Due giorni fa l’attivista Greta Thunberg è stata arrestata a Copenaghen mentre manifestava contro “l’occupazione israeliana” di Gaza. I manifestanti chiedevano anche la fine di ogni cooperazione tra l’Università di Copenaghen e le università israeliane (una richiesta mossa anche da docenti universitari di diverse nazioni). Parliamo di un boicottaggio che ricorda le infami “leggi razziali” italiane del 1938, quando ai docenti di origine ebraica fu proibito l’insegnamento. Fa specie l’ipocrisia dei titoli della Repubblica (“Greta Thunberg arrestata alla manifestazione contro la guerra a Gaza”) e di Sky Tg24 (“Greta Thunberg arrestata in manifestazione contro guerra”). Greta quindi ce l’aveva “contro la guerra”, e non contro Israele? Contro Benjamin Netanyahu e non contro Hamas e l’Iran? Contro i docenti “ebrei” e non contro i macellai del 7 ottobre?
In Italia, intanto, già si parla di una manifestazione pro-Palestina il 5 ottobre: rischia di essere una celebrazione della peggiore strage dai tempi della Shoah. E non è questione di “occupazione delle terre dei palestinesi”, perché questa lotta continua contro gli ebrei in Medio Oriente inizia da lontano. Ricordiamo che il Gran Mufti di Gerusalemme fu il migliore alleato di Adolf Hitler e Benito Mussolini, i quali lo finanziarono e lo armarono, in supporto ai pogrom contro gli ebrei (che a Gerusalemme sono quasi sempre stati maggioranza della popolazione). Il Mufti poi ricambiò gli aiuti organizzando un battaglione di Waffen SS islamiche che si schierò a fianco dell’esercito tedesco sul fronte jugoslavo. I “Giovani palestinesi” identificano la lotta di Hamas con una rivoluzione del tipo “Terra e libertà”. Eppure Hamas ha ottenuto terra e libertà, ovvero la Striscia di Gaza e “libertà”, solo che ne ha fatto un uso atroce, per armarsi e combattere una guerra che – secondo l’organizzazione terroristica – avrà fine solo con la fine dello Stato israeliano e la diaspora di quella popolazione. Gente che sostiene progetti di questo calibro organizza in una data significativa (il 7 ottobre è un lunedì) una manifestazione che rievoca come parte di una “rivoluzione” una strage con bambini sgozzati, donne stuprate, ostaggi violentati e uccisi con un colpo di pistola come alle Fosse Ardeatine. Dov’è la ragione in tutto ciò? È, inoltre, molto grave che una parte dei partiti dell’opposizione stia tacendo su questa manifestazione, forse per un cinico calcolo di un pugno di voti in più. E altri partitini e organizzazioni sono invece più esplicitamente dalla parte sbagliata della verità.
La politica in Europa scende negli inferi
Risultano disdicevoli le dimenticanze giornalistiche sul successo nei lander di Sassonia e Turingia nell’ex Germania orientale dell’Alleanza Sahra Wagenknecht (Bsw), il partito dell’estrema sinistra che ha surclassato una Spd fallimentare in economia. La stampa ha parlato di vittoria dell’estrema destra di AfD, ma ha sottaciuto il piccolo trionfo del Bsw filo-putiniano (chissà quanto sostegno ha dato Vladimir Putin ai partiti della “sua” ex Germania Ddr). Bsw è nato a gennaio 2024 da una scissione della Linke comunista, e colleziona quasi tutte le indecenze di quel fronte che va dai miliziani filo iraniani di Gaza al Governo russo, al Governo venezuelano e alla stessa AfD di estrema destra. I neo comunisti Bsw sono anti-Nato, sono pesantemente anti-immigrazione e vicini alla Russia. I rossobruni sono la chiave del voto amministrativo tedesco, e potrebbero allearsi con la “odiata” Cdu per tener fuori AfD dal Governo della Turingia. Ciò pone alcune questioni fondamentali, calcolando le gravissime difficoltà che hanno i partiti tradizionali nel combattere il massimalismo rossobruno e totalitario, come insegna l’irrisolto nuovo Governo francese (solo oggi, dopo 2 mesi, è stato sciolto il nodo del premier con la nomina di Michel Barnier), una farsa in cui Jean-Luc Mélenchon incarna il ruolo della sinistra tedesca Bsw, e i lepenisti quello della AfD. Emmanuel Macron resta col cerino in mano, mentre Mélenchon vuole riesumare le 35 ore con i quattro giorni lavorativi (bella cosa, ma dove vuoi mettere la concorrenza con la Cina?). Non hanno insegnato nulla il rossobrunismo del Biennio rosso 1919-1921 in Italia, o le vicende della Repubblica di Weimar? Indubbiamente l’Occidente ha problemi di istupidimento culturale, cui non sono estranei l’indottrinamento mainstream, il politicamente corretto e la cancel culture come sostituta della Storia, applicati nelle scuole e nei media Occidentali.
