Il progetto della Società geografica italiana

“Geografia digitale, registrazione civile e biometria per la creazione di un sistema sostenibile di identità legale in Paesi dell’Africa sub-sahariana: il caso della Somalia”. Di questo si è parlato ultimamente alla Società geografica italiana: l’organismo - ente morale dal 1869, con sede, a Roma, nel cinquecentesco Palazzetto Mattei, recentemente restaurato, a Villa Celimontana – che promuove le conoscenze geografiche e l’esplorazione delle terre di recente scoperta, con le relative attività di ricerca scientifica e divulgazione.

Partendo dall’essenziale articolo 6 della Dichiarazione dei diritti umani dell’Onu del 1948, (“ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica”), i dirigenti della Società geografica hanno ricordato che oggi, incredibilmente, in Africa ben 160 milioni di bambini non sono riconosciuti. Non dispongono, in pratica, di un certificato di nascita. E da adulti rischiano di diventare – come più volte accaduto, ad esempio, in Brasile – dei “fantasmi sociali”, ufficialmente non esistenti, in tutti i rapporti pubblici.

Le attività dell’Unità di ricerca e sviluppo della Sgi “Sistemi informativi, popolazione, salute e ambiente”, direttamente coinvolti con la coordinatrice, la dottoressa Kadigia Ali Mohamud, e il consigliere scientifico, il professor Francesco Maimone, docente universitario, interessano l’area geografica della regione del Puntland (nord-est della Somalia), del Somaliland (ex Somalia britannica, territorio dal 1991 dichiaratosi Stato indipendente, ma ancora non riconosciuto a livello internazionale) e la capitale Mogadiscio. In queste zone l’Unità, grazie al partenariato con l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) tramite l’International organization for migration (Iom) ha potuto sviluppare, dal 2016, progetti tesi al miglioramento dei servizi sanitari e alla realizzazione di un’anagrafe digitale: un possibile schema di riferimento per altri Stati della Somalia stessa (che, oggi, è uno Stato federale) e altri Paesi africani, anzitutto dell’area subsahariana, mediante la collaborazione con le istituzioni e alcune autorità sanitarie.

La Somalia, uno degli Stati socialmente ed economicamente più fragili del mondo (Fragile States Index 2023: 111.9, su un possibile punteggio massimo di 120), negli ultimi trent’anni non ha mai realizzato censimenti, anagrafi della popolazione o programmi di registrazione civile (nascite, morti, matrimoni e divorzi), neanche a livello locale.

“Carenze, queste, che peraltro – ricorda Giovanna Graziano, presidente dell’associazione Comunità italo-somala Csi-Ponte tra i popoli – in questo Paese affondano le radici nella sua storia più remota, e in parte son state, durante la colonizzazione italiana e la successiva amministrazione fiduciaria di Roma (sino al 1960), alla base del gravissimo fenomeno di abbandono dei minori nati da italiani e donne somale, il più delle volte mai registrati”.

Nel 2015, su iniziativa della presidenza dello Stato del Puntland fu data priorità alla costruzione d’un sistema pilota di registrazione nella capitale, Garowe, da estendere successivamente a tutto lo Stato. Dopo la valutazione dell’Aics, la realizzazione del progetto dal 2017 è stata affidata appunto alla Società geografica italiana. La presentazione dei risultati sinora ottenuti nella realizzazione del progetto (“Puntland Population Register in Garowe”) ha esaminato i problemi pratici, legali, sociali connessi alla nascita di un sistema di identificazione dei cittadini somali e di “mappatura del territorio”, con il rilevamento anche delle situazioni economiche locali e degli edifici.

“Le legittime, comprensibili preoccupazioni che possono sorgere, specie guardando a tutto questo con la mentalità occidentale, sui rischi per la privacy delle persone – ha sottolineato la dottoressa Mohamud – hanno assai poco senso, in un Paese le cui difficili condizioni socio-economiche e i modi di vivere primitivi quasi non permettono ancora di porre in campo la pur fondamentale questione della privacy. Pensiamo, ad esempio, al caso di una bambina di 8 anni che non voglia andare sposa: in casi come questo, non inserire i dati sensibili delle persone nel nascente sistema anagrafico somalo (il che consente di rilasciare poi agli interessati gli indispensabili documenti personali) significa, in sostanza, lasciare queste persone in balìa dei vari notabili locali. Che, all’occorrenza, potranno essere anche disposti a certificare l’identità dei cittadini/e interessati, ma a chissà quali condizioni”.

Aggiornato il 03 giugno 2024 alle ore 11:51