Colpiti i depositi russi, il Cremlino intensifica i bombardamenti

Kiev potrebbe farcela da sola? Mentre il dibattito sull’utilizzo o meno delle armi occidentali per colpire in profondità i russi è all’ordine del giorno, con Volodymyr Zelensky che continua a chiedere il permesso a Londra e Washington – che stanno prendendo tempo – arriva la dimostrazione concreta che l’Ucraina può comunque distruggere i depositi del Cremlino decisamente lontani dal confine. Oggi, il capo di Stato incontrerà di nuovo Joe Biden negli Stati Uniti, chiedendo ancora una volta l’autorizzazione a lanciare le armi a lungo raggio degli alleati su obiettivi in profondità sul territorio di Mosca.

La sensazione, è che Kiev già può mettere in difficoltà la Russia con gli attacchi ai depositi di munizioni e armi, con o senza i proiettili americani. Nei giorni scorsi, l’esplosione nella regione di Tver ha mandato in frantumi centinaia di missili Iskander e molte bombe plananti. Quelle che nell’ultimo periodo hanno ricominciato a mietere vittime nelle aree urbane dell’Ucraina. Nel weekend, anche l’oblast di Krasnodar è stato colpito dall’esercito di Kiev, e altri depositi di Tver sono stati pesantemente bombardati. Secondo l’intelligence ucraina, l’ultimo attacco avrebbe pesantemente danneggiato uno dei principali centri di stoccaggio militare del Cremlino. Al suo interno, si sarebbero trovate circa duemila tonnellate di munizioni, appena consegnate a Vladimir Putin dalla Corea del Nord.

Che armi abbiano in dotazione gli ucraini per causare danni così ingenti, a sei mila chilometri dalla frontiera, rimane al momento un mistero. Gli esperti per ora escludono la pista dei droni. Per causare l’esplosione di un magazzino di stoccaggio come quello di Krasnodar sarebbe stato necessario uno sciame imponente di Uav, troppo grande per non venire intercettato dalla contraerea russa. Escludendo anche l’ipotesi che Zelensky abbia avallato l’utilizzo dei razzi americani Atacms – al momento l’Ucraina ancora non ha l’autorizzazione del Pentagono – allora l’unica alternativa è che Kiev abbia un’arma letale come asso nella manica, costruita dall’industria bellica casalinga. Un’ipotesi che si fa sempre più concreta.

E il Cremlino ha risposto in quest’ennesima falla nel proprio sistema di sicurezza interna con diversi bombardamenti su Kharkiv. La seconda città del Paese, da mercoledì scorso, si trova nell’occhio del ciclone dell’offensiva russa. Decine di feriti, danni strutturali anche nel centro storico sono stati registrati due sere fa e ieri notte, con i cittadini che stanno soffrendo nuovamente la paura di inizio guerra. Ma il presidente Zelensky ha paura che Putin non si limiti a un’intensificazione dei bombardamenti. Secondo Kiev, il Cremlino potrebbe rispondere alle incursioni ucraine a Kursk e al sabotaggio militare con l’attacco alle centrali nucleari del Paese. Per mettere in ginocchio la produzione di energia ucraina. Per questo motivo, il ministro degli Esteri Andriy Sybiha, ha chiesto urgentemente all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) di inviare missioni di monitoraggio permanente presso i siti considerati a rischio.

Altro che conferenza per la pace. In un conflitto che sembra intensificarsi ogni giorno di più, lo spazio di azione della diplomazia si sta restringendo vertiginosamente. Lo confermano le dichiarazioni delle ultime ore del Cremlino, che ha comunicato di non voler partecipare al secondo, eventuale, vertice di pace. Questo nonostante Kiev, pubblicamente, abbia manifestato la volontà di invitare Mosca alla conferenza, prevista probabilmente a novembre. “La Russia non ci sarà”, ha comunicato tassativa Maria Zakharova, la portavoce del dicastero degli Esteri russo. Questo perché il nuovo vertice, a parità del primo, avrà come unico obiettivo quello di promuovere “la formula Zelensky come unica base per la risoluzione del conflitto, ottenere il sostegno della maggioranza mondiale e, a suo nome, presentare alla Russia un ultimatum sulla capitolazione”. Per un Paese che non accetterà mai un’intesa che non consideri la totale sovranità sul Donbass, oltre che la conquista delle regioni di Kherson e Zaporizhzhia, è impossibile al momento ragionare sulla pace. Ucraina e Russia, per ora, sentono solo guerra.

Aggiornato il 23 settembre 2024 alle ore 16:09