L’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia e le minacce nucleari del Cremlino per scoraggiare il supporto alleato a Kyiv hanno riacceso il dibattito sulla capacità di deterrenza nucleare della Nato a un livello mai visto negli ultimi decenni. “La deterrenza nucleare è la pietra angolare della sicurezza dell’Alleanza”, hanno riaffermato all’inizio di luglio i membri della Nato nel loro comunicato del vertice di Washington. Tuttavia, l’effettiva deterrenza nucleare dell’Alleanza, specialmente nell’Europa orientale, rimane inadeguata. Per rafforzare la deterrenza nucleare della Nato e contrastare le minacce nucleari della Russia, gli Stati Uniti dovrebbero estendere gli accordi di condivisione nucleare ad alleati come Polonia, Finlandia e Romania. Gli Stati Uniti dovrebbero inoltre ampliare la presenza di sistemi missilistici terrestri a doppia capacità a medio raggio in Europa. Collegata a questi cambiamenti, la Nato dovrebbe interrompere il Nato-Russia Founding Act (Nrfa), che fu istituito nel tentativo di collaborare su questioni di sicurezza e progetti congiunti, ma che Mosca ha ripetutamente violato. Solo ampliando il suo approccio alla condivisione nucleare l’Alleanza può migliorare adeguatamente la sua posizione di deterrenza e contrastare in modo efficace il ricatto nucleare della Russia.
Breve storia della condivisione nucleare della Nato
La diffusione delle armi nucleari era una delle principali preoccupazioni all’alba della Guerra fredda. Nel 1963, il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy si preoccupava di “un mondo in cui quindici, venti o venticinque nazioni potessero avere queste armi” entro un decennio. L’attuale programma di condivisione nucleare della Nato è emerso negli anni Sessanta quando Washington ha cercato di gestire la proliferazione di armi nucleari e altre due sfide urgenti: le relazioni bilaterali in tutta Europa e la difesa degli alleati della Nato dell’Europa occidentale. A destare particolare preoccupazione sia negli Stati Uniti sia in Unione Sovietica, era il desiderio della Germania occidentale di poter accedere al deterrente nucleare posto al centro della strategia di difesa della Nato. Gli sforzi degli Stati Uniti originariamente individuarono come soluzione a questa istanza l’istituzione di una Forza multilaterale, che avrebbe creato una flotta in grado di trasportare missili Polaris A-3 sotto il comando della Nato. Ma una volta che Washington si rese conto che l’opposizione sovietica a questo accordo avrebbe affossato il Trattato di non proliferazione (Tnp), l’Amministrazione Johnson cambiò approccio, dando vita a quella che ora viene definita “condivisione nucleare” all’interno della Nato. In base a questo accordo, le armi nucleari statunitensi B-61 sono state dislocate in alcune basi sicure in Europa e Turchia, rimanendo sotto la custodia e il controllo degli Stati Uniti, così da rispettare i dettami del Tnp. In caso di guerra nucleare, una missione nucleare da parte di un membro della Nato può avvenire solo con l’approvazione esplicita del Nuclear Planning Group della Nato, e previa l’autorizzazione del presidente degli Stati Uniti e del primo ministro britannico. La Francia rimane al di fuori di questo meccanismo disponendo di un proprio arsenale nucleare nazionale.
