L’aeronautica militare israeliana deve prepararsi a una minaccia primaria a tripla dimensione

Il 20 luglio 2024, l’aeronautica militare israeliana ha lanciato un attacco mirato contro il porto yemenita di Hodeida. Il raid aereo è stato una risposta a una serie di attacchi sferrati dagli Houthi contro Israele che, dall’inizio della guerra a Gaza, hanno lanciato più di 220 missili da crociera e droni, la maggior parte dei quali sono stati intercettati dalla task force americana nel Mar Rosso e il resto da jet da combattimento e dai sistemi di difesa aerea israeliani. Il fattore scatenante dell’attacco israeliano è stato il lancio di un drone “Samad-3”, a duemila chilometri di distanza, che ha raggiunto Tel Aviv alle prime ore dell’alba del 19 luglio scorso colpendo un edificio nelle vicinanze della sede dell’ambasciata americana, e provocando la morte di un cittadino israeliano e il ferimento di altri otto.

Secondo una fonte dell’aeronautica militare israeliana (Iae), dalla decisione del governo di colpire gli Houthi all’operazione vera e propria sono trascorse poco più di 24 ore, necessarie per la preparazione dell’attacco, che in genere richiederebbe mesi per garantire tali capacità di attacco a lungo raggio, che potrebbero anche colpire obiettivi in Iran. Il raid aereo su Hodeida ha dimostrato le capacità operative a lungo raggio dell’Iaf. L’attacco ha coinvolto numerosi jet da combattimento, tra cui F-35, F-15 e F-16, aerei da rifornimento e velivoli in grado di soddisfare i requisiti di controllo aviotrasportati, a circa 1.700 chilometri da Israele. L’attacco è stato completamente coordinato con il Comando Centrale degli Stati Uniti (Centocom) e sembra ragionevole supporre che tutti i Paesi prossimi alla rotta israeliana siano stati avvisati.

Un’operazione del genere richiede informazioni precise, coordinamento complesso e preparazione prolungata. Le capacità dimostrate in questo attacco includono il rifornimento aereo, che probabilmente prevede voli a bassa quota per evitare il rilevamento radar, e l’uso di munizioni di precisione a lungo raggio (standoff fire). L’attacco ha colpito obiettivi infrastrutturali Houthi, con un impatto grave sull’economia dei miliziani yemeniti, tra cui impianti di rifornimento di carburante nel porto, gru, una centrale elettrica e infrastrutture portuali utilizzate per lo stoccaggio e il trasferimento di armi dall’Iran.

Il porto stesso è stato definito dalle Idf come un’infrastruttura a duplice uso (civile-militare), aprendo la strada alla possibilità di individuare porti simili in Iran, utilizzati per esportare armi all’asse iraniano e immagazzinare carburante, come legittimi obiettivi militari. Data la rilevante dipendenza di Teheran dai profitti derivanti dal petrolio e dal gas naturale, che aiutano a finanziare le attività dell’intero asse iraniano nella regione, una futura operazione israeliana in Iran potrebbe non essere limitata a siti nucleari e basi missilistiche, e includere altresì infrastrutture come i porti. Questo è probabilmente un messaggio chiave per il regime iraniano dopo l’attacco in Yemen.

Considerati i preoccupanti progressi del programma nucleare iraniano, questo messaggio assume un’urgenza ancora maggiore.

Il porto di Hodeida è una via d’accesso cruciale per l’importazione di armi e per le forniture militari destinate da Teheran agli Houthi, e l’attacco ha compromesso questa capacità per un periodo imprecisato. L’Iran, che finanzia e rifornisce gli Houthi, vede questo attacco come una minaccia diretta ai suoi asset. Il messaggio indirizzato a Teheran è chiaro: qualsiasi azione contro Israele, o una svolta nel programma nucleare, incontrerà una risposta severa.

Se Israele decidesse di colpire obiettivi in seno all’​​Iran, potrebbe farlo con le stesse capacità dimostrate nell’attacco in Yemen, che includono il rifornimento aereo, voli a bassa quota per evitare il rilevamento radar, e l’uso di munizioni di precisione a lungo raggio. Tuttavia, in uno scontro con l’Iran, è probabile che i fronti del Libano e della Siria verrebbero completamente attivati, ponendo una sfida senza precedenti all’Iaf in uno scenario del genere. Hezbollah in Libano e le milizie sciite in Siria, in coordinamento con il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Irgc), costituirebbero fronti attivi contro Israele, richiedendo una più intensa potenza di fuoco aerea e copertura dei servizi d’informazione.  Ciò significa in sostanza indurre l’Iaf a impegnarsi su tre fronti paralleli.

