Iran, nuova stretta sul velo

Il Regime ha inasprito le sanzioni per chi non porta il velo. In Iran, è passata una legge sulla “protezione della famiglia tramite la promozione della cultura della castità e dell’hijab”, che colpisce tutte coloro che non si coprono il volto in pubblico. L’obbligo, è in vigore dalla fondazione della Repubblica islamica nel 1979. Il Consiglio dei guardiani, un organo costituzionale, ha ratificato la delibera del Parlamento, che ha apportato alcune modifiche relative alla modalità di esecuzione della norma. Il testo del provvedimento non è ancora stato rivelato, ma la sua bozza più recente prevedeva sanzioni che vanno da multe a restrizioni nell’uso di internet fino a periodi di reclusione, confisca del proprio veicolo e divieti di viaggiare all’estero per chi non porta l’hijab, o lo fa in modo improprio, e per chi promuove “la nudità e l’indecenza" sui social media.

Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani, la nuova legge iraniana prevede “multe pecuniarie esorbitanti, pene detentive più lunghe, restrizioni sulle opportunità lavorative e scolastiche”, scrive l’Ohchr in un rapporto. Le norme già in vigore puniscono chi non porta il velo con un periodo di detenzione che va dai 10 giorni ai 2 mesi. Per l’Alto commissariato, la nuova legge arriva in un periodo dove “le forze di sicurezza hanno ulteriormente intensificato i modelli preesistenti di violenza fisica, tra cui percosse, calci e schiaffi a donne e ragazze ritenute non in linea con le leggi ed i regolamenti obbligatori sull’hijab”.

Mancano gli ultimi dettagli, e poi il presidente dell’Assemblea parlamentare di Teheran annuncerà ufficialmente l’approvazione della stretta sulla legge del velo islamico. Successivamente, il governo dovrà comunicare alle autorità competenti, alla polizia morale iraniana, l’entrata in vigore del provvedimento per la sua applicazione. In realtà, la proposta era già stata approvata per la prima volta dal Parlamento circa un anno fa, nei giorni del primo anniversario della morte di Mahsa Amini, la 22enne curda che perse la vita dopo essere stata messa in custodia perché non portava correttamente il velo mentre si trovava nelle strade di Teheran. L’assassinio della giovane, nel settembre del 2022, provocò un’ondata di proteste anti governative che andarono avanti per mesi in varie città del Paese, con ragazze che bruciavano il proprio velo in piazza e contestavano apertamente la Repubblica islamica.

E pensare che il nuovo presidente “riformista” Masoud Pezeshkian aveva criticato, in campagna elettorale, la nuova proposta di legge sull’hijab, promettendo la fine dei controlli di polizia e l’uso di violenza contro le donne. Parole buttate al vento.

Aggiornato il 26 settembre 2024 alle ore 15:28