Ha fatto molto scalpore un video circolato sui social network alcuni giorni fa, dove si è vista la strage di mercenari Wagner (ancora così identificati, ora Africa Corps) e soldati del Mali, uccisi in uno scontro a fuoco durato dal 25 al 27 luglio in una località desertica al confine tra Mali e Algeria, chiamata Tin Zaouatine. L’evento bellico si è collocato nelle rivendicazioni del popolo dell’Azawad, Csp-Dpa (Cadre stratégique pour la défense du peuple de l’Azawad), guidato da pochi mesi da Bilal Ag Acherif. Si tratta di una coalizione di gruppi ribelli separatisti del nord del Mali. Questi hanno dichiarato la loro indipendenza dal 2012 e si sono opposti alle FaMa, Forze Armate maliane, supportate robustamente dal gruppo russo ex Wagner.
Il conflitto ha rappresentato la prima pesante sconfitta dei mercenari russi in Mali, dove il gruppo paramilitare opera a sostegno delle forze governative dalla fine del 2021. Tale débâcle ha fatto sorgere dubbi sia sulla effettiva capacità offensiva fornita alle forze regolari maliane dalle milizie Africa Corps, sia su come siano riusciti i guerriglieri delle tribù Azawad e tuareg a causare danni devastanti ai maliani, ma soprattutto ai russi. Inoltre, la disfatta ha assunto un significato politico in quanto ha messo in dubbio la forza della giunta golpista del colonnello Assimi Goïta, uscita rafforzata dopo la ripresa, nel novembre del 2023, della storica roccaforte dei ribelli tuareg, la cittadina di Kidal strappata ai separatisti. Kidal, ubicata nel Mali del nord, nel 2012 unilateralmente dichiara la sua indipendenza dal Mali, diventando il simbolo di una “sovranità violentata”. Tuttavia, dopo la cacciata da Kidal, avvenuta tramite l’intervento dell’esercito maliano e dei miliziani russi, i ribelli si sono riorganizzati per continuare la lotta contro il Governo al potere a Bamako.
Superando le considerazioni sul conteggio dei morti mercenari e dei maliani – che comunque è superiore a cento vittime – la distruzione di un convoglio di mezzi militari, e che alcuni “Wagner” siano stati fatti prigionieri dai ribelli, la cosa più interessante è quanto dichiarato lunedì da Andriy Yusov, portavoce del Gur, Servizio segreto militare ucraino, che ha affermato, durante una intervista trasmessa su un canale televisivo locale che i servizi ucraini collaborano con i ribelli operanti nel nord del Mali. Secondo quanto rilasciato nella sua dichiarazione, i tuareg hanno ricevuto le giuste informazioni e “altro”, che hanno permesso di ottenere il successo in questa operazione militare contro quelli che il portavoce del Gur ha definito “criminali di guerra russi”. A conferma delle parole di Yusov si è aggiunto quanto rivelato da Mohamed El Maouloud Ramadan, portavoce e comandante degli Azawad, in quale ha sostenuto che sono in corso degli incontri con i servizi segreti ucraini per verificare le migliori modalità di cooperazione; aggiungendo che forti legami non esistono solo con gli ucraini, ma anche con francesi, americani e altri. Quindi i francesi ex “protettori del Mali” cacciati dal Governo in carica si sono alleati con i ribelli separatisti? Non è improbabile, visto che le alleanze cambiano drasticamente a seconda delle esigenze. Inoltre, considerando le coalizioni, si riproduce esattamente il posizionamento delle forze dello scacchiere russo-ucraino.
Comunque, come è noto, la guerra russo-ucraina ha molteplici “fronti”. E quello africano è senza dubbio in espansione. Infatti, le autorità ucraine hanno ammesso, in più occasioni, di essere in guerra con la Russia in tutti i teatri. E le aggressioni ai paramilitari russi che, come Wagner hanno appoggiato l’esercito di Mosca dalla fase iniziale del conflitto in terra ucraina, sono un obiettivo strategico. Già alla fine dell’anno scorso Kyiv Post, il principale quotidiano ucraino in lingua inglese, aveva riferito di aver aperto un nuovo fronte in Africa, inviando forze speciali ucraine in Sudan, per combattere contro i mercenari russi che sostenevano le Fsr, Forze di supporto rapido, al soldo del generale Mohamed Hamdan Daglo, milizie ribelli che combattono tuttora contro l’esercito regolare sudanese.
L’attendibilità delle fonti circa il posizionamento strategico dell’Ucraina in Africa è ormai acclarata; le autorità ucraine stanno collaborando con i separatisti del Mali, fornendo loro informazioni strategiche, ma anche addestrandoli all’uso dei droni. Insiste, però, una perplessità nell’analisi delle “dinamiche di forza” di questa area: considerando la presenza jihadista nella regione, come hanno potuto le forze dei tuareg e affini, insieme alle forze speciali ucraine, dribblare contatti o interferenze con gli estremisti islamici capillarmente presenti? È pensabile che per ottenere la vittoria sui maliani e sull’Africa Corps (sponda russa) a Tin Zaouatine, i ribelli e gli ucraini abbiano combattuto fianco a fianco con i jihadisti del Gsim, Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani, affiliato ad Al-Qaeda? Una risposta, la cui attendibilità è difficilmente riscontrabile, l’ha data il Gsim appena terminata la battaglia del 25-27 luglio, quando ha annunciato di aver catturato una colonna dell’esercito regolare maliano e dei suoi alleati mercenari russi e di aver eliminato numerosi di questi combattenti. Per contro, l’Azawad nega qualsiasi tipo di cooperazione con gli estremisti islamici.
Ciononostante, il Governo del Mali assicura che la battaglia non avrebbe avuto quell’esito tragico per i maliani e per i russi, se non ci fosse stata una cooperazione bellica tra i tre gruppi, i separatisti, gli ucraini e i jihadisti. Decisamente il fronte africano stimola numerose riflessioni, soprattutto quando coagula interessi di autonomia territoriale, con ideologie di estremismo islamico, e difesa nazionale come quella ucraina; in antagonismo a fisiologici Governi golpisti, e mercenari russi. Ma si sa che in guerra tutto è possibile.
Aggiornato il 08 agosto 2024 alle ore 10:22