Sudafrica: trent’anni di fallimenti

Come previsto, domenica 2 giugno il partito AncAfrican national congress, nato nel 1912 – ha perso la maggioranza assoluta nell’Assemblea nazionale. L’Anc era al potere dal 1994, quando fu eletto Nelson Mandela e la cosiddetta democrazia penetrò nella politica sudafricana. Le elezioni che hanno portato alla perdita della maggioranza assoluta obbligherà il partito di Cyril Ramaphosa a dover scendere a compromessi con altre organizzazioni politiche per poter governare. E quindi creare una coalizione di Governo con i nemici giurati.

Centocinquantanove parlamentari su quattrocento, un importante arretramento che riduce al 40,2 per cento i consensi del partito di Governo. Ora la più grande forza di opposizione è Ad, Alleanza democratica, che ha ottenuto quasi il 22 per cento dei voti, raggruppando 87 deputati. Buon risultato pure quello del partito Mk, Umkhonto we Sizwe14,6 per cento – fondato pochi mesi prima delle elezioni dall’ex presidente Jacob Zuma. Stesso dicasi per il partito Eff Economic freedom fighters, al 9,5 per cento – espressione della sinistra radicale.

Alla delusione dell’Anc risponde la grande soddisfazione del partito Alleanza democratica, guidato dal bianco John Steenhuisen, il quale sostiene la necessità di spaccare la maggioranza dell’African national congress al fine di salvare il Sudafrica. Quindi, l’obiettivo dichiarato di Steenhuisen resta quello di impedire un’alleanza tra l’Anc e l’Eff, partito di estrema sinistra. Una coalizione, questa, che secondo il leader di Ad darebbe il colpo di grazia al Sudafrica.

Il forte ridimensionamento del partito che ha governato per trent’anni potrebbe aprire allo Stato sudafricano un nuovo universo politico. A oggi, l’Esecutivo dell’Anc è stato caratterizzato da un’elevata disoccupazione che tocca il quaranta per cento, una delle più alte al mondo; da infrastrutture fatiscenti che rendono i servizi pubblici difficilmente praticabili; da incessanti blackout elettrici che martoriano l’economia e stressano la popolazione. Il tutto, peraltro, ampliato dalla mancanza di investimenti, con tassi di criminalità elevatissimi, soprattutto quelli che vengono impropriamente definiti femminicidi. Inoltre, in politica estera l’Anc si è rappresentato con l’adesione al gruppo Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) nel 2010, l’anno dopo della sua fondazione. Dal 1° gennaio 2024 si sono uniti ai Brics Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

Più recentemente, l’Amministrazione uscente ha assunto posizioni politiche a livello internazionale tendenzialmente egocentriche, caratteristiche di un Governo in crisi: ha cercato, ufficialmente, di mediare la pace nella guerra tra Russia e Ucraina, fornendo però armi a Mosca, una questione sollevata dalla diplomazia statunitense a fine 2022 quando fu rivelata la partenza da Città del Capo di un cargo verso la Russia carico di armi. Ha presentato una denuncia alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia per genocidio contro Israele dopo la risposta ad Hamas su Gaza. Quest’ultima esternazione, anche se percepita generalmente positivamente dalla massa – ma anche con non poca indifferenza – ha tuttavia creato una spaccatura nei sudafricani, a causa delle eventuali difficoltà economiche seguenti a questa scelta, soprattutto perché in Sudafrica il sostegno a Israele non è irrilevante. Infatti, sulla questione israelo-palestinese, il partito Alleanza democratica ha esautorato un deputato dal suo gabinetto ombra per aver espresso una posizione filo-palestinese; inoltre John Steenhuisen si è rifiutato di definire la guerra di Israele a Gaza un atto di genocidio, affermando: “Il genocidio di alcuni è la libertà di altri”. Alleanza democratica ha sottolineato quali siano i punti critici di contrasto con l’Anc riguardo anche ai rapporti con la Russia.

Infatti, le posizioni in politica estera, rappresentate durante la campagna elettorale, si riferiscono al fatto che il partito di Ad è decisamente a favore dell’Ucraina, e ha una posizione anti-Russia. Inoltre, adotta una forte moderazione verso gli atteggiamenti di Israele ed è scettico nei confronti del gruppo Brics. Emma Louise Powell, leader della politica estera di Alleanza democratica, al vertice Brics del 2023 svolto ad agosto in Sudafrica aveva criticato il gruppo, definendolo “una alleanza sempre più empia che portava ad uno spreco di denaro”. John Steenhuisen ha invece visitato l’Ucraina, esprimendo solidarietà a Kiev.

Il fattore evidente è che l’Anc, in questi ultimi tre decenni, ha mostrato un grande impegno nel partecipare all’evoluzione di un Nuovo ordine mondiale. La Comunità internazionale conosce la politica estera sudafricana come attore non di secondo piano sulle principali questioni geopolitiche. Tale atteggiamento viene ricordato in occasione della pseudo-pandemia, quando coniò il concetto di “apartheid vaccinale”. Il Sudafrica ha anche cercato di essere la voce africana di tutti gli Stati dell’Africa meridionale, non accogliendo però consensi dai governi degli altri Paesi.

Comunque, le eventuali alleanze per creare un Governo si dovranno destreggiare su posizioni antagoniste. L’Anc sembra trovarsi di fronte a tre scelte: allearsi con Alleanza democratica, una posizione ben vista dall’Occidente ma politicamente complessa; oppure con il partito dei Combattenti per la libertà economica, Eff, più revisionista dell’Anc; immaginare una coalizione con il partito Umkhonto we Sizwe, che rispecchia la posizione di politica estera condotta dall’Anc stesso, ma che si colloca drasticamente contro l’attuale leader Cyril Ramaphosa, che ha fatto crollare i consensi  del partito abbondantemente sotto la maggioranza assoluta.

Certamente, il sogno di Nelson Mandela di unire la promessa/speranza di una vita “gloriosa” per i neri nell’ambito di un contesto democratico si è realizzato parzialmente. La sua espressione politica – Anc – è passata dal settanta per cento del 2004 a poco più del quaranta di adesso; un fallimento che suggella l’incapacità di ridurre il divario economico tra le differenti categorie sociali. Un divario che, con diverse sfumature, si sovrappone a quello che separa la maggioranza nera dalla minoranza bianca (divisa in tre gruppi), che è circa il tredici per cento della popolazione. Non solo il Sudafrica è il Paese con le maggiori disuguaglianze al mondo, ma queste disparità si sono estese dalla fine dell’apartheid. Una questione che apre ampie riflessioni.

Aggiornato il 05 giugno 2024 alle ore 11:32