I nomi sono stati decisi. Ursula von der Leyen alla Commissione europea, António Costa al Consiglio e Kaja Kallas sarà Alto rappresentante. Il pacchetto di nomine per i top jobs in vista dell’accordo atteso al prossimo vertice Ue è stabile e non ci sono altri candidati. L’incontro è atteso per giovedì e venerdì prossimo. I negoziatori rappresentavano le tre famiglie politiche europee più consistenti, ovvero: Donald Tusk e Kyriakos Mītsotakīs per i Popolari, Olaf Scholz e Pedro nchez per i Socialisti, Emmanuel Macron e Mark Rutte per i Liberali. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stata inizialmente esclusa, ma sarò contattata dalla von der Leyen stessa, per negoziare il suo sostegno in sede di Consiglio. In più occasioni la premier ha affermato di volere una vicepresidenza con un portafoglio di peso.

A capo del Parlamento europeo molto probabilmente verrà ricandidata Roberta Metsola del Ppe. I Socialisti, però, vorrebbero una staffetta per la seconda metà del mandato, ma questa proposta dovrà coincidere con la richiesta dei Popolari di effettuare un analogo cambio al Consiglio europeo. Così vorrebbe la frangia più conservatrice del Ppe, mentre i Socialisti vorrebbero mantenere Costa per la totalità dei cinque anni. I negoziatori devono ancora trovare un compromesso.

L’intesa dei sei rappresentanti dovrà essere ratificata dai 27 capi di Stato dei Paesi membri, al Consiglio che inizierà domani e finirà venerdì. Per la designazione della presidente di Commissione basterà la maggioranza qualificata rafforzata (20 paesi, il 65 per cento del totale), e nessun leader potrà mettere il veto. “L’accordo che il Partito popolare europeo ha stretto con la Sinistra e i Liberali va contro tutto ciò su cui si fonda l’Ue – ha sostenuto su X Viktor Orbán – invece dell’inclusione, si semina la divisione. Gli alti funzionari dell’Ue dovrebbero rappresentare tutti gli Stati membri, non solo la sinistra e i liberali”, ha aggiunto il capo di Stato ungherese.

Infine, l’accordo con i Verdi sembra ormai un’ipotesi tramontata, grazie al veto de facto del Ppe e dei Liberali che vorrebbero riscrivere profondamente il Green deal. I tre partiti dell’alleanza contano abbastanza deputati per confermare la fiducia a von der Leyen anche in Parlamento, e se Meloni troverà un accordo con la presidente della Commissione, molto probabilmente i 24 deputati di Fratelli d’Italia voteranno a favore della riconferma di Ursula.

Aggiornato il 26 giugno 2024 alle ore 16:39