Dad shift: la protesta dei papà che vogliono più diritti

Anche i papà sono importanti. Dad shift, la protesta dei genitori in Gran Bretagna per concedere ai neo-papà un periodo di assenza dal lavoro di durata analoga a quello dei congedi di maternità, ha preso piede nelle ultime settimane. L’associazione di uomini che hanno preso iniziativa, ha iniziato ad attaccare alle statue di personaggi maschili dei fagotti contenenti delle bambole bebè in tutto il Regno Unito. A partire da Londra, dove le incursioni sono cominciate dal monumento in onore al ballerino e attore americano Gene Kelly a Leicester Square, nell’area teatrale di Covent Garden. Poi è stato il turno di Laurence Olivier, leggendario interprete shakespeariano e stella di Hollywood. Per poi allargarsi altrove, anche in altre città, e decorare i monumenti di inventori e progettisti, o quelli dedicati in vita in prossimità degli stadi a celebrità del calcio quali Tony Adams o Thierry Henry. La campagna, seppur insolita, ha sicuramente raggiunto il risultato sperato, attirando l’attenzione dei media internazionali e della politica.

Nel Regno Unito, come lamentano i promotori della campagna Dad shift, il trattamento offerto ai neo-papà è terribile. Addirittura, il peggiore d’Europa: un massimo di due settimane di congedo previsto, senza stipendio, ma solo con la garanzia di un sussidio il cui tetto minimo è fissato attualmente a 184,03 sterline alla settimana. L’obbiettivo dell’associazione di genitori è quello di provare a scuotere il nuovo Governo laburista e il premier Keir Starmer. Secondo un articolo del Guardian, uscito lo scorso fine settimana, i paladini dei diritti dei papà stanno pianificando di inviare una lettera aperta a Downing Street, per invocare una riforma del congedo di paternità.

I costi di un simile cambiamento, in un periodo di magra, di rigore e di tagli di bilancio – annunciati dallo stesso gabinetto Starmer – sarebbero compensati a loro dire da effetti di medio periodo positivi per la crescita, oltre che da un progresso sul fronte dell’equità sociale e del sostegno delle famiglie. Secondo l’associazione di genitori, infatti, “nei Paesi che concedono sei o più settimane di congedo parentale anche agli uomini, il divario salariale di genere fra maschi e femmine sia in media inferiore del 4 per cento e quello sulla partecipazione al mercato del lavoro del 3,7 per cento”, si legge sul quotidiano britannico.

Aggiornato il 20 settembre 2024 alle ore 16:03