Una guerra su vasta scala con Hezbollah inonderebbe i cieli israeliani di migliaia di razzi, missili, mortai e di droni al giorno, combinati con missili di precisione, richiedendo una potenza di fuoco aerea israeliana senza precedenti, incluso l’obiettivo di colpire quotidianamente almeno 3mila obiettivi in Libano. Qualsiasi guerra su vasta scala richiederebbe il lancio di 60-100mila munizioni da parte dell’Iaf. In Siria, decine di migliaia di membri della milizia sciita operano sotto il comando dell’Ircg e Hezbollah è attivo anche nella parte meridionale della Siria.

A nostro avviso, queste milizie lancerebbero missili balistici, da crociera e droni dalla Siria verso Israele. Riteniamo inoltre che le milizie sciite in Siria potrebbero tentare attacchi via terra contro Israele, infiltrarsi nel suo territorio e cercare di impadronirsi delle comunità sulle alture del Golan. È importante notare che il profondo coinvolgimento dell’Iran in Siria, insieme alla presenza di milizie sciite sotto il comando dell’Ircg, renderà il Paese una base centrale delle operazioni in una guerra futura. Le milizie sciite di vari Stati della regione formeranno una significativa forza di combattimento pronta ad attaccare Israele con vari mezzi.

Pertanto, è probabile che l’Iaf si stia preparando a uno scenario di grave minaccia primaria, ovvero un triplice scontro contro l’Iran e le forze nemiche in Siria e Libano.

D’altro canto, è molto significativo il fatto che la Striscia di Gaza non rappresenti più una grave minaccia in termini di attacchi missilistici e non richieda un’intensa gestione aerea da parte dell’aeronautica militare per la raccolta di informazioni e gli attacchi, poiché ciò rende disponibili risorse considerevoli, tra cui droni da attacco e da ricognizione, per altri teatri.

Secondo i dati delle Forze di Difesa Israeliane, l’Iaf ha finora attaccato circa 37mila obiettivi nella Striscia di Gaza, tra cui oltre 25mila infrastrutture terroristiche e siti di lancio. Il centro operativo del Comando meridionale, in sinergia con l’aeronautica militare israeliana, dirige attacchi aerei contro siti da cui sono stati lanciati razzi contro Israele e le forze militari israeliane nella Striscia di Gaza. Tuttavia, la portata dell’attività aerea sulla Striscia è diminuita drasticamente nel tempo. Secondo quanto asserito da vari alti funzionari israeliani, durante la guerra, l’Iaf ha mantenuto la maggior parte della sua potenza di fuoco per il fronte del Libano.

In qualsiasi confronto con l’Iran, Hezbollah e le forze della milizia in Siria, Israele dovrà affrontare contemporaneamente molteplici attacchi da diverse fonti, il che richiede un livello molto elevato di prontezza operativa. L’attacco in Yemen serve come pratica operativa per scenari a lungo raggio, ma non rappresenta l’intera portata della sfida in una guerra su tre fronti.

Israele deve prepararsi a uno scenario di triplice confronto che coinvolge Iran, Libano (come gli eventi di queste ore, ndr) e Siria. Affrontare una minaccia di questo tipo su più fronti impone il dare priorità ai sistemi di difesa aerea per garantire la continuità funzionale dell’aeronautica, la protezione di siti strategici in Israele e una pianificazione operativa estremamente complessa che estenda al massimo le capacità della forza, e forse anche oltre.

In conclusione, l’attacco contro il porto di Hodeida serve da avvertimento all’Iran e ai suoi proxies, evidenzia la determinazione di Israele ad agire ovunque si presenti una minaccia alla sua sicurezza. Il raid aereo dimostra che Israele non esiterà a operare in profondità nel territorio nemico e che definisce le infrastrutture critiche come legittimi obiettivi militari. Nonostante il raid evidenzi le capacità di attacco a lungo raggio di Israele e invii un messaggio chiaro a Teheran e al suo asse, lo Stato ebraico deve prepararsi a uno scenario di triplice confronto con sfide senza precedenti, che mette a dura prova le capacità dell’aeronautica militare.

(*) Alma Research and Education Center

(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada

Aggiornato il 31 luglio 2024 alle ore 11:04