Attuale condivisione nucleare
L’attuale politica di condivisione nucleare della Nato viene dettagliata in varie pubblicazioni. Sostanzialmente, si basa su quanto contenuto nella Deterrence and Defence Posture Review del 2012, nelle dichiarazioni del vertice Nato del 2012 e nel Concetto strategico della Nato del 2022. La dottrina evita deliberatamente di individuare in modo esplicito quali circostanze risultino qualificanti per l’uso di armi nucleari. L’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014 e la guerra nel Donbas hanno, tuttavia, spinto la Nato a riconsiderare il concetto di deterrenza nucleare. Il vertice di Varsavia del 2016 ha rilevato questa esigenza di cambiamento, ma nonostante l’Alleanza abbia parlato apertamente della questione nucleare e abbia istituito una esercitazione nucleare annuale, denominata Steadfast Noon, la maggior parte degli sforzi si è concentrata sulle forze convenzionali. Il problema, come notano Simond de Galbert e Jeffrey Rathke, è che raggiungere la parità convenzionale è “irrealistico e costoso”. A peggiorare le cose sono state le violazioni da parte della Russia del Trattato sulle forze nucleari intermedie (Inf) nel 2019, quando il Cremlino ha schierato nella città di Mozdok, nell’Ossezia del Nord, missili da crociera superficie-superficie (9M729) con una gittata di 2.500 chilometri. Questa violazione del trattato è particolarmente grave in quanto mette gli alleati orientali e settentrionali della Nato sotto minaccia diretta. Conseguentemente, lo stesso anno, gli Stati Uniti, condividendo questa scelta con gli altri alleati della Nato, si ritirarono dal Trattato Inf. Tre anni dopo, nel 2022, l’Alleanza ha ulteriormente rilanciato il concetto di deterrenza nucleare, affermando nel suo concetto strategico, che avrebbe “adottato tutte le misure necessarie per garantire la credibilità, l’efficacia e la sicurezza della missione dissuasiva nucleare”. L’anno successivo, l’Alleanza ha annunciato un’ulteriore modernizzazione della capacità nucleare della Nato al vertice di Vilnius. Questa modernizzazione della capacità nucleare della Nato è facilitata dal rinnovamento in atto delle forze nazionali negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Francia, nonché dall’aggiornamento degli aerei europei a doppia capacità. Per gli attuali alleati di condivisione nucleare, le vecchie bombe a gravità B-61 saranno sostituite dall’avanzato B61-12. Queste nuove armi utilizzano le testate esistenti e non rappresentano un aumento del numero complessivo di testate statunitensi ri-schierate.
Come deve evolvere la condivisione nucleare
Ad oggi, nonostante la modernizzazione in atto, la posizione nucleare della Nato rimane stagnante. Per migliorare la posizione di deterrenza dell’Alleanza, gli Stati Uniti e i loro alleati dovrebbero compiere due passi: estendere gli attuali accordi di condivisione nucleare verso est e dispiegare armi nucleari tattiche statunitensi terrestri in Europa. L’espansione degli attuali accordi di condivisione nucleare verso est richiede una rottura totale del Nato-Russia Founding Act (Nrfa) del 1997, che Mosca ha fatto a pezzi già da tempo. Tuttavia, diversi alleati si rifiutano di abbandonare l’accordo con l’idea errata che, in qualche modo, lo stesso fornisca una strada per la pace. In pratica, ciò ha fatto sì che l’Alleanza si sia concentrata sulla rotazione delle forze convenzionali nell’Europa orientale per rimanere nello spirito del Nrfa. Ma è la Russia, non la Nato, che ha destabilizzato l’Europa. Di volta in volta, il Cremlino ha palesemente ignorato l’Nrfa. Non ci si deve illudere che ci sia una strada per tornare indietro. Ritenere di poter preservare lo spirito del Nrfa mentre la Russia conduce una guerra brutale e illegale contro l’Ucraina e si impegna in una scontro politico sistematico contro gli alleati della Nato, compresi gli Stati Uniti, è folle. Cercare di arginare la Russia con le sole forze convenzionali in luoghi come i Paesi baltici ha lo scopo di rassicurare ma non costituisce un’effettiva strategia di deterrenza e difesa. Altrettanto inefficace sarebbe affidarsi solo agli aerei da combattimento F-35 in basi che già immagazzinano armi nucleari statunitensi in Europa. L’unica soluzione adeguata è rispondere alle mosse russe in modo da essere in grado di poter attuare, se necessario, una ritorsione equivalente. Data la forza economica degli Stati Uniti, e degli alleati nucleari Francia e Gran Bretagna, sarebbe logico per loro imporre costi crescenti alla Russia attraverso una condivisione nucleare estesa. Inoltre, il Pentagono ha recentemente annunciato che avrebbe inviato Tomahawk, Sm-6 e missili ipersonici in Germania nel 2026. Si tratta di un buon inizio, ma ancora una volta potrebbe risultare insufficiente per ridimensionare le mire espansionistiche di Mosca. Nel nuovo programma di deterrenza occorrerebbe rimuovere la distinzione, che ancora viene fatta, tra tempo di pace e tempo di guerra, favorendo invece un impegno persistente attraverso una serie di capacità come parte della deterrenza generale. Vladimir Putin ha sempre più frequentemente minacciato il possibile utilizzo delle armi nucleari presenti nel proprio arsenale. Solo rispondendo adeguatamente a tali minacce la Nato può trovare un Cremlino disposto ad ascoltare.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza
Aggiornato il 31 luglio 2024 alle ore 11:52