Nel Mar Baltico, di questi tempi, le boe non le spostano i bagnini ma, dalla scorsa settimana, i militari. La decisione della Federazione Russa di trasferire in avanti i confini delle sue acque territoriali nel Mar Baltico, con la scusa che quelli attuali sarebbero datati, deve suonare come un rumoroso (ulteriore) campanello di allarme. Conferma la sensazione, più volte qui manifestata, della necessità di sconfiggere i moscoviti in Ucraina perché, se scoppiasse il tappo, costoro sarebbero fermamente convinti di portare – e storicamente dover mandare – le loro truppe in giro per l’Europa, a cominciare dagli Stati baltici.
Le rassicurazioni provenienti dal Cremlino, in cui si afferma che si tratta del mero aggiornamento di una segnaletica ormai superata, non tranquillizzano nessuno. Anche nel 2021 il Governo russo continuava a confortare circa la natura di ordinaria amministrazione delle manovre militari in Bielorussia. Poi, abbiamo visto quella lunga colonna di carri armati diretta a Kiev, fermata con coraggio dagli ucraini. I Governi degli Stati baltici hanno chiari i termini della questione: è cominciata una guerra ibrida nei loro confronti. Loro, però, ora sono membri dell’Unione europea e aderenti all’Organizzazione dell’Alleanza Atlantica. Per il momento, si finge di non considerare la guerra ibrida proprio guerreggiata, secondo i termini del Trattato Nato. Ma fino a quando la finzione reggerà? Forse fino a che, dopo le elezioni in Nordamerica, si vedrà il nuovo indirizzo della presidenza degli Stati Uniti? Però è chiaro quanto l’Europa, cioè l’Unione europea, non possa non avere una difesa propria.
La Federazione Russa si vede al centro di un impero euroatlantico. Non è una novità. Vladimir Vladimirovič Putin si considera in continuità con Ivan il Terribile, Pietro il Grande, Caterina e Iosif Stalin, tutti assieme al di là delle loro ideologie. La necessità di arginare questo disegno fu la matrice del disegno paneuropeo da sempre. Questo oggi richiede, innanzitutto, una difesa comune, tutto il resto viene dopo. Ricordiamolo l’8 e 9 giugno, quando saremo davanti una scheda, con la matita copiativa in mano.
Aggiornato il 29 maggio 2024 alle ore 10:12