Trump a Milwaukee prova ad unire l’America

Donald Trump sarà nominato ufficialmente candidato alle elezioni presidenziali americane di novembre. A poche ore dall’attentato l’ex presidente degli Stati Uniti sarà incoronato nel corso della convention repubblicana che si terrà a Milwaukee (Wisconsin) da oggi a giovedì. Atterrato a Milwaukee, Donald Trump è sceso dall’aereo alzando il pugno, gesto ormai iconico, dopo l’attentato durante il comizio in Pennsylvania. Trump si è fermato sulla scaletta e ha alzato il pugno due volte, come mostrano i video diffusi su X. “Sono salvo per aver distolto lo sguardo dalla folla per rivolgerlo verso uno schermo con gli appunti per il mio discorso”. Ha rivelato in una intervista al quotidiano conservatore Washington Examiner. “Raramente distolgo lo sguardo dalla folla. Se non l’avessi fatto in quel momento, beh, non staremmo parlando oggi”, ha spiegato l’ex presidente Usa. Ha rivelato di aver completamente riscritto il suo discorso alla convention repubblicana. “Giovedì avrei tenuto un discorso sconvolgente, uno dei più incredibili”, ha spiegato Trump, che aveva intenzione di concentrarsi sulle politiche di Joe Biden. “Onestamente, ora sarà un discorso completamente diverso”, ha detto, descrivendolo come “un’opportunità per unire il Paese” e “persino il mondo intero”. La convention di Milwaukee sarà la prima apparizione pubblica del tycoon dopo l’attentato. All’evento organizzato al Fiserv Forum nel centro di Milwaukee sono attese quasi 50mila persone. Tra questi, gli oltre 2.400 delegati che dovranno nominare il candidato alla Casa Bianca e alla vicepresidenza. Il team di Visit Milwaukee, dedicato alla promozione degli affari e del turismo della città situata sul Lago Michigan, ha fatto sapere di aver preparato non meno di 15mila borse di tela per i media.

Secondo il Milwaukee Journal Sentinel, la polizia locale sarà assistita da 4.500 agenti provenienti da fuori città. Il Secret Service, la polizia d’élite incaricata di proteggere gli alti esponenti politici, non cambierà i propri piani dopo l’attentato a Trump. Il comitato responsabile dell’organizzazione dell’evento ha affermato di aver raccolto 85 milioni di dollari, “una cifra record” per una convention repubblicana. Visit Milwaukee prevede benefici economici significativi per la città, fino a 200 milioni di dollari tra spese “dirette, indirette e indotte”. “Non sarebbe una convention politica nazionale senza palloncini”, ha sottolineato Visit Milwaukee. Si prevede che saranno non meno di 100mila, rossi, bianchi e blu, e cadranno sui delegati quando giovedì sarà ufficializzata la candidatura alla Casa Bianca di Donald Trump. La campagna dell’ex presidente Trump ha annunciato un elenco di relatori per la convention repubblicana che inizia oggi a Milwaukee, dal rapper e modello Amber Rose al controverso anchor Tucker Carlson fino all’investitore e podcaster David Sacks e all’ex consigliere Peter Navarro, appena uscito di galera per oltraggio al Congresso. Nella lista ci sono il ceo dell’Ufc (l’organizzazione delle arti marziali miste) Dana White, il leader evangelico Franklin Graham e le star della musica country Lee Greenwood e Chris Janson, nonché i potenziali vice del tycoon nel ticket gop. Parleranno anche i figli maggiori del tycoon, Donald Trump Jr. ed Eric Trump, la fidanzata del primo Kimberly Guilfoyle (ex conduttrice di Fox News) e la moglie del secondo Lara Trump, co-presidente del partito repubblicano. Niente in programma né per l’ex first lady Melania né per Ivanka. Tra gli imprenditori e attivisti figurano Charlie Kirk, Diane Hendricks, Perry Johnson, l’ex candidato presidenziale Vivek Ramaswamy e Steven e Zach Witkoff. Inclusi pure Tom Homan, ex direttore ad interim della polizia di frontiera, e il presidente del sindacato Teamsters (autotrasportatori) Sean O’Brien. Alcuni dei relatori hanno suscitato polemiche nelle comunità afroamericane e latine, quindi Trump dovrà evitare che compromettano i suoi sforzi per rafforzare la presa su questa fetta dell’elettorato. Circa 15mila persone, tra delegati e ospiti della convention repubblicana a Milwaukee, hanno partecipato in serata al party “Red, White and Brew” (“Rosso, bianco e birra”) all’Henry Maier Festival Park, un suggestivo parco sulla riva del Lago Michigan. Ad organizzarlo il comitato ospitalità della convention. La star della musica country Trace Adkins si è esibita durante la kermesse. Il Secret Service ha bloccato diverse strade principali vicino al parco, inclusa l’Hoan Bridge.

