati e portati in un luogo sconosciuto. Per poi essere interrogati. Secondo il giornale tedesco, ad aver trattenuto i suoi operatori sarebbero stati i servizi di intelligence libanese. Il motivo dell’arresto non è stato specificato, ma è sicuramente avvenuto un giorno dopo che Ronzheimer aveva rilasciato un’intervista televisiva in diretta all’emittente pubblica israeliana Kan. È stata probabilmente la prima trasmissione in diretta da Beirut sulla televisione israeliana da quando le Forze di difesa si sono ritirate dalla capitale libanese nel 1982. L’ambasciata tedesca ha subito contattato Beirut, e Ronzheimer e i suoi sono stati rilasciati, ma hanno comunque dovuto lasciare il Libano. Bild ha rivelato la vicenda solamente a seguito del ritorno in patria dei suoi giornalisti.
Aggiornato il 09 ottobre 2024 alle ore 14:32