Approvata la legge sul ripristino della natura, inutile l’opposizione italiana

Un’incognita per la sicurezza alimentare. Dopo mesi di stallo, grazie al dietrofront dell’Austria i ministri dell’Ambiente dell’Unione europea hanno approvato formalmente la prima legge sul ripristino della natura. L’Eurocamera ha quindi ratificato l’accordo proposto nel 2022 dalla Commissione europea per salvare le aree naturali degradate. È l’ultimo provvedimento – in senso cronologico – in ottica Green deal della legislatura pre-Europee. A votare contro, oltre all’Italia, l’Ungheria, i Paesi Bassi, la Polonia, la Finlandia e la Svezia. Solo il Belgio si è astenuto. La novità della legge sta nel non limitarsi alla salvaguardia delle aree intatte bensì nel ripristino delle zone danneggiate. Entro il 2030, la legislazione prevede di ripristinare almeno il 30 per cento delle aree terrestri e marine dell’Unione. Entro il 2040, ogni ecosistema dovrà essere ripristinato del 60 per cento, entro il 2050 del 90 per cento.

Fa paura il rischio di desertificazione, la scomparsa della flora e fauna marittima ma non bisogna prendere sottogamba la sicurezza alimentare. Per questo motivo, la Commissione Ue si è tenuta libera di sospendere fino a un anno l’attuazione delle norme relative agli ecosistemi agricoli, in caso di “gravi conseguenze a livello comunitario”. Per l’Esecutivo italiano, questo è “l’ultimo colpo di coda di questa legislatura ideologica”, ha dichiarato la viceministra dell’Ambiente Vannia Gava, al margine del Consiglio in corso a Lussemburgo. “Il voto favorevole dell’Austria, che arriva spaccata al suo interno, fa raggiungere la maggioranza in Consiglio ambiente. L’Italia sostiene l’obiettivo di tutelare e riparare gli ecosistemi e ha lavorato a proposte migliorative per garantire il giusto equilibrio tra sostenibilità ambientale ed economica”, ha spiegato la politica in quota Lega. “Il regolamento, così com’è, impatta negativamente sul settore agricolo dell’Unione, accrescendone gli oneri economici e amministrativi. Non possiamo ignorarlo e non possiamo votare a favore. Occorre più tempo”, ha concluso Gava.

Aggiornato il 17 giugno 2024 alle ore 15:38