TRUMP: “NON DOVREI ESSERE QUI, DOVREI ESSERE MORTO”
“Non dovrei essere qui, dovrei essere morto”. Lo ha detto Donald Trump in un’intervista rilasciata ieri al New York Post a bordo del suo aereo diretto a Milwaukee per la convention nazionale repubblicana, dove dovrebbe essere confermato come candidato presidenziale del partito. L’ex presidente degli Stati Uniti ha definito poi il fallito attentato alla sua vita “un’esperienza molto surreale”. Intanto, il Secret Service ha negato di aver dirottato risorse dal comizio di Donald Trump a Butler in Pennsylvania alla difesa della first lady Jill Biden che stava parlando a Pittsburgh a una cena organizzata dall’associazione Italian Sons and Daughters. Lo riporta Sky News. L’accusa parte da un reporter di RealClearPolitics che ha affermato su X che “le risorse dei servizi segreti sono state dirottate perché hanno seguito il protocollo dell’agenzia che si applica a Trump in quanto ex presidente”. Un portavoce dei servizi segreti ha negato: “Non abbiamo distolto risorse dal Fpotus (ex presidente degli Stati Uniti)”. Nel frattempo, Brett Baier di Fox News ha avuto una telefonata di 15 minuti con Donald Trump e ha riferito che il tycoon ha “elogiato il presidente Biden per la telefonata” che gli ha fatto definendola una “buona conversazione”. Trump ha raccontato a Baier – secondo la sua versione – che aveva appena girato la testa di lato per guardare un’infografica sulle statistiche sull’immigrazione durante il comizio quando ha sentito qualcosa che ha descritto come “la più grande zanzara della sua vita” o “un calabrone che sembrava fosse nel suo orecchio”. Invece era un proiettile. Poi Trump gli ha raccontato di aver guardato la sua mano, di aver visto il sangue e di essere andato a terra. Il tycoon ha quindi detto che quando ha alzato il pugno alla folla, in realtà avrebbe voluto tornare indietro e dire qualche parola ai suoi sostenitori, ma il Secret service lo stava spingendo fuori dal palco.

BIDEN: “NON SIAMO NEMICI, SIAMO TUTTI AMERICANI”
“La sparatoria alla manifestazione di Donald Trump in Pennsylvania invita tutti noi a fare un passo indietro”. Lo ha detto l’altra sera il presidente degli Stati Uniti Joe Biden in un discorso alla nazione, dopo l’attacco all’ex presidente in Pennsylvania. “Non siamo nemici, siamo tutti americani”, ha aggiunto. L’attentato invita “a fare il punto dove siamo, su come andare avanti da qui. Per fortuna, l’ex presidente Trump non è gravemente ferito. Ho parlato con lui ieri sera e sono felice che stia bene. Io e Jill teniamo lui e la sua famiglia nelle nostre preghiere. Estendiamo, inoltre, le più sentite condoglianze alla famiglia della vittima. Voglio ora parlare di ciò che sappiamo. Hanno sparato a un ex presidente, un cittadino americano è stato ucciso esercitando la sua libertà di sostenere il candidato di sua scelta. Non possiamo, non dobbiamo percorrere questa strada in America. La Convention repubblicana inizierà domani (oggi, ndr). Non ho dubbi che criticheranno il mio operato e offriranno la loro visione del Paese. Viaggerò questa settimana per sostenere il mio lavoro e la visione, la mia visione del Paese, la nostra visione. Continuerò a parlare della nostra democrazia, a difendere la nostra Costituzione e lo Stato di diritto, invitando all’azione nelle urne. Nessuna violenza nelle nostre strade. È così che dovrebbe funzionare la democrazia. Ma in America risolviamo le nostre divisioni alle urne. Sapete? È così che si fa: alle urne, non con in proiettili”. Il presidente Biden ha sottolineato che “il potere di cambiare l’America dovrebbe sempre essere nelle mani del popolo, non nelle mani di assassini”. “La violenza politica non può essere normalizzata”. “Ribadisco – ha affermato – che la posta in queste elezioni non è mai stata così alta. Ci credo con tutto il mio cuore, ma dobbiamo abbassare i toni”, ha sottolineato. “La politica non può essere un campo di battaglia”. Joe Biden registrerà un’intervista tivù con il Bet media group martedì prossimo. L’intervista sarà trasmessa il giorno dopo in serata. Lo riferisce la Casa Bianca nella nota sul programma settimanale del presidente. Il tema del colloquio era originariamente il “voto dei neri in America” ma è chiaro che l’intervista verterà anche sull’attentato a Donald Trump. Biden aveva in programma anche un colloquio con la Nbc, ma il presidente ha annullato il viaggio proprio per l’attacco al tycoon.

CROOKS E I RAGAZZI DELLA “GENERAZIONE AR-15”
Quando gli agenti dei Servizi segreti sono saliti sul tetto dell’edificio, da cui erano partiti i colpi indirizzati a Donald Trump, hanno trovato il corpo disteso di Thomas Matthew Crooks, 20 anni, e un fucile stile Ar-15, l’arma da guerra che negli Stati Uniti chiamano “America’s rifle”, il fucile d’America più amato e temuto. Crooks, ultimo giovane a legare il proprio nome all’ennesima sparatoria, era nato quando negli Stati Uniti è stato reintrodotto sul mercato questo tipo di fucile, una volta scaduta la messa al bando federale delle armi da guerra. Brooks, ex studente modello bravo in matematica, non ha avuto nessun problema a procurarsi il suo fucile. In vent’anni, Crooks è diventato un aspirante killer e l’Ar-15 l’arma più famosa d’America. Erano giovani quelli che hanno fatto una strage a Parkland nel 2017 e a Uvalde nel 2022, e tutti imbracciavano un’arma d’assalto. Sono i ragazzi della “generazione Ar-15”. Dieci anni era durato il divieto, sancito da una legge firmata il 13 settembre del 1994 dall’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton. Il 13 settembre 2004 era scaduto il termine e per celebrare l’evento il mercato delle armi aveva rilanciato il fucile calibro 22 e 308, originariamente progettato per sostituire quello usato nella guerra del Vietnam. Ar sta per “ArmaLite Rifle”, a indicare la praticità dell’arma, piccola e potente.

Durante i dieci anni della messa al bando le stragi erano diminuite ed era rallentato l’incremento costante degli episodi. Ma soprattutto, secondo gli esperti, era calata del 70 per cento la probabilità che qualcuno facesse ricorso a fucili da guerra per compiere una strage. Clinton aveva spinto per una misura d’urgenza dopo una serie di eventi tragici che avevano sconvolto il Paese: nell’89 una sparatoria in una scuola elementare a Stockton, California, con un fucile semiautomatico tipo Kalashnikov, aveva colpito una maestra e 34 bambini, in gran parte immigrati asiatici, dei quali cinque erano morti. Nell’ottobre 1991 un altro fucile da guerra venne usato per una strage alla Luby’s Cafeteria, a Killeen, Texas: 23 morti e 27 feriti. Due anni dopo, a luglio, una strage avvenne in un edificio al numero 101 di California Street, a San Francisco: otto morti e sei feriti. A novembre 1993 una legge per la messa al bando delle armi da guerra venne approvata dal Senato. Nel maggio del 1994 gli ex presidenti Gerald Ford, Jimmy Carter e Ronald Reagan scrissero ai rappresentanti della Camera perché dessero il via libera definitivo al divieto di vendita. Nella lettera avevano citato un sondaggio realizzato da Cnn/Usa Today/Gallup da cui emergeva come il 77 per cento degli americani fosse a favore. La National Rifle Association, l’organizzazione che riunisce produttori e possessori di armi, si oppose, ma senza successo. Scaduto il decennio, i fucili da guerra sono tornati sul mercato, le stragi sono aumentate e i giovani aspiranti killer hanno trovato il loro feticcio. Tra il 2004 e il 2017 le stragi sono passate, in media, da 5,3 all’anno a 25. Secondo ricercatori citati dalla noprofit Everytown, che monitora i dati legati all’uso di armi, se una legge federale avesse continuato a vietare l’accesso ai fucili da guerra tra il 2005 e il 2019, si sarebbero evitate almeno trenta stragi di massa e il ferimento o l’uccisione di 1.470 persone. Tra il 2015 e il 2022 le stragi sono aumentate di sei volte. Al momento la vendita di armi d’assalto è vietata in soli nove Stati su cinquanta: Washington, California, Illinois, New York, Massachusetts, New Jersey, Connecticut, Maryland e Delaware. La Pennsylvania non ha nessun divieto: bastano 18 anni per comprare un fucile da guerra.

Aggiornato il 15 luglio 2024 alle ore 17:43