Il Congresso ascolta Netanyahu

Per spezzare la tensione. Benjamin Netanyahu è atteso oggi al Congresso degli Stati Uniti, dove farà un discorso per riscuotere sostegno e consensi, in un momento chiave del conflitto tra Israele e Hamas. E l’alleato principale di Tel Aviv, gli Usa, non sembrano troppo convinti dell’operato del primo ministro. Joe Biden e Washington hanno criticato il crescente numero di vittime civili causate dagli ormai nove mesi di guerra, mentre il fronte di opposizione interno critica Bibi per la sua gestione del caso ostaggi, con le famiglie dei prigionieri che stanno causando problemi a Netanyahu anche in patria. Ma la visita del premier arriva in un momento topico per lo sconvolgimento delle carte in tavola nelle stanze del potere a stelle e strisce, dopo l’attentato alla vita del candidato alle Presidenziali Donald Trump e il ritiro del presidente dalla corsa alla Casa Bianca. Il capo di Stato, ha appoggiato la sua vice, Kamala Harris, che avrebbe già abbastanza delegati per essere scelta come candidata democratica.

Netanyahu, nel suo discorso al Congresso, “cercherà di ancorare il sostegno bipartisan che è così importante per Israele”, ha spiegato il leader ai giornalisti poco prima di salire sull’aereo per Washington. “Dirò ai miei amici di entrambi gli schieramenti che, a prescindere da chi il popolo americano sceglierà come prossimo presidente, Israele rimane l’indispensabile e forte alleato dell’America in Medio Oriente”, ha aggiunto Bibi in un comunicato. Nel frattempo, Netanyahu sta perdendo il sostegno di alcuni personaggi di spicco della politica americana, come l’indipendente Bernie Sanders e Dick Durbin, il numero due dem al Senato. “Sarò al fianco di Israele, ma non mi metterò a fare il tifo per il suo attuale primo ministro”, ha dichiarato in un comunicato. Il capo dell’Esecutivo israeliano più longevo di sempre diventerà oggi l’unico leader – precedendo il britannico Winston Churchill – a rivolgersi per ben quattro volte a una riunione congiunta delle due camere Usa. “Non è mai stato così importante come in questo momento stare dalla parte del nostro più stretto alleato in Medio Oriente”, ha ribadito il presidente della House of Representatives, il repubblicano Mike Johnson.

Kamala Harris, per via di un “viaggio già programmato”, non assisterà all’arringa di Washington de primo ministro di Tel Aviv, ma avrà comunque un colloquio separato con il premier israeliano. La novità consiste nel fatto che, dopo le richieste dello staff di Netanyahu, il leader incontrerà anche The Donald, che non è stato sicuro fino a ieri di poter confermare il summit con Bibi, vista la sua fitta agenda. L’amministrazione Trump ha avuto un rapporto molto meno conflittuale con Tel Aviv e con Netanyahu, rispetto a Biden, e quindi il tycoon è ben contento di incontrare il premier in Florida nella giornata di venerdì.

Aggiornato il 24 luglio 2024 alle ore 15:32