La Knesset vota una risoluzione contro la nascita dello Stato palestinese

Il Parlamento israeliano è contrario allo Stato palestinese. Una risoluzione della Knesset, votata a stragrande maggioranza, respinge la nascita di una nazione autonoma. L’atto è frutto di un’iniziativa della fazione Nuova speranza – La destra di unità nazionale, afferma che “la creazione di uno Stato palestinese nel cuore della Terra d’Israele costituirebbe una minaccia esistenziale per lo Stato di Israele e i suoi cittadini, perpetuerebbe il conflitto israelo-palestinese e destabilizzare la regione”. Il presidente del partito Gideon Sa’ar ha aggiunto che “la decisione della risoluzione intende esprimere l’opposizione generale che esiste tra il popolo (israeliano) alla creazione di uno Stato palestinese, che metterebbe in pericolo la sicurezza e il futuro di Israele”. La risoluzione, ha commentato, “segnala alla comunità internazionale che le pressioni per imporre uno Stato palestinese a Israele sono inutili”.

A sostegno della risoluzione si sono schierati sia dei partiti della coalizione del premier Benjamin Netanyahu sia di quella di destra all’opposizione e ha avuto il sostegno anche del partito di Benny Gantz. I membri di Yesh Atid, il partito di Yair Lapid – hanno riferito i media – sono usciti dall’Aula al momento del voto. “Uno Stato palestinese nel cuore di Israele costituirebbe una minaccia esistenziale per Israele e i suoi cittadini, perpetuerebbe il conflitto israelo-palestinese e destabilizzerebbe la regione”, recita il testo. L’approvazione della risoluzione – che stabilisce la sua “opposizione di principio” alla nascita di uno Stato palestinese – è avvenuta a pochi giorni dalla partenza del premier Netanyahu che il 22 incontrerà il presidente Joe Biden alla Casa Bianca e il 24 parlerà davanti al Congresso. Ed è nota la posizione della Presidenza statunitense a favore della creazione di uno Stato palestinese all’interno dalla soluzione a due Stati. Già lo scorso febbraio la Knesset, su iniziativa del premier Netanyahu, aveva votato una risoluzione contro la nascita dello Stato palestinese, ma nello specifico, quella, si riferiva ad una decisione “unilaterale” nella previsione – in costanza della guerra a Gaza – che Stati stranieri stessero considerando di riconoscere di loro iniziativa uno Stato palestinese, come poi è avvenuto. La risoluzione in questione, approvata a tarda notte, è passata con 68 voti a favore e 9 contrari (laburisti e partiti arabi) e prevede – hanno ricordato i media – il mancato riconoscimento di uno Stato palestinese anche se questo dovesse avvenire in un accordo negoziato con Israele stesso. “Promuovere l’idea di uno Stato palestinese adesso – è scritto – sarebbe una ricompensa per i terrorismo, incoraggerebbe Hamas e i suoi sostenitori a considerare questo come una vittoria, grazie al massacro del 7 ottobre, e sarebbe un preludio alla presa del potere dell’Islam jihadista in Medio Oriente”.

Intanto, la guerra in Medio Oriente tra Israele e Hamas giunge al giorno 286. Secondo la Mezzaluna rossa palestinese, 13 palestinesi detenuti per settimane sono stati rilasciati dalle autorità israeliane: “Per 55 giorni sono stato ammanettato, bendato, privato del sonno e del riposo; il cibo che ci portavano era per animali”, è il racconto di uno di loro, arrestato in un campo profughi. Intanto, secondo fonti di Gaza, Mohammed Deif, il capo militare di Hamas, è stato “colpito” mentre si trovava nel complesso di Mawasi bombardato dall’esercito israeliano alcuni giorni fa. Nell’ipotesi che Deif sia morto, la fazione islamica ha già designato il suo successore. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha spiegato al suo omologo americano Lloyd Austin che nell’attacco del 13 luglio a Mawasi contro il capo militare di Hamas, Mohammed Deif, Israele ha agito per eliminare “l’Osama Bin Laden di Gaza” e ha definito l’operazione “accurata”. Lo ha riferito stasera la tivù pubblica israeliana Kan.

Aggiornato il 18 luglio 2024 alle ore 16:04