Un errore di Benjamin Netanyahu
Nessuno è perfetto, e una nota sulla comunicazione all’esterno va indirizzata a Benjamin Netanyahu. Contrastare l’informazione diffusa da un buonismo tendente all’ipocrisia è un problema serissimo: “Non i fatti ma le opinioni muovono gli uomini”, scriveva già Epitteto nel primo secolo dell’era cristiana.
Per spiazzare il pensiero unico del regressismo in guerra contro le liberaldemocrazie servirebbe una grande capacità di comunicare, così come fa Hamas, ma anche Volodymyr Zelensky, il quale nuota molto bene nei media. Di più, servirebbero dei corto circuiti dell’informazione, e continui. Quindi, grandi letture del Trattato dell’argomentazione di Chaïm Perelman, Lucie Olbrechts-Tyteca, per il Governo israeliano. Serve un uso di alcune concessioni di “buona volontà” – ovviamente non suicide – come arma di comunicazione verso chi crede alle balle fornite da Hamas o da Putin. Ricordiamo poi che gli inglesi, pur di non far scoprire dai nazisti la decrittazione di Alan Turing del Codice Enigma usato dagli U-boot nell’Atlantico, scelsero di non avvisare alcune loro navi, che furono affondate dai tedeschi. Morirono molti, ma se ne salvarono di più, e la guerra fu vinta. Una scelta atroce oggi impossibile, anche se poi si resta messi male contro i dittatori che combattono sempre ferocemente col criterio di “À la guerre comme à la guerre”. Se non si vuole ricorrere alle scempiaggini di dare all’Ucraina “Pane e non cannoni” (copyright Pd di Elly Schlein) e “armi ma non da usare in Russia”, che però non si è fatta scrupolo di invadere l’Ucraina (copyright Forza Italia di Antonio Tajani) serve ben altro che mostrare le terga al nemico o combattere come alle Termopili. Serve molta sapienza per utilizzare strategie e tattiche militari asimmetriche ma efficaci, invece di attacchi frontali e no stop o di rese senza condizioni.
Ma non è solo questione di strategia militare e mediatica. Il problema è a monte. Se vincono i dittatori o lo stronzo del palazzo di fronte che fa casino tutta la notte, la questione è culturale ed educativa, senza le quali ci si riduce al fattismo della “questione morale” o all’estremismo politico, a quello verbale dei social e dei media, a quello comportamentale nei bar e nelle strade. In Occidente sta sparendo il pluralismo, e vince la legge del Terzo escluso, tipica del bifrontismo calcistico. Contrastare il sistema binario universale è un’impresa titanica, se pensiamo al livello culturale cui ci siamo ridotti (rileggere Il danno scolastico di Luca Ricolfi e Paola Mastrocola). Detto di passaggio, va costruito un monumento a chi – come Federico Rampini – ha saputo cambiare le proprie idee salpando l’ancora delle ideologie per adattarsi ai cambiamenti imposti dalla Storia. Soprattutto va dato merito a chi offre punti di vista eccentrici rispetto al maelstrom del luogo comune, che è il gorgo in cui affondano le navi degli stolti e di chi li segue.
Aggiornato il 05 settembre 2024 alle ore 17:02