La Turchia verso l’islamizzazione

Il funambolo presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha accelerato la sua politica verso l’obiettivo di creare uno Stato islamico e dare una “logica” svolta antieuropeista alla politica internazionale. Il percorso di Erdoğan verso il rifiuto di una Turchia laica, come impostata dal primo presidente della Repubblica di Turchia, il massone Mustafa Kemal Atatürk (1881-1938), è stato ben chiaro sin dai tempi in cui era sindaco di Istanbul, nel 1994-1998. In quel periodo espresse un non interesse verso i concetti democratici, dichiarando che: “La democrazia è come un tram, quando arriva alla fermata si scende”. Erdoğan diventò capo del Governo nel 2003, dopo avere pagato un pedaggio con la giustizia. Nel 2014 assurse alla carica di presidente della Repubblica, continuando a centellinare gocce di antilaicismo, nonostante l’islamizzazione non fosse nell’agenda del suo partito; l’Akp, Partito giustizia e sviluppo, che trionfò per la prima volta nelle elezioni del 2002.

L’islamizzazione della Turchia è ormai chiaramente percepita; graduale e furtiva si è insinuata in una società che da poco più di cento anni si destreggia tra i sempre più “stretti vicoli” del laicismo “ataturkiano”. Un processo lungo ma soprattutto insidioso, perché dal punto di vista giuridico non ci sono state normative in tal senso, ma in pratica ogni giorno la recrudescenza sulle “libertà laiche” è più forte. Infatti, costituzionalmente la Repubblica di Turchia, nata nel 1923, resta laica, come anche la gestione degli affari ha connotati laici, tuttavia la vita sociale tende verso una graduale islamizzazione. Erdoğan si esercita spesso a ribadire che l’Esecutivo non ha mai, e non vuole, interferire nella vita privata dei cittadini, ma in pratica tali affermazioni rispecchiano azioni diverse. Difatti il modo di agire del presidente ha squilibrato i bilanciamenti dei poteri dello Stato, privilegiando i musulmani praticanti sia sotto l’aspetto politico che sociale, collocandoli al centro delle priorità, a scapito dei cittadini laici.

Gli ultimi preoccupanti casi di atteggiamenti antilaicisti si sono verificati l’11 giugno a Gebze, un estremo sobborgo di Istanbul, dove a un gruppo di studenti delle scuole superiori dell’Istituto Alaettin Kurt è stato impedito di presenziare a una cerimonia di laurea. Il divieto di accedere al luogo della cerimonia è stato imposto dai membri dell’amministrazione accademica che hanno ritenuto inadeguato l’abbigliamento degli studenti. Infatti, recentemente era stata approvata dalla giunta amministrativa universitaria una regola riguardante l’abbigliamento che vieta alle studentesse di indossare gonne sopra il ginocchio, collant, pantaloni corti, magliette smanicate o aderenti alle linee del corpo. L’intervenuto delle forze dell’ordine chiamate sul posto dalle proteste si è concentrato contro i genitori degli studenti, che sconvolti da tale atteggiamento hanno manifestato clamorosamente contro l’amministrazione universitaria. La questione si è poi risolta con l’entrata in gioco del rettore che ha permesso alle studentesse, abbigliate liberamente, di accedere all’evento.

Il fatto ha risuonato sui social a livello nazionale costringendo Yusuf Tekin, ministro dell’Istruzione, che in un primo momento aveva preso le difese dell’amministrazione universitaria, ad assicurare che invierà gli ispettori ministeriali per condurre una indagine ed eventualmente prendere delle decisioni. Una “mossa” politica finalizzata al disinnesco della protesta che si è distribuita a livello nazionale, ma che non nasconde la tendenza a reprimere le libertà individuali nel quadro di una graduale islamizzazione della società. Il giorno prima una cinquantina di estremisti islamici al grido di Allahu Akbar”, hanno aggredito una compagnia di ballo che si esibiva nel parco della città di Diyarbakir, nel Sud-Est della Turchia. Il gruppo islamista è stato individuato come appartenente al movimento jihadista Hezbollah, il cui riferimento politico è Hür Dava Partisi, Hüda-Par, ossia Partito della giusta causa; un partito islamico curdo ultraconservatore, che è uno dei sostenitori della coalizione di Governo.

Una decina di giorni fa nella regione dell’Anatolia, a Konya, nel centro di ristorazione gestito dalla catena fast food statunitense Burger King, un gruppo di manifestanti filopalestinesi che protestavano contro Israele, presi da una vena di antiamericanismo, hanno aggredito violentemente i clienti del ristorante devastando il locale e inneggiando contro la catena di ristorazione statunitense. Comunque ogni giorno la subdola politica antilaica si infiltra negli aspetti più disparati della comunità turca; la realtà è che Erdoğan è un islamista vocato alla costruzione di una società islamica, e per raggiungere tale obiettivo sta utilizzando il potere della sua carica e ogni tipo di risorsa dello Stato. Il presidente turco ha un controllo capillare del Paese, ogni progetto, di qualsiasi genere, è vagliato e deciso dall’autocrate, ma soprattutto non ha la minima intenzione di seguire i principi secolari che hanno originato la Repubblica; e magari riesumare il vecchio progetto ispirato dalla Rivoluzione iraniana del 1979. Se il processo di islamizzazione proseguirà potremmo considerare Erdoğan il becchino del laicismo kemalista.

Aggiornato il 26 giugno 2024 alle ore 10:31