Venezuela, Corte suprema indaga sulle elezioni

Nicolás Maduro “ha i proiettili dalla sua parte, ma noi i voti”. Ecco uno dei tanti slogan apparsi sui cartelloni dei venezuelani in protesta contro le elezioni truccate che hanno riconfermato il presidente uscente per un terzo mandato. Oggi, la Corte suprema di giustizia (Tsj) del Venezuela ha aperto un’indagine sulle Presidenziali del 28 luglio, mentre il conto delle vittime tra chi alza la voce sarebbe salito almeno a 23 morti. Il capo dell’organo di giustizia, Caryslia Rodríguez, ha convocato i leader dei partiti politici e i candidati alla presidenza per la corretta consegna di tutti i documenti elettorali in loro possesso. Pesano, dalla parte di Edmundo González Urrutia e di María Corina Machado, le testimonianze di moltissimi funzionari di seggio, che hanno riscontrato l’irregolarità dell’esito delle elezioni. Secondo l’opposizione infatti, è stato González a vincere le presidenziali con circa il 70 per cento delle preferenze.

La Corte suprema effettuerà una perizia sui documenti nei prossimi 15 giorni, prima di sancire un verdetto. Lo ha riportato il quotidiano messicano El Universal. La massima Corte convocherà i candidati presidenziali e i leader dei partiti politici, invitandoli a registrare “tutti gli strumenti elettorali” trovati in loro possesso e a “rispondere alle domande poste da questo organismo”. Secondo il calendario presentato dalla presidente Rodríguez, le convocazioni inizieranno domani, con il presidente emerito – o almeno così direbbero i voti in mano a Machado – Edmundo González, mentre il presidente uscente Nicolás Maduro, che il Consiglio ha annunciato come vincitore alle urne, è stato convocato per venerdì.

Nel frattempo il presidente chavista si aggrappa ai datiufficiali” del suo Comitato elettorale. Ed elimina WhatsApp dal suo telefono, intimando la popolazione venezuelana a fare lo stesso. Meglio Telegram o il cinese WeChat, visto che l’applicazione di messaggistica di Meta “viene utilizzata dai gruppi fascisti” per minacciare il Paese. “Attraverso WhatsApp stanno minacciando la famiglia dei militari venezuelani. Attraverso WhatsApp minacciano chiunque non si pronunci a favore del fascismo. Primo passo: ritiro volontario, progressivo e radicale da WhatsApp”, ha dichiarato Maduro.

Anche il presidente – progressista è dire poco – del Cile, Gabriel Boric, sta con l’opposizione in Venezuela. Il capo di Stato ha condannato la recente apertura di un’indagine penale contro González e Machado da parte della Procura generale del Paese chavista.”Ora il regime di Maduro annuncia una persecuzione criminale contro i due leader dell’opposizione, mentre reprimono il loro stesso popolo che chiede che le loro espressioni democratiche siano rispettate”, ha spiegato Boric. “Difendiamo il rispetto dei diritti umani dei manifestanti e dei leader dell’opposizione”, ha chiosato il presidente cileno.

Aggiornato il 06 agosto 2024 alle ore 15:37