L’Iran temporeggia, diplomazie in movimento

Evitare lo spazio aereo dell’Iran. Le autorità di Teheran hanno chiesto alle compagnie aeree di tutto il mondo di non volare sopra il Paese, a causa di esercitazioni militari. Il Notice to AirMen (Notam) pubblicato dall’Egitto fa riferimento al periodo di tempo compreso tra le 3 e le 6 di mattina (ora italiana). “Tutti i vettori egiziani devono evitare il sorvolo della Fir (Flight information Region) di Teheran. Nessun piano di volo sarà accettato per il sorvolo di tale territori”, si legge nel comunicato. Domenica scorsa, le autorità giordane avevano consigliato alle compagnie aeree che sarebbero atterrate negli aeroporti del Paese di portare con se carburante extra per circa 45 minuti di sorvolo. Al momento, sono diversi i vettori che stanno rivedendo gli orari e le traiettorie di volo per evitare lo spazio aereo iraniano e libanese. Alcune tratte verso Israele e Libano sono state interrotte.

Nel frattempo, la risposta di Teheran all’eliminazione da parte di Israele di Ismail Haniyeh potrebbe essere ricalibrata. Lo afferma il quotidiano Politico, visto che Washington avrebbe inviato messaggi all’Iran tramite vari intermediari per rimodulare l’eventuale attacco di ritorsione contro Israele. “I funzionari hanno detto che prevedono una sorta di risposta iraniana all’uccisione di Haniyeh – ha spiegato il giornale – ma che Teheran sembra essersi ricalibrata e gli Stati Uniti non si aspettano un attacco imminente” contro Tel Aviv. Inoltre, il neo insediato presidente iraniano Masoud Pezeshkian avrebbe chiesto alla Guida suprema Ali Khamenei di evitare l’attacco diretto a Israele. L’escalation e la ritorsione dello Stato ebraico potrebbe, secondo il leader, alla devastazione di infrastrutture e obiettivi energetici a paralizzare l’economia del Paese. Una guerra, inoltre, potrebbe aggravare il malcontento dei cittadini.

In quest’ottica di stallo si colloca Hezbollah, che sarebbe sempre più intenzionata a non aspettare un’azione coordinata tra i vari alleati islamici e a colpire “indipendentemente” Israele. I libanesi si starebbero muovendo più velocemente di Teheran – secondo una fonte della Cnn – per preparare un attacco contro lo Stato ebraico, anche nei prossimi giorni. L’Iran dal canto suo ha già effettuato alcuni, ma non tutti, i preparativi previsti per un attacco su larga scala contro Israele.

Visto che la situazione è pronta a deteriorarsi da un momento all’altro, diverse diplomazie – occidentali e non – si stanno muovendo per evitare il coinvolgimento dei civili nella rappresaglia. “L’appello che lanciamo a Iran e Israele è quello di non incrementare gli scontri e di ridurre un conflitto che non può diventare un conflitto regionale. Su questo c’è l’impegno del G7, c’è l'impegno di tanti Paesi anche arabi con i quali condividiamo una visione politica per la stabilità del Medio Oriente”, ha dichiarato il vicepremier Antonio Tajani a margine di una rassegna culturale a Sabaudia. L’Italia si augura che “si arrivi quanto prima a un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, quello è l’elemento chiave per la de-escalation, e vedremo quale sarà la reazione iraniana dopo gli attacchi che hanno portato alla morte del leader di Hamas. Credo che una reazione sarà inevitabile, ci auguriamo che non ci siano vittime e che poi si concluda questa fase”, ha aggiunto il titolare degli Esteri. “Tutto il mondo arabo, il Qatar, l’Egitto, la Giordania, può essere un interlocutore di entrambe le parti e anche dell’Iran per cercare di arrivare ad una soluzione positiva – ha sottolineato Tajani – L’obiettivo, che è quello di due popoli due Stati, non è facile ma non bisogna mai rinunciare all’impegno per raggiungere il risultato ottimale”, ha chiosato il vicepremier italiano.

Inoltre, anche il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan si sta muovendo per cercare di rimettere in carreggiata la situazione. Oggi, ad Ankara, è atteso il capo di Stato del Qatar, l’emiro Sheikh Tamim bin Hamed Al Thani. Al centro del summit con il leader della Turchia ci saranno gli sviluppi del conflitto a Gaza e i passi da compiere per riavviare un negoziato che porti al cessate il fuoco nella Striscia. Ankara e Doha sono state spesso, negli ultimi mesi, le prime a chiedere e a proporsi come mediatrici per aprire un tavolo negoziale. Infine Erdoğan, con l’arrivo di Yahya Sinwar, ha ricordato l’importanza del dialogo per evitare un’escalation del conflitto che coinvolga anche Libano e Iran.

Aggiornato il 08 agosto 2024 alle ore 16:01