La sfida di Bergoglio

È iniziato oggi, con l’arrivo a Giacarta (Indonesia), il nuovo viaggio Apostolico di Papa Francesco, il 45mo in undici anni e mezzo di pontificato. Partito ieri pomeriggio alle 17.30 dall’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino, è atterrato nella capitale indonesiana stamani alle 11.30 ora locale. Questo viaggio è il più lungo che Bergoglio abbia compiuto da quando è salito al Soglio di Pietro nel 2013 non solo per il numero di giorni di permanenza all’estero (dodici, rientrerà a Roma il 13 settembre), ma anche per la quantità di chilometri percorsi: oltre 33 mila. Non solo, Francesco si sposterà in ben quattro paesi – Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est e Singapore - di due continenti diversi, Asia e Oceania, salirà e scenderà dall’aereo sei volte e attraverserà diversi fusi orari. Un vero tour de force in grado di fiaccare anche un uomo ben più giovane dell’ottantottenne pontefice.

Si tratta in assoluto di uno dei viaggi più lunghi per un Papa, anche se non batte il primato di 14 giorni che, secondo gli annali vaticani, fu raggiunto da Giovanni Paolo II nel 1986, quando il pontefice polacco visitò Bangladesh, Singapore, Fiji, Nuova Zelanda ed Australia. Wojtyla, però, all’epoca aveva sessantasei anni ed era in ottima forma fisica (nonostante l’attentato di cinque anni prima si era ripreso alla grande), Bergoglio è invece ormai prossimo alle novanta primavere e da oltre due anni non è più in grado di camminare autonomamente e si serve di un bastone per i piccoli spostamenti ma più frequentemente della sedia a rotelle. È perciò una prova enorme questo viaggio, a cui Francesco non ha voluto rinunciare sebbene l’equipe medica da cui è seguito abbia più volte manifestato perplessità e timori per la salute del Santo Padre. D’altronde è risaputa la pervicacia del papa argentino nel voler mettere a tacere le malelingue che da tempo sentono soffiare a più riprese aria di Conclave, ma stavolta la sfida di Bergoglio è contro la sua stessa resistenza fisica.

Molti vaticanisti nelle scorse settimane davano quasi per certo l’annullamento del viaggio e non sarebbe stata la prima volta: già lo scorso dicembre il Papa, “con enorme rammarico ma su consiglio dei medici” aveva cancellato la sua partenza per Dubai (che richiedeva un volo non particolarmente lungo) in occasione del Cop28, evento a cui teneva moltissimo. Gli stessi giornalisti che seguono sempre il pontefice nei suoi viaggi (per questo oceano-asiatico si sono accreditati e viaggiano sul volo papale ben 70 reporter provenienti da tutto il mondo) sono quasi unanimemente convinti che questo periplo papale così lungo e stancante sarà la prova del nove per capire le reali condizioni di Francesco e che prospettiva temporale potrà avere il suo pontificato. Un porporato, del quale chi scrive si onora di essere confidente, si è spinto in una previsione ben più concreta: “Se Bergoglio supera senza problemi il viaggio in Asia e Oceania, possiamo star certi che durerà ancora, e non poco”. Visti gli acciacchi e l’età di questo Papa è quindi naturale che ci sia una inconsueta attenzione mediatica su questo che è il quattordicesimo viaggio in Asia di Francesco.

È poi anche risaputo che il pontefice, esattamente come il predecessore Benedetto XVI, ha sempre avuto problemi con il fuso e questa volta affronterà ben quattro diversi cambi di orario: l’Indonesia è avanti di 5 ore rispetto all’Italia, la Papua Nuova Guinea 8, Timor Est 7 e Singapore 6. C’è poi il problema legato ai discorsi che dovrà pronunciare, in tutto 16 e sempre in italiano, come sua consuetudine, e anche questa è una prova assai ardua per un pontefice che ha avuto soventi problemi polmonari e bronchiali e ci ha abituati a vederlo passare ad altri i suoi interventi e le sue omelie da leggere perché affaticato e con il respiro corto. Con Bergoglio viaggia un’intera squadra medica composta da due chirurghi, un rianimatore e due infermieri, uno di questi, Massimiliano Strappetti, è da tempo l’ombra del Papa. Strappetti, come molti ricorderanno, nel luglio 2021 fu l’infermiere che consigliò vivamente al pontefice di sottoporsi ad un intervento chirurgico per stenosi diverticolare al colon salvando di fatto la vita di Bergoglio, che era ed è tutt’ora spaventato dall’anestesia totale.

Su questo vero e proprio terrore di essere sedato c’è chi pensa che l’argentino abbia il timore di non risvegliarsi, forse perché vede congiurati ovunque attorno a lui. Leggende metropolitane o meno, dopo quell’operazione Francesco nominò Strappetti suo infermiere personale – una carica fino ad allora inesistente – ed oggi svolge per il Papa mansioni proprie di un medico, facendo per questo arricciare il naso a non pochi in Vaticano (dotato di una struttura sanitaria al cui vertice c’è il c.d. “archiatra pontificio”, di cui però Bergoglio, raccontano, non si fida). Per Matteo Bruni, portavoce della Sala Stampa vaticana, “non c’è alcun allarme o preoccupazione per la salute del Papa ed è stata predisposta la normale assistenza sanitaria come in qualsiasi altro viaggio papale”.

Bruni è però stato smentito dal quotidiano Daily Telegraph che nei giorni scorsi ha rivelato che ci sarebbero ben due ospedali australiani (nei paesi che Francesco visiterà non esistono strutture all’altezza) allertati per un eventuale ricovero d’urgenza papale. Il rientro del Papa in Italia è previsto per il tardo pomeriggio del 13 settembre ed allora si aprirà un’altra partita a cui Bergoglio tiene molto: la definitiva “bergoglizzazione” del Collegio cardinalizio. Sono infatti settimane che in Vaticano si vocifera che il Papa voglia indire per ottobre, quando riprenderà il Sinodo sulla sinodalità, il suo decimo Concistoro per la creazione di nuovi cardinali.

Un record assoluto di infornate cardinalizie che ha uno scopo ben preciso: arrivare il prima possibile a quella sorta di “punto di non ritorno” con la quasi totalità dei cardinali elettori nominati da lui in modo non solo da poter orientare il prossimo Conclave, ma anche i successivi. C’è chi si aspettava l’annuncio del nuovo Concistoro già domenica scorsa 1° settembre, ma all’Angelus, tradizionale momento in cui i pontefici comunicano questo evento, Bergoglio non ne ha fatto menzione. Si attende quindi il rientro dal viaggio in Asia e Oceania e Oltretevere sono già in molti a tremare, chi ormai certo che non vedrà mai la berretta rossa posarsi sul proprio capo, chi temendo che la nuova infornata di porpore comprenderà personaggi di secondo piano provenienti dai più sparuti angoli del mondo, ma tutti sempre con lo stesso denominatore comune: essere allineati completamente alla visione bergogliana.

Aggiornato il 04 settembre 2024 alle ore 10:09