L’onestà intellettuale quando si parla di Israele – così come potete sentire nella puntata di “A proposito di Shalom” condotta da Ruben Della Rocca e in cui sono stato ospitato – è sempre l’ingrediente mancante. Ciò deriva da un micidiale impasto fatto di ignoranza, conformismo e luoghi comuni. Ma la miscela viene poi fatta lievitare in maniera esplosiva da una malafede che parte da lontano: dalla visione propagandistica e ideologica dell’ex Unione sovietica maturata dopo la Guerra dei sei giorni. Allora, l’esercito israeliano annientò per l’appunto, in sei giorni, dal 5 giugno 1967 al 10 compreso gli eserciti di ben cinque Paesi arabi – Egitto, Giordania, Siria, Libano e Iraq – che si erano illusi di cancellare “l’entità sionista”, come ancora viene chiamata oggi nell’Iran di Alì Khamenei, dalla faccia della terra.
Israele aveva umiliato ben cinque nazioni che gravitavano all’ombra del Cremlino – e il fanatismo islamico geopolitico era ancora di là da venire – e l’Urss, che solo 20 anni prima aveva fornito le armi a Ben Gurion per combattere un’analoga aggressione dei Paesi arabi confinanti con l’allora neonato Stato di Israele (neonato per volontà molto estesa delle Nazioni Unite dell’epoca, che erano ben altra cosa rispetto a quelle attuali, diventate una somma algebrica tra dittature e democrazie).
Nel 1967 l’aiuto americano a Israele bastò per convertire l’Urss alla causa dell’antisemitismo arabo e poi islamico. E, da allora, anche la sinistra italiana ed europea finse di dimenticare che il movimento sionista era nato all’interno del socialismo internazionale. Solo partendo da queste premesse – e anche da quella che tutto sommato uno Stato palestinese vero e proprio non era mai esistito e tantomeno un popolo, si parlava genericamente di popolazione araba di quei territori – si può capire con onestà intellettuale quale sia oggi la posta in gioco.
Ora che due entità statali palestinesi di fatto esistono, ma sono monopolizzate da Hamas e dal voler continuare a perseguire il disegno della distruzione di Israele, piuttosto che creare una nazione per i fatti propri, tutto ciò che la sinistra mondiale continua a ripetere, come un mantra antisionista, e in realtà antisemita, andrebbe analizzato, studiando gli accadimenti. E non con gli slogan di squallide manifestazioni giovanili. Di tutto questo, e di altro, si parla nella puntata citata di “A proposito di Shalom”.
Aggiornato il 15 luglio 2024 alle ore 19:11