Una questione di desistenze

Un dato che ha dell’incredibile. La strada del Rassemblement national (Rn) verso la maggioranza assoluta al secondo turno adesso è decisamente più in salita, dopo che sono state comunicate 218 desistenze tutte in favore del campo progressista. O meglio, tutte contro il partito di Marine Le Pen. 130 rinunce sono arrivate dal Nouveau front populaire di Jean-Luc Mélenchon, mentre 82 dalla maggioranza presidenziale di Emmanuel Macron, che partecipa alle Legislative con il nome di Ensemble. Già si sapeva che la gauche avrebbe desistito ogni qual volta si sarebbe trovata terza, ma la vera novità è che il campo macroniano ha adottato questa stessa tecnica pur essendo molto più variegato al suo interno. Difatti, alcune fonti interne all’Eliseo hanno ammesso che la decisione è stata presa non senza alcune remore da parte dei ministri in ottica Ensemble. Le Pen ha accusato Macron di colpo di Stato amministrativo. “Édouard Philippe invita a votare comunista. Jean-Luc Mélenchon invita a votare Gérald Darmanin. E Christian Estrosi annuncia che alla guida del gruppo maggioritario, all'Assemblea, farò un colpo di Stato: la classe politica dà di sé stessa un'immagine sempre più grottesca”, ha scritto sul suo profilo Le Pen, commentando la formazione del cosiddetto Fronte repubblicano. E Jordan Bardella ha descritto l’intesa Ensemble-Nfp come “l’alleanza del disonore”. Poi, il candidato di Rn si sbilancia: “Avremo la maggioranza assoluta. La politica va a ondate, quella che sta portando noi è potente”.

“I leader del Rn non hanno alcun talento particolare. Le classi popolari e i ceti medi semplicemente usano lo strumento più radicale a disposizione per contestare il sistema”, ha spiegato Christophe Guilluy al Fatto Quotidiano. L'autore del libro No society: La fin de la classe moyenne occidentale ha aggiunto che questa dinamica si è gia presentata con la Brexit e con Donald Trump. “La gente sceglie l'opzione più lontana dall'establishment non perché creda che risolverà i loro problemi, ma per testimoniare di esistere”, ha aggiunto l'esperto. “Una maggioranza senza il Rn mi sembra a oggi molto difficile”, ha ammesso in un'intervista al Corriere della Sera Brice Teinturier, alla giuda dell'istituto di ricerca e sondaggi Ipsos. “Stiamo per incamminarci su un percorso inedito in cui non si riuscirà a trovare una maggioranza di governo. Questo è il tema centrale”, secondo l'uomo.

Per gli esperti di politica francese, gli scenari che si sono delineati dopo le 18 di ieri, quando sono state consegnate le liste partecipanti al secondo turno, sono quattro. Alcuni probabili, altri decisamente meno. La meno probabile è che Rassemblement raggiunga la maggioranza assoluta e che Bardella diventi automaticamente premier. La più probabile invece, è che Rn raggiunga la maggioranza relativa. In questo caso, alcuni candidati dei Républicains potrebbero votare la fiducia al premier indicato da Rn. Sono circa 20 i franchi tiratori considerati “compatibili” dal partito di Marine Le Pen. Nel caso in cui le lezioni del 7 luglio fossero un Caporetto per il Rassemblement, si potrebbe cercare al Parlamento una “maggioranza plurale”, idea patrocinata dal premier uscente Gabriel Attal. Un fronte larghissimo con al suo interno Républicains, Ensemble e perfino Comunisti, ma andrebbe supposta la neutralità del partito di sinistra radicale di Mélenchon La France insoumise. L’ultima ipotesi vagliata dagli analisti è quella di un governo alla Draghi, guidato da una personalità super partes, in caso non si delineasse una maggioranza politica. Ma questa, conoscendo la Francia e i francesi, più che fantapolitica sembra fantascienza.

Aggiornato il 03 luglio 2024 alle ore 14:40