La recente ondata di dimissioni o rimozioni nel governo ucraino, che ha coinvolto due vicepremier e quattro ministri chiave, riflette un periodo di turbolenza e potenziali cambiamenti strategici all’interno dell’amministrazione Zelensky. La domanda principale che emerge è se queste partenze siano dovute a dissensi interni o a un progressivo allontanamento di figure un tempo fedeli a Zelensky. Tra i rimossi figurano infatti personalità vicine al presidente fin dagli inizi, come Iryna Vereshchuk e Olha Stefanishyna, nonché ministri di peso come Dmytro Kuleba (Esteri) e Denys Maliuska (Giustizia).
La nomina di Andrii Sybiha a ministro degli Esteri è particolarmente significativa. Sybiha, già vicecapo dell’amministrazione presidenziale e uomo di fiducia di Andrii Jermak, suggerisce un possibile piano già in corso da tempo: Kuleba era forse sotto osservazione, con Sybiha pronto a sostituirlo in caso di necessità. Questa dinamica riflette la crescente centralizzazione del potere intorno a Jermak, descritto da molti come il vero “presidente ombra” del Paese, e a figure strettamente legate all’amministrazione presidenziale.
Un altro segnale di questa tendenza è la promozione di Oleksiy Kuleba, ex governatore della regione di Kiev, a vicepremier e ministro per i Territori temporaneamente occupati. Anche lui proveniente dall’amministrazione presidenziale: questo passaggio sottolinea come il controllo di Zelensky sembri spostarsi progressivamente verso una cerchia sempre più ristretta e fedelissima, a discapito delle istituzioni governative tradizionali. Zelensky, già prima della guerra, aveva manifestato una certa insofferenza per i meccanismi istituzionali democratici, preferendo fare affidamento sul Consiglio di sicurezza, un organo di sua fiducia composto interamente da membri di nomina presidenziale.
Questi cambiamenti trasmettono l’immagine di un Zelensky sempre più accerchiato, intento a rafforzare il proprio potere attraverso l’apparato di sicurezza e l’amministrazione presidenziale, che hanno ricevuto il maggior sostegno da parte degli alleati occidentali. L’assenza dalla scena pubblica di Kyrylo Budanov, capo dei servizi segreti militari e figura di spicco nella lotta contro la Russia, alimenta ulteriormente l’incertezza: potrebbe essere caduto in disgrazia o, più probabilmente, starebbe operando in una situazione di massima allerta per il rischio di attentati russi.
In sintesi, questo repulisti evidenzia una dinamica di accentramento del potere da parte di Zelensky e della sua ristretta cerchia, con un ruolo sempre più predominante dell’amministrazione presidenziale a scapito delle istituzioni tradizionali del governo.
Aggiornato il 06 settembre 2024 alle ore 11:37