L’Ucraina scaccia la flotta russa dal Mar Nero

La scorsa settimana ha segnato un’altra pietra miliare nella battaglia del Mar Nero, poiché la Marina russa avrebbe ritirato il suo ultimo pattugliatore rimasto nella Crimea occupata. La notizia è stata annunciata dal portavoce della Marina ucraina Dmytro Pletenchuk, che ha segnalato la natura storica della ritirata russa con le parole: “Ricorda questo giorno”. La resa delle navi da guerra dalla Crimea è l’ultimo indicatore che, contro ogni previsione, Kyiv sta effettivamente vincendo la guerra in mare. Quando il Cremlino ha iniziato il blocco dei porti, alla vigilia dell’invasione su vasta scala nel febbraio 2022, pochi credevano che la sgangherata Marina ucraina potesse seriamente sfidare il predominio della potente flotta russa del Mar Nero. Tuttavia, una volta iniziate le ostilità, è presto diventato evidente che il Paese occupato non aveva alcuna intenzione di cedere il controllo del Mar Nero a Vladimir Putin senza combattere.

A partire dall’affondamento dell’ammiraglia della flotta russa del Mar Nero, la Moskva, nell’aprile 2022. L’Ucraina ha utilizzato una combinazione di droni e missili di produzione nazionale, insieme ad armi a lungo raggio fornite dall’Occidente, per sferrare una serie di colpi devastanti contro la flotta di Putin. I missili da crociera consegnati a Kyiv dai partner britannici e francesi hanno svolto un ruolo davvero importante in questa campagna. Tuttavia, il sistema d’arma più efficace si è rivelato essere l’innovativo drone marino prodotto dall’Ucraina.

I risultati parlano da soli. Quando è iniziata l’invasione su vasta scala, la flotta russa del Mar Nero aveva 74 navi da guerra, la maggior parte delle quali erano di stanza nei porti della Crimea occupata dai russi. In poco più di due anni, l’Ucraina è riuscita ad affondare o danneggiare circa un terzo di queste navi. Nella seconda metà del 2023, erano già emerse segnalazioni di navi da guerra russe trasferite frettolosamente, attraverso il Mar Nero, dalla Crimea al porto relativamente sicuro di Novorossiysk in Russia. Entro marzo 2024, la flotta russa del Mar Nero era diventata “funzionalmente inattiva”, secondo il ministero della Difesa britannico.

Il notevole successo dell’Ucraina nella battaglia del Mar Nero ha avuto implicazioni pratiche significative per la guerra nel suo assieme. Ha interrotto la logistica russa e ostacolato il rifornimento delle truppe nell’Ucraina meridionale, limitando al contempo la capacità di Mosca di bombardare obbiettivi ucraini con missili da crociera lanciati da navi da guerra. In modo cruciale, ha anche consentito a Kyiv di rompere il blocco dei porti del Paese nel Mar Nero e riprendere la navigazione commerciale tramite un nuovo corridoio marittimo. Di conseguenza, le esportazioni agricole ucraine sono ora vicine ai livelli prebellici, fornendo alla Nazione una vitale ancora di salvezza economica.

La reazione russa ai crescenti insuccessi nella battaglia del Mar Nero ha offerto lezioni preziose per la futura condotta della guerra. È stato spesso suggerito che un Vladimir Putin, messo all’angolo e sconfitto, potrebbe potenzialmente ricorrere alle misure più estreme, incluso l’uso di armi nucleari. In realtà, il despota ha risposto all’umiliante sconfitta della flotta del Mar Nero impartendo l’ordine di ritiro alle navi da guerra superstiti.

Quest’azione, deludente per gli estimatori del Cremlino, è ancora più significativa se si considera l’alto valore simbolico della Crimea per il regime di Putin. L’invasione russa dell’Ucraina è iniziata nella primavera del 2014 con la conquista della Crimea, che occupa una posizione quasi mistica nel folklore nazionale russo in quanto sede della flotta del Mar Nero del Paese. Nel corso dell’ultimo decennio, la penisola ucraina occupata è stata ampiamente protagonista della propaganda del Cremlino che strombazzava il ritorno della Russia allo status di grande potenza, ed è diventata il simbolo della rivendicazione personale di Putin di un posto nella storia russa.

L’elevato status della Crimea è stato inizialmente sufficiente a rendere alcuni partner internazionali dell’Ucraina estremamente cauti. Tuttavia, gli ucraini non hanno manifestato le medesime preoccupazioni. Al contrario, ignorando il discorso del Cremlino sulle conseguenze disastrose, hanno iniziato ad attaccare obiettivi militari russi in Crimea e in tutto il Mar Nero. Più di due anni dopo, questi attacchi sono diventati parte della routine della guerra e sono dati per scontati da tutte le parti. In effetti, i media del Cremlino minimizzano gli attacchi alla Crimea e ignorano ampiamente i frequenti affondamenti di navi da guerra russe. Senza dubbio, per salvare la faccia di Putin.

La prontezza della Marina russa a ritirarsi dai suoi presunti porti sacri in Crimea ha fatto saltare le cosiddette linee rosse di Mosca e ha esposto la vacuità delle minacce nucleari di Putin. Tuttavia, gli alleati internazionali di Kyiv rimangono riluttanti a trarre le ovvie conclusioni. Invece, il sostegno occidentale all’Ucraina continua a essere definito da paure autolesioniste di escalation. Per quasi due anni e mezzo, i partner dell’Ucraina si sono lasciati intimidire negando a Kyiv certe categorie di armi e limitando gli attacchi all’interno della Russia. Di solito ciò avviene citando la necessità di impedire che l’attuale conflitto si estenda ulteriormente. I decisori politici occidentali apparentemente preferiscono ignorare le prove schiaccianti offerte dalla battaglia del Mar Nero, che confermano che quando incontra una reazione risoluta, Putin è molto più propenso a fare marcia indietro che a intensificare.

La paura dell’escalation da parte dell’Occidente è l’arma più efficace del despota russo. Gli consente di limitare gli aiuti militari che raggiungono Kyiv, impedendo al contempo all’Ucraina di reagire contro Mosca. I leader occidentali affermano di essere motivati dal desiderio di evitare di provocare una guerra più ampia, ma è esattamente ciò che accadrà se continueranno a perseguire politiche fuorvianti di gestione dell’escalation e non riusciranno a fermare Putin in Ucraina. Illuminanti, a questo proposito, le parole del presidente Sergio Mattarella che, durante la cerimonia del Ventaglio, ha ribadito che “l’Italia, i suoi alleati, i suoi partner dell’Unione sostenendo l’Ucraina difendono la pace, affinché si eviti un succedersi di aggressioni sui vicini più deboli. Perché questo anche in questo secolo condurrebbe a un’esplosione di guerra globale”. Con buona pace per gli utili idioti del putinismo di casa nostra che vorrebbero un’Ucraina disarmata.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza

Aggiornato il 26 luglio 2024 alle ore